“Le sorelle erano sedute sul marciapiede, la loro pelle tutt’uno con i loro vestiti” – .

Non avrebbero dovuto scappare. Non dovevano scappare dall’inferno che lui aveva preparato. Il figlio, il fratello. Colui di cui avrebbero dovuto fidarsi e, invece, li aveva già in pugno da tempo. Tutti sotto controllo. Ha persino lanciato oggetti dal balcone sulle loro auto. Urla e grida furono ciò che sentirono i vicini. Sempre. Sempre per soldi, a detta di chi li conosce bene. Poi la folle decisione di distruggere tutto.
Ha tagliato le gomme delle auto di sua sorella e di sua madre, non dovevano andare da nessuna parte anche se fossero sfuggite al suo piano malvagio. E non potevano sfuggire alla sua follia omicida. Mariem e Sameh, madre e figlia (nella foto), sono morte. Il padre e la sorella dell’assassino, Oumaima, versano in gravissime condizioni, lottando tra la vita e la morte. Ridusse tutti in cenere, torce umane, litigò con il padre che voleva difendere la sua famiglia. I capelli, quelle ciocche mosse dal vento per strada ormai sono al pari dei racconti di chi li ha conosciuti. Con gli sguardi terrorizzati di chi li ha soccorsi. «Le due sorelle erano sedute lì – racconta un’amica – sul marciapiede, le aiutavano a uscire dalle fiamme, la loro pelle era un tutt’uno con i loro vestiti, respiravano affannosamente, tutti respiravamo affannosamente. Le esplosioni in casa erano continue. Sua madre poteva dire che non ce l’avrebbe fatta. Sembra un incubo, ma noi c’eravamo. Era una famiglia meravigliosa, le figlie erano l’orgoglio dei loro genitori. Causava sempre problemi. La signora si è sfogata, ma ha sempre cercato soluzioni da sua madre”. Maggiori dettagli nell’edizione del quotidiano “La Sicilia” in edicola oggi.

 
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