Messina Denaro, beni archeologici sequestrati al trafficante d’arte vicino al boss. Chi è l’85enne di Castelvetrano – .

Decine di anfore di epoca tardo romana, un basamento marmoreo e altri reperti “tutelati di interesse storico, artistico e archeologico” sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia a Giovanni Franco Becchina, 85enne di Castelvetrano, ritenuto gli inquirenti sarebbero uno della cerchia ristretta di collaboratori di Matteo Messina Denaro. La Dia ha dato esecuzione al decreto di sequestro finalizzato alla confisca preventiva emesso dal Tribunale di Trapani nell’ambito dell’indagine sull’attività di Becchina come trafficante internazionale di opere d’arte. Questa volta gli agenti sequestrarono le anfore e il basamento di età ellenistico-romana, con riproduzioni di scene mitologiche scolpite su tutti i lati, tutte opere ritenute di grande pregio. Ma non è la prima volta che l’anziano di Castelvetrano viene aggredito o viene coinvolto in indagini giudiziarie, riuscendo a uscire illeso. Gli inquirenti ritengono che Becchina sia legato da una relazione di lunga data con l’ex boss mafioso Messina Denaro, e che lo abbia sostenuto finanziandolo durante la sua lunga assenza. L’ex gallerista era stato identificato da alcuni pentiti e poi indagato per aver preso parte ad un piano di furto della statua bronzea del Satiro Danzante, per ordine dello stesso Messina Denaro, con l’obiettivo di metterla sul mercato nero. L’attacco fallì in due occasioni e fu poi accantonato.

Le indagini

E sempre nel 2017 alla Becchina furono sequestrati opere archeologiche e reperti per diversi milioni di euro. La Procura si è mossa dopo le dichiarazioni di Giuseppe Grigoli, l’ex re dei supermercati vicino a Matteo Messina Denaro nella vicenda della Gdo. «Perché Gianfranco Becchina queste cose le doveva dare e quindi dovevano finire a Panicola e poi arrivare a chiddu, a Matteo Messina Denaro”. Ma l’85enne non ha condanne e i sospetti non sono mai sfociati in condanne. «Sebbene ad oggi non abbia riportato condanne definitive per il reato di associazione mafiosa, le sue associazioni, i suoi “traffici” e i rapporti diretti con ambienti della criminalità organizzata di tipo mafioso castelvetranese rendono attuale e rilevante il suo grado di pericolosità “qualificata” », ammettevano gli inquirenti nel decreto di sequestro di 7 anni fa. Contro Becchina, scrive oggi la Dia, «emergono numerosi indizi sulla sua pericolosità, caratterizzata dall’essere una persona che trae il proprio sostentamento dalla sua attività di trafficante internazionale di reperti archeologici». Anche sulla base delle indagini patrimoniali effettuate dalla Direzione investigativa antimafia di Trapani che hanno dimostrato la sproporzione tra le fonti di reddito e l’occupazione del nucleo familiare dell’indagato. Le opere d’arte sequestrate saranno ora affidate alla Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali, e in futuro saranno nuovamente a disposizione della collettività.

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