Salario minimo comunale, «Sorprende il “no” del Csil di Brescia» – .

Salario minimo comunale, «Sorprende il “no” del Csil di Brescia» – .
Salario minimo comunale, «Sorprende il “no” del Csil di Brescia» – .

Bresciano. «Abbiamo letto con non poco stupore la presa di posizione di Alberto Pluda, segretario generale della Cisl di Brescia, contro l’istituto del salario minimo comunale. Una misura proposta a Brescia dal Movimento 5 Stelle che abbiamo subito sostenuto. Una proposta che la Sinistra italiana sta portando avanti in tutte le amministrazioni in cui siede e che è già diventata realtà in molte città come Firenze, Livorno, Napoli”.
Lo precisano, in una nota, Mattia DatteriSegretario Cittadino della Sinistra Italiana Brescia, e Luca Trentini, Segretario provinciale Sinistra Italiana Brescia.

«Sorprende – continuano Datteri e Trentini – che un sindacato si opponga alla costituzione di uno strumento di tutela della dignità del lavoro e delle retribuzioni. Già presente in 21 dei 27 Stati dell’Unione Europea, il salario minimo si è rivelato fondamentale per la difesa e il rilancio dei salari. Questa realtà non ha affatto precluso la contrattazione, ma anzi l’ha rafforzata consentendo ai sindacati di partire da una base solida contrattando verso l’alto”.
«Nell’impossibilità di varare una legge nazionale in materia, respinta in Parlamento dalla maggioranza di destra, Le opposizioni, tutte unite su questo tema, farebbero bene a proporlo nelle amministrazioni in cui siedono. Perché la dignità del lavoro e la tutela del salario sono temi fondamentali, soprattutto nel nostro Paese”.

«Ci ​​dicono che sarebbe una battaglia irrealistica perché la realtà se ne frega dei principi e anzi li supera, visto che al Nord i salari sono già sopra la soglia minima proposta. Siamo invece convinti che i principi plasmino la realtà e possano cambiarla. Perché le statistiche non sono la realtà. Basterebbe guardarsi intorno – continuano Datteri e Trentini – per scoprire una realtà più drammatica della narrazione che se ne fa. Contratti atipici, part-time, subappalti, appalti al ribasso hanno fatto sì che l’Italia sia l’unico Paese OCSE in cui i salari medi sono diminuiti. In Italia 3 milioni di persone, il 12% dei lavoratori, guadagnano meno di 950 euro al mese: sono lavoratori poveri. Perché un mercato senza regole e senza politica genera povertà”.

«Siamo consapevoli del ruolo dei sindacati nella trasformazione del mondo del lavoro, purché sappiano innovarsi e abbandonare interessi posizionali o chiusure identitarie. Cgil e Uil, inizialmente titubanti sul salario minimo, ne hanno compreso l’utilità e la portata. Non così la Cisl. Infatti, non basta sventolare il numero dei propri iscritti per farsi riconoscere come soggetto di cambiamento. Noi – concludono i due esponenti politici di Sinistra Italiana a Brescia – lavoreremo insieme alle altre forze di maggioranza affinché questo strumento venga approvato anche in città, non tanto come segnale ideologico, ma come vero e proprio strumento di riscatto, soprattutto per chi fa più fatica”.

 
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