G7, sui muri di Fasano la foto della Meloni capovolta con la scritta “Io sono fascista” – .

G7, sui muri di Fasano la foto della Meloni capovolta con la scritta “Io sono fascista” – .
G7, sui muri di Fasano la foto della Meloni capovolta con la scritta “Io sono fascista” – .

Bari, 15 giugno. (Adnkronos)-In passato ti definivi un maratoneta, ma in realtà la corsa a ostacoli è la disciplina a cui Giorgia Meloni sembra più abituata. Superata la barriera del G7 – “un successo e lo dico senza tema di smentita”, si vanta nella conferenza stampa che chiude il vertice di Borgo Egnazia – il presidente del Consiglio punta già al prossimo ostacolo da saltare: il negoziato sulle nuove strutture dei vertici europei, in cui ‘vede’ l’Italia protagonista. La stessa Meloni spiega che la Roma non è disposta ad accontentarsi, interrogata dai giornalisti – infastiditi dal numero limitato di domande in conferenza stampa – sulla possibilità che lei sostenga Ursula Von Der Leyen in Europa. La freddezza tra i due in cima a Borgo Egnazia non è passata inosservata, gli abbracci e il calore di un tempo ormai ricordi del passato.

Domani Meloni volerà in Svizzera, a Burgenstock, per prendere parte ai lavori della Conferenza sulla ricostruzione in Ucraina, poi lunedì lo attende la cena informale tra i leader del Consiglio europeo per trovare una soluzione per gli accordi futuri. Innanzitutto il nome del prossimo presidente della Commissione Europea, da cui arriveranno a cascata tutte le altre nomine. La von Der Leyen, che prima del voto di inizio giugno vedeva le sue possibilità in caduta libera, sembra essere di nuovo sulla buona strada. Cosa farà la Meloni, gli darà una stampella o gli ostacolerà la corsa? La scelta del candidato “spetta al Ppe: quando arriverà la proposta faremo ovviamente le nostre valutazioni”, risponde il primo ministro riguardo allo spitzenkandidat dei popolari.

“Le prime due questioni che mi interessano, come governo italiano, sono – chiarisce – 1: che all’Italia venga riconosciuto il ruolo che merita; 2: che l’Europa comprenda il messaggio che arriva dai cittadini Ue”. E che hanno generato un terremoto negli equilibri europei, con il belga Alexander De Croo costretto a fare un passo indietro in lacrime, Emmanuel Macron a ‘indire’ le elezioni, Olaf Scholz sempre più in difficoltà a Berlino.

E sono proprio il presidente francese e la cancelliera tedesca a spingere per chiudere lunedì i ‘posti di lavoro più alti’, temendo che dalle urne francesi esca un risultato che renda la partita ancora più difficile e il vento dei sovranisti più forte . Anzi, e non è un caso che l’Italia sia disposta a temporeggiare: «per noi non è pregiudizievole» aspettare le elezioni francesi di inizio luglio, risponde Meloni a una domanda, confermando la linea già anticipata da Antonio Tajani.

Ciò che conta, per lei, è cambiare passo, perché “se vogliamo trarre insegnamento dal voto alle elezioni europee ‘che è andato tutto bene’ sarebbe una lettura un po’ distorta”. Parole, le sue, che potrebbero valere anche per la riconferma di Von Der Leyen. Ma che, soprattutto, sottolineano che il primo ministro non è disposto a farsi dettare la linea da un’Europa a guida franco-tedesca, perché Macron e Scholz, per forza di cose, si siederanno al tavolo di Bruxelles con le armi spianate.

Andare a dama sarà molto difficile. La Puglia e il clima di apparente serenità tra i dirigenti di Borgo Egnazia sembrano già archiviati. Olaf Scholz, che solo ieri ha festeggiato tra gli ulivi il suo 66esimo compleanno mentre i Big 7 cantavano ‘tanti auguri’, oggi saluta il premier: “non è un mistero” che la Meloni “sia all’estrema destra dello schieramento politico “. Ci sono “differenze abbastanza evidenti che significano anche che lavoriamo in famiglie partitiche molto diverse. Quando si parla di Europa, ad esempio, credo sia molto importante che il futuro presidente della Commissione possa contare sui partiti democratici tradizionali del Parlamento europeo: il PPE, i socialdemocratici e i liberali. Dopo i risultati delle elezioni europee penso che possa funzionare”.

Ma, numeri alla mano, la maggioranza indicata da Scholz vale 406 voti e garantirebbe un equilibrio molto precario vista l’incidenza storicamente elevata dei cecchini a Strasburgo, stimata tra il 10 e il 15%. Ursula, o chiunque essa sia, avrà bisogno di un ‘aiuto’, che potrebbe arrivare dai Verdi, l’opzione più probabile, ma anche dalle file dell’ECR guidato dalla Meloni. Che, in cambio, avrebbe il diritto di alzare la posta, puntando a un commissario ‘pesante’ per l’Italia, magari con un portafoglio economico viste le difficoltà di bilancio di Roma.

Il presidente del Consiglio, però, potrebbe puntare ancora più in alto – “riconoscere il ruolo dell’Italia”, fanno eco le sue parole – cercando di ottenere uno dei 5 posti di vertice sul tavolo di Bruxelles, quello di Alto rappresentante per la politica estera europea. Tutti gli indizi portano al nome di Elisabetta Belloni, tra le protagoniste indiscusse del G7 in Puglia. A Borgo Egnazia scherza con chi già la ‘vede’ sul ponte di comando europeo: “Il mio nome? Lo mettono solo quando c’è uno spazio da riempire…”.

Per ora c’è sicuramente la soddisfazione del presidente del Consiglio per il G7 ‘diretto’ da Belloni. “L’Italia – ha affermato Meloni in conferenza stampa – ha dimostrato ancora una volta di saper organizzare eventi di questa straordinaria importanza. Spesso ci dimentichiamo di cosa siamo capaci, ma oggi è giusto sottolinearlo perché è sotto gli occhi di tutti”.

Il primo ministro, incalzato dai cronisti, torna anche sui due ‘incidenti’ che hanno gettato ombre sul ‘suo’ G7: la polemica sull’aborto, con il presunto viaggio di Macron, e quella sui diritti LGBT. Dopo aver ribadito di non voler modificare la legge 194, bolla come “artificiosa la questione dell’assenza della parola aborto” nelle conclusioni finali del vertice, infatti non esisteva nel vertice, nelle nostre discussioni, proprio perché non c’era nulla di cui discutere”. Quanto ai diritti della comunità ‘arcobaleno’, nel vertice dei grandi come a Roma “non è stato fatto alcun passo indietro”, assicura: “in due anni l’Italia non ha” arretrato “sui diritti LGBT”, al netto “della storia distorta che è stata fatta.

Per il resto, Meloni conferma il suo impegno al fianco dell’Ucraina, ribadito con forza dal G7: prova ne è l’accordo “storico” sul prestito garantito dai profitti degli asset russi. La proposta di pace di Vladimir Putin “mi sembra più un’iniziativa di propaganda che una vera e propria proposta di negoziato”: “se vuole la pace, Putin deve ritirare le sue truppe dall’Ucraina”. Il primo ministro celebra con enfasi l’interesse del vertice per l’Africa, l’impegno per i migranti, la presenza del pontefice al vertice, presenza che ha reso il G7 un evento “storico”, destinato a essere ricordato.

La bagarre alla Camera sull’autonomia, che porta la Meloni a rimproverare i membri della maggioranza che sono caduti “nelle provocazioni” di chi “dovrebbe avere più rispetto per le istituzioni”, non è riuscita “a rovinare l’ottimo esito di questo vertice ”. Per cui il presidente del Consiglio ringrazia Belloni, i leader del G7, la squadra che ha lavorato al suo fianco ma prima ancora i pugliesi, che “sono stati ben oltre l’altezza del compito. È stata la migliore risposta che si potesse dare ai soliti pregiudizi che leggiamo in alcune parti della stampa internazionale”.

“Qualcuno può essere arrivato con un’idea, sono sicuro che tutti se ne sono andati con un’altra idea. La forza di questa regione – sottolinea Meloni, chiudendo la conferenza stampa con un ringraziamento speciale rivolto alla Puglia – sta nelle sue capacità e nel suo legame con le tradizioni. Ieri sera, terminato il summit, avevo voglia di una serata pugliese tutta tradizionale”.

“C’erano i panzerotti – racconta sorridendo -, c’erano gli artigiani, c’erano le signore che facevano le orecchiette a mano, c’era la taranta, c’erano le luminarie. C’era la Puglia. C Era la Puglia come la conosciamo. Sono davvero orgoglioso di aver visto i leader del G7 rimanere stupiti dai sapori, dai gusti e dall’identità del territorio. Vedere i grandi del mondo parlare di sfide globali in un villaggio mi sembra una giusta sintesi, perché dobbiamo dimenticare che è la nostra identità ad aver fatto la civiltà che siamo. Penso che il messaggio sia arrivato forte e chiaro e sono sicuro che diversi leader torneranno a trascorrere le vacanze da queste parti”. In Puglia, terra di sole e di vento, di ulivi e di pietra bianca, ‘terra dove finisce la terra’, come dice una vecchia melodia di Vinicio Capossela che risuona nelle carrozze dei giornalisti in partenza da Borgo Egnazia. (di Ileana Sciarra)

 
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