Il generoso non ce l’ha fatta Ivano Martinetti per ritornare a Palazzo Lascaris.
Il suo partito, il Movimento 5 Stelle, perde con lui il suo ultimo rappresentante perché da questo momento, nell’intero cuneese, non c’è più un esponente cinque stelle in nessuna istituzione, dal Parlamento ai Comuni, passando per Regione e Provincia.
Alle europee il M5S ha ottenuto 14.285 voti (5,26%) in provincia di Cuneo e 8.212 (3,42%) alle regionali; i voti invece per la candidata presidenziale Sarah Disabato sono stati 4.000 in più, 12.474 (4,53%).
Ad Alba il partito di Martinetti ottiene il 3,37% e lui, stretto tra una miriade di forti candidati locali, racimola appena 111 preferenze personali nella sua città.
In totale ne ha messi insieme 493, cinquanta in meno di quelli ricevuti nel 2019 e che gli avevano permesso di essere eletto in Regione.
Non c’è forse parabola più eloquente di quella dei Cinque Stelle per documentare la volatilità del voto degli ultimi anni.
Dal 2013 a oggi il M5S ha disperso decine di migliaia di voti nel cuneese.
Dal picco massimo ottenuto alle elezioni del 2013 con il 26,3%, i consensi sono sempre diminuiti fino a scendere sotto la soglia del dieci per cento (9,6%) alle europee di cinque anni fa.
Alle consultazioni politiche nazionali del marzo 2018 la percentuale oscillava tra il 22,4% (Camera di commercio di Cuneo) e il 23,1% (Collegio di Alba).
Alle ultime elezioni politiche del settembre 2022 la percentuale era crollata al 6,46%.
E pensare che per due governi una deputata grillina cuneese, Fabiana Dadone, è stata ministro della Repubblica, prima alle Politiche giovanili e poi alla Pubblica amministrazione.
Un partito, quello dei 5 Stelle, che in due decenni non è riuscito a strutturarsi nella Granda.
