«Le mie vite diverse a Faenza» – .

«Le mie vite diverse a Faenza» – .
«Le mie vite diverse a Faenza» – .

Se fosse un oggetto sarebbe un coltellino svizzero. In informatica, invece, verrebbe definito “multitasking”, ovvero la capacità di un software di eseguire più programmi contemporaneamente. Rachele Porcu non è un oggetto e nemmeno un computer, ma nell’universo faentino e nel mondo del basket femminile rappresenta probabilmente un caso unico e senza eguali. Da quando è arrivata nella città della ceramica, quattro anni fa, ha ricoperto diversi ruoli ma non (solo) sul parquet: prima giocatrice di A2, poi di A1, poi responsabile comunicazione e marketing e infine direttore sportivo (che è sceso in campo per primo in assoluto) caso C e poi al caso B). Ma dalla prossima stagione Rachele tornerà a fare ciò che ama di più: giocare a basket in prima squadra, quindi in Serie A1, agli ordini di coach Seletti. Nel roster dell’E-Work, che dovrà necessariamente puntare alla salvezza in un campionato che si preannuncia ancora più difficile di quello scorso, ci sarà anche la ternana classe 1997. La quale si dividerà tra il campo e la scrivania.
Porcu, negli ultimi anni a Faenza ha infranto ogni record, cambiando spesso ruolo e di conseguenza mansione. Come riesce a trovare sempre un equilibrio?
«Non è facile cambiare spesso stile di vita, soprattutto a livello mentale, ma devo dire che sono contento di quello che ho fatto e di quello che rifarò. L’anno prossimo sarò un giocatore di A1 a tutti gli effetti, ma manterrò il ruolo di responsabile comunicazione e marketing, che è il lavoro che vorrei fare da grande. Già quest’anno, avendo curato questo settore ed essendo stato anche direttore sportivo, giocavo in Serie B e quindi il campo non mi mancava. La Serie A1 è un’altra cosa, quindi sono pronto a rimettermi in gioco, abbandonando la poltrona di direttore sportivo, perché non credo sia giusto e soprattutto non credo siano due ruoli compatibili. Altrimenti si potrebbe pensare che, come direttore sportivo, mi sono comprato…”.
Sono stati quattro anni molto ricchi per lei. Cosa le ha lasciato?
«Sono arrivato a Faenza 4 anni fa da giocatore di A2 del Campobasso. Ero lì quando hanno fermato il campionato a causa del Covid. Mario Fermi mi ha chiamato per allestire la squadra e ancora oggi devo ringraziarlo per la fiducia. Al primo tentativo abbiamo vinto il campionato di A2, con una squadra ben costruita e davvero forte. L’anno successivo in A1 scesi nuovamente in campo, ma a fine stagione, grazie a Mario e alla società, ebbi il primo contatto con E-Work, il nostro sponsor, che mi fece un’offerta di lavoro: entrare nel il loro reparto marketing. Ho fatto un passo indietro da giocatore, perché la A1 era esigente, sono sceso a giocare in C, perché non volevo fermarmi e la squadra era competitiva, e ho iniziato a lavorare. L’anno scorso Mario mi ha chiesto di assumere maggiori responsabilità in società come direttore sportivo e ho accettato nuovamente con grande soddisfazione: è stato impegnativo ma anche meraviglioso. Il percorso è stato difficile, come quello della squadra in campo, ma alla fine abbiamo raggiunto l’obiettivo salvezza. Mi sono allenato spesso con loro e ho giocato in Serie B, ma ora mi è tornata l’acquolina in bocca e sono pronto a ricominciare”.
Quando hai capito che volevi tornare a giocare in A1?
«Durante i playout a Bubani. È stato bello vederli da fuori, con il palazzetto pieno e caldo, ma ho sofferto molto e ho capito che mi mancava troppo quel basket e quell’adrenalina. Quindi ho dato la mia disponibilità a ritornare. Ho detto a mister Seletti: se vuoi sono pronto a riprovarci e mi metto a disposizione. Ha detto di sì.”
A Faenza è arrivata giovanissima, mentre oggi, nonostante abbia solo 27 anni, sarà una delle giocatrici più esperte.
«Ho smesso quando ero praticamente under, quest’anno potrei fare la nonna (sorride, ndr). Io e Franceschelli saremo i due giocatori più esperti, i due punti di riferimento per i tanti giovani che saranno con noi nel roster”.
Se ripensi a questi anni, pensi di avere dei rimpianti o di aver fatto delle scelte sbagliate?
«No, ma mi chiedo: quando ritroverò la mia stabilità mentale? Forse ho sbagliato a mollare a 25 anni. È vero che sono uscito di casa a 15, forse sono arrivato un po’ sazio e ho scelto di cambiare vita. L’ho fatto per due anni, ma mi mancava troppo il basket. Ho un po’ paura, perché non so come sarà questo ritorno. Tutti conoscono la situazione, sono curioso, anche perché conosco la A1, avevo giocato a Battipaglia e Faenza. È un campionato completamente diverso, il livello si è alzato tantissimo e la nostra squadra è un punto interrogativo. Sicuramente vivrò un’estate molto intensa e particolare. Diciamo un’estate in palestra, anche perché ho un centro estivo con minibasket. Quindi prima sarò impegnato con i bambini, poi dovrò allenarmi per tornare nella migliore condizione fisica”.
Qual è il tuo rapporto con Seletti? Un anno fa eri il direttore sportivo, ora sarai un giocatore a disposizione dell’allenatore.
«Lo conosco da quando avevo 15 anni, ma non ho mai avuto l’onore di essere allenato da lui. Sono molto curioso. L’anno scorso abbiamo avuto un rapporto come allenatore e direttore sportivo, basato su una grande sincerità, perché ci dicevamo sempre le cose in faccia. Spero di mantenere quel rapporto, anche se tutto è diverso. Paolo sa chi sono e cosa posso dare in campo”.

 
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