“Una città metropolitana che abbraccia la provincia” – .

“Una città metropolitana che abbraccia la provincia” – .
“Una città metropolitana che abbraccia la provincia” – .

Rosalba Borello Vallarino Gancia ha due grandi passioni, il settore immobiliare del Monferrato, Langhe e Roero e il vino. Case e ciabot, castelli e residenze prestigiose sono da 25 anni al centro della sua attività imprenditoriale. Ha scoperto e navigato nel mondo del vino insieme a “suo figlio” Vittorio, il capitano delle bollicine italiane scomparso nel 2022, all’età di 90 anni. Il loro è stato un amore “sconfinato” durato 27 anni; tanti progetti coltivati ​​fino all’ultimo momento, come le vigne piantate intorno alla tenuta Viatosto, casa e azienda agricola. Da 5 ettari di Nebbiolo e 1 ettaro di Merlot è iniziata la produzione di vini e spumanti, che cresce lentamente, perché le cose fatte bene richiedono tempo. Come le bollicine biologiche della cuvée Vittorio, lo spumante della Torre, l’ultimo brindisi di Vittorio e Rosalba.

Dal balcone di Viatosto la città è un profilo di torri, chiese e palazzi. Cosa ne pensi di Asti?

«Semplicemente bello, elegante. Ho nella memoria scorci da cartolina come il tratto di Corso Alfieri che va dalla Torre Rossa al liceo classico. Quando i lavori di Palazzo Ottolenghi saranno terminati quella zona sarà ancora più bella. Ma non solo. Ci sono quartieri storicamente popolari ma amati come comunità proprio per questo, come Torretta”.

Cosa non funziona o andrebbe migliorato?

«L’Asti che vorrei è quello che conosco, ma con qualcosa in più: un maggior senso di squadra, una maggiore benevolenza da parte dell’uno verso l’altro. L’atteggiamento che spero non ha nulla a che vedere con la condiscendenza o il buonismo. Penso all’imprenditorialità: chi rischia va incoraggiato perché gli investimenti contribuiscono alla ricchezza e alla stabilità del territorio”.

Zone d’ombra in città?

«Abbiamo tanti contenitori storici in cerca di autore, di nuova vocazione. Penso all’ex ospedale: non ho le competenze per dire cosa potrebbe o dovrebbe diventare ma sicuramente il suo recupero darebbe nuova vita a gran parte della città. È così anche per gli ex siti industriali dismessi della provincia, dall’ex mulino di Gallareto all’ex fabbrica di caramello di Montechiaro. Ebbene, se dovessi fare una proposta, vedrei chiaramente Asti come una “città metropolitana” che parte dal capoluogo per abbracciare l’intera provincia. Un unico soggetto che si muove in modo coordinato, con obiettivi condivisi: il capoluogo, strettamente unito al Nord e al Sud della Provincia. Come diceva Menenio Agrippa, il corpo sopravvive se tutte le membra collaborano alla salute generale”.

Sei in contatto quotidiano con italiani e stranieri interessati all’acquisto di una casa nel Monferrato. Cosa dicono di Asti?

«Amano la città e la sua campagna. Problemi come il traffico in entrata e in uscita, che noi astigiani viviamo duramente, non sono così rilevanti per chi arriva dalle grandi città. Nella loro visione, i lati positivi superano di gran lunga gli inconvenienti”.

Ti piace più la campagna che la città?

«Abbiamo venduto piccole e grandi case nei borghi e in aperta campagna a chi cerca il silenzio e la tranquillità, ma ci sono ancora tante giovani coppie che hanno progetti di vita anche in città. Smart working, mestieri artigianali e libere professioni sono visti come una grande opportunità per conciliare vita e lavoro in contesti meno stressanti e più adatti alla crescita dei figli. Penso alle coppie trentenni che guardano al loro futuro, stabilmente insieme, è un buon segno!

Ci sono anche tante vetrine vuote: cosa ne pensate?

«Sono abituato a vedere il bicchiere mezzo pieno. Mi dicono che credo alle fate, ma non sono una romantica, semplicemente sono abituata a cogliere i segnali positivi, e li vedo in giro”.

Puoi fare un esempio?

«Ci ​​sono investimenti in corso nell’area commerciale. Posso anticiparvi che c’è un progetto di ristorazione in Piazza Italia, una bella iniziativa curata da giovani imprenditori del settore”.

Cosa si potrebbe fare per i giovani?

«Asti merita di essere una sede a pieno titolo della facoltà universitaria di Agraria, ampliando e consolidando i corsi già esistenti. L’istituto agrario Penna è un’ottima risorsa, sarebbe utile creare un collegamento diretto con le altre specializzazioni post diploma, qui da noi, fino alla laurea. E poi “formazione formazione formazione” per giovani italiani e stranieri”.

Asti promosso per?

«La passione crescente per il mondo del vino e la sua cultura. Per le iniziative da Passepartout alle mostre di rilevanza internazionale di Palazzo Mazzetti. Andrebbe fatto un ulteriore sforzo per destagionalizzare l’offerta turistica”.

 
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