Hanno devastato gli uffici e parte dei laboratori della più grande falegnameria del centro storico di Venezia, a Sant’Elena, specializzata nella realizzazione di…
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L’AZIENDA
L’azienda Giorgio Girelli è situata all’estremità orientale di Venezia, a poca distanza dai padiglioni della Biennale e dallo stadio Penzo. Una realtà economica nata nel 1966, anno in cui la città visse il dramma dell’Aqua Granda, ma che ha voluto comunque scommettere su un futuro in laguna. “Siamo scioccati di aver visto una tale devastazione”, ha commentato Mauro Girelli, che ha sette collaboratori. «Hanno letteralmente distrutto un’azienda. Per fortuna non sono entrati nel reparto produttivo, dove si trovano i macchinari più sofisticati e costosi”. I rischi erano enormi. “Se invece che negli uffici avessero appiccato l’incendio nel reparto verniciatura, dove sono stoccati 600 litri di vernici e solventi, sarebbe saltato tutto”. Un raid che ha riempito di lacrime gli occhi di tutti i dipendenti. «La cosa che mi ha ferito di più – dice Girelli – è stato vedere mio padre, 86 anni, restare in silenzio con gli occhi lucidi mentre guardava 60 anni di sacrifici e rinunce finire in frantumi». Uno dei tre ragazzi si è poi presentato in azienda insieme alla madre, coprendosi il capo di cenere davanti a Mauro Girelli e ai suoi collaboratori, che continuano a lavorare per rimettere le cose a posto e riavviare la produzione. Nessuna spiegazione per il gesto.
SCUSE
«Verso le 17 è venuta una signora – racconta Girelli – che era molto turbata e si è scusata per quanto accaduto, facendo chiedere scusa anche al figlio. Ha avuto il coraggio di mostrare il suo volto, a differenza di altri e credo fermamente che quello sia stato un momento altamente formativo per il ragazzo: vedere la sofferenza di sua madre, le sue lacrime mentre mi diceva che in caso di bisogno la famiglia sarebbe venuta da noi. incontro con le spese. Io ho risposto dicendo che mi piacerebbe vedervi tra 20 anni, quando sarete adulti, in un bar per scoprire che persone sarete diventati e magari per scoprire quali ragioni vi hanno portato a fare quello che avete fatto qui”, commenta Girelli. E aggiunge: «Spero nei prossimi giorni in un atto di coraggio anche da parte degli altri – prosegue Girelli – non perché voglio le loro scuse, ma per permettere a quei ragazzi di capire quello che hanno fatto».
Michele Fullin
© TUTTI I DIRITTI RISERVATI
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Il Messaggero