“Con Vito Leccese per governare insieme. Il Bari guarda a sinistra, abbiamo le idee giuste” – .

Avvocato Michele Laforgia, se potesse tornare indietro lo rifarebbe?
“Certo. Sono orgoglioso del nostro risultato. Non sono alle urne, è vero, ma in pochi mesi abbiamo costruito, anche grazie ad una campagna elettorale straordinaria, apprezzata da tutti, un grande movimento di sinistra che prima non c’era. E che oggi, contando solo i voti delle nostre liste civiche – Laforgia Sindaco, Bari Bene Comune e Generazione Urbana – è la terza forza politica barese, dopo il Pd del plebiscito per Antonio Decaro e con Fratelli d’Italia al governo della Paese. Ti sembra poco?”

No, ma il suo progetto non è stato pienamente realizzato. Chi si è messo in mezzo?
“Tutti. Il centrosinistra ha scelto un altro candidato e lo ha sostenuto con grande forza, la destra ha fatto e sta facendo la sua campagna elettorale con tutte le risorse di cui dispone. Anche per questo i nostri 33mila voti valgono doppio e peseranno nel ballottaggio e nel futuro della città”.

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Sinistra italiana e Verdi non hanno consiglieri, nonostante il trend positivo. Ma buona parte del 21,75 per cento che lo ha sostenuto è riconducibile a quella zona.
«Quell’area della sinistra è parte integrante e sostanziale del nostro progetto di cambiamento. Oggi a differenza di ieri abbiamo anche una rappresentanza importante sul territorio e in consiglio comunale, domani governeremo Bari. È davvero un nuovo inizio. Che non può non avere una prospettiva anche su scala provinciale e regionale, mi auguro con la partecipazione unitaria di tutte le componenti che hanno aderito e contribuito alla nostra coalizione”.

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Non ha chiesto alcuna contropartita per sostenere Vito Leccese. E se poi lui e il Partito Democratico si disimpegnassero?
«La scelta era già stata fatta e resa pubblica all’indomani delle dimissioni di Nicola Colaianni, quando abbiamo constatato che non c’erano più né tempo né mediazioni possibili per una soluzione unitaria. Ma se siamo entrambi dalla stessa parte, come abbiamo detto e ripetuto in campagna elettorale, perché loro dovrebbero disimpegnarsi? È nell’interesse comune unire forze, competenze e idee per il Bari”.

Angelo Bonelli dei Verdi teme una svolta autoritaria legata allo scambio premiership/autonomia differenziata. Proprio per questo, dice, dobbiamo vincere a Bari.
«Certo che dobbiamo vincere. Il rischio di una deriva autoritaria e antimeridionale è molto reale. Ciò che Bonelli non ha ancora capito è che la competizione al primo turno ha allargato, e non indebolito, il fronte progressista. Se la destra unita è rimasta sotto il 30 per cento, come nel 2019, è anche merito del nostro risultato, che ha mobilitato tante persone lontane dalla politica attiva e ha intercettato una voglia di rinnovamento che altrimenti sarebbe andata perduta. A Lecce, dove si sono svolte le primarie, il sindaco Carlo Salvemini ha rischiato di perdere al primo turno. Aver fatto le dovute differenze, vorrà dire qualcosa”.

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Avete sentito Leonardo Donno, il deputato 5 Stelle aggredito?
“Certo. E siamo in contatto quotidianamente, anche per decidere come rispondere a un atto politico e criminale gravissimo. Non c’è stata una rissa in Parlamento, ma un pestaggio contro di lui solo perché ha osato provare a consegnare il tricolore al ministro Roberto Calderoli.

Si aspettava un risultato migliore dal Movimento 5 Stelle?
«Il Movimento non ha avuto un buon risultato e ha sofferto ancora una volta la sua storica debolezza nelle elezioni amministrative. A Bari, però, è andata molto meglio che nel 2019, quando ottenne l’8,6% con un proprio candidato sindaco, mentre alle europee arrivò al 26,6%. Oggi la proporzione è tra poco meno del 6% alle comunali e il 10% alle europee: la scelta della coalizione per le comunali evidentemente non l’ha indebolita in città, ma l’ha rafforzata”.

Gli acquirenti di voti sono rimasti a casa, come speravate sia lei che il leccese, oppure si sono mimetizzati?
«Alcuni esponenti della maggioranza uscente si sono rifugiati a destra, ma non credo che sia successa la stessa cosa nel centrosinistra. Ma resta il problema dell’inquinamento del voto: anche in queste elezioni sono stati denunciati – e da parte nostra prontamente denunciati – tentativi di compravendita di consensi. Lo dico da mesi e lo ripeto: il rischio esiste ed è trasversale, non dobbiamo cedere nemmeno di un millimetro”.

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Fabio Romito si presenta come l’antisistema e chiede anche i vostri voti in nome della discontinuità. C’è un sistema che deve essere cambiato?
«Romito sa bene che non avrà un solo voto da noi e si ostina ad affermare che Bari è allo sfascio, ma tutti i sondaggi e il voto dell’8 e 9 giugno hanno dimostrato che la stragrande maggioranza dei baresi è soddisfatta dell’amministrazione guidato da Decaro e, soprattutto, è saldamente orientato a sinistra. Ci sono cose da migliorare e cambiare, certo, ma questo sarà compito del prossimo governo. E quindi anche il nostro”.

Il risultato del Pd, grazie soprattutto a Decaro, rischia di svanire se il sindaco lascia la città?
«Anche questo è il nostro lavoro. Decaro ha lasciato un’eredità pesante, sta a noi raccoglierla e, se possibile, consolidarla”.

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Cosa vi siete detti quando tu e il leccese vi siete incontrati? Come sono i suoi rapporti con lui adesso?
«A parte le inevitabili scaramucce di campagna elettorale, sono sempre state ottime. Governeremo insieme, lui sarà il sindaco e noi daremo il nostro contributo con le nostre idee e con le personalità che fanno parte della nostra coalizione”.

Bari rischia ancora il commissariamento?
“La commissione ispettiva non ha ancora terminato i suoi lavori, dobbiamo tenerne conto e mettere in atto tutte le azioni possibili per evitare un risultato che Bari e i baresi non meritano”.

 
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