VARESE DALLA VETRINA/20. “Calico”, quell’angolo di via Carrobbio che sembra un mondo incantato – Varesenoi.it – .

VARESE DALLA VETRINA/20. “Calico”, quell’angolo di via Carrobbio che sembra un mondo incantato – Varesenoi.it – .
VARESE DALLA VETRINA/20. “Calico”, quell’angolo di via Carrobbio che sembra un mondo incantato – Varesenoi.it – .

C’è un negozio a Varese dove Alice si sentirebbe meravigliosa, lasciando per un attimo il suo mondo incantato per dare uno sguardo alle ultime creazioni parigine, alle suggestioni che arrivano dall’India, agli abiti colorati pronto da indossareai gioielli in ceramica rakuagli orecchini di cartapesta simili a grandi pietre preziose.

Si chiama “Calicò” e dal luglio 1998 espone la sua splendida e creativa vetrina, in via Carrobbio 15tra una persiana abbassata e l’altra, ma il filo di cotone che caratterizza il tessuto da cui prende il nome è resistente e antico, proviene dalla città indiana di Calicut e stregò Cristina Insalaco, architetto bocciata (con tutti gli esami finiti) ma donna di infinita fantasia e simpatia.

«Il calicò è un cotone grezzo leggero e crespo, veniva utilizzato per le sottovesti e nell’Ottocento per la biancheria intima femminile. Adoro l’India, da dove viene, e i tessuti, per questo ho dato questo nome al negozio. Avevo finito gli esami e per mantenermi agli studi lavoravo in un negozio di bigiotteria in piazza Lima a Milano. Avrei dovuto aiutare la proprietaria nel periodo natalizio, ma poi mi ha lasciato le chiavi ed è andata via per due mesi, quindi Mi sono appassionato al lavoro e, tornato a Varese, ho pensato di aprire una mia attivitàdopo aver letto dell’“Occasione” della disponibilità di questo spazio”, spiega Cristina, con i magnetici occhi verdi e unfascino decisamente parigino.

«All’inizio proponevo bigiotteria e borse e cappelli realizzati da me, poi ho iniziato ad andare a Parigi a Natale per visitare le fiere e i grossisti del centro, e trarre ispirazione per i miei modelli, oltre ad acquistare prodotti allora unici, li trovavi solo lì. Oggi non è più così, purtroppo, anche nel Ville Lumiere sono arrivati ​​gli articoli made in China”.

La bottega del Carrobbio, una via purtroppo funestata dalla chiusura di diverse attività commerciali, dalla storica macelleria al due bar tabacchi, si illumina di coloriun punto d’incontro per chi ama il buon gusto e la fantasia, perché da “Calicò” ogni oggetto è particolare e unico, dalle collane con fiori di stoffa ai gioielli in ceramica rakuagli anelli e bracciali dalle forme bizantine arrivati ​​dalla Turchia, ai fantasmagorici orecchini ispirati agli aperitivi, con micro bicchieri e cannuccia e nomi che vanno da “Spritz” a “Blue Angel” o “Gin Tonic”.

«Tutti i gioielli sono realizzati da mein questo periodo propongo collane con disegni termoadesivi e decorazioni che solitamente vengono “incollate” sui maglioni. Poi abiti interi, gonne e t-shirt, collaboro con un’azienda italo-indiana che produce tessuti stampati a mano con stampi in legnocolore per colore.”

Il negozio è una specie di atelier ampliato, perché altre menti creative collaborano con Cristina Insalacocome il ceramista Giovanna Zighetti, e Sara e Maria Francesca della “Tana delle Costruzioni” di Vedano Olona.

«Prendo le parti da loro raku per realizzare le mie creazioni, mentre con Giovanna diamo vita anche a figure in ceramica come angioletti. In passato ho collaborato a lungo con Rina Galimberti, grande artista del vetro e del feltro, per creare collane molto originali. Poi Collaboro spesso con Cristina Marzaro, titolare del marchio “Colorphylla”, che crea meravigliosi abiti stampati con foglie e colorati solo con essenze naturali, come il mallo di noce, l’indaco, il legno Compec usato dagli Aztechi, o la curcuma. Con lei e la “Tana delle Costruzioni” ho organizzato una sfilata al Caffè Lucioni di Castiglione Olona, ​​presentando i miei gioielli abbinati ad abiti “naturali”».

La clientela del “Calicò” è varia: «Si va dalle ragazzine alle nonne, e talvolta i giovani “osano” meno dei genitori, che invece sono curiose di indossare gioielli o abiti insoliti e magari un po’ bizzarri. Nel mio piccolo negozio però c’è una sedia in più, per chi vuole fermarsi a chiacchierare, e questo devo dirlo molte delle mie amicizie più forti sono nate proprio così.”

Le ultime creazioni di Cristina sono le frasi da appendere al soffitto o a un vetro, un lungo filo con perline e parole, haiku, poesie, aforismi e la ventosa liberaO. E come motto finale, ecco un “fil rouge” del grande designer Bruno Munari, che sintetizza le intenzioni di chi ha fatto dell’immaginazione l’essenza stessa della vita: «Quando qualcuno dice: “questo posso farlo anch’io”, intende dire che sa FARLO ANCORA. Altrimenti lo avrebbe già fatto prima”.

 
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