la dolorosa storia della musicista Linda Feki – .

la dolorosa storia della musicista Linda Feki – .
la dolorosa storia della musicista Linda Feki – .

La cantante ha sentito il bisogno di denunciare le ingiustizie subite, «per dare voce anche a quella di tutte le altre donne che, come me, sono state ostacolate e umiliate per aver deciso di esercitare un loro diritto», spiega oggi al Corriere della sera

Ho scelto di abortire ed è stata un’esperienza drammatica e violenta, Mi sono sentito umiliato”. E’ una storia che lascia senza parole Linda Fekinell’arte Lndfk, musicista e produttore napoletano (il padre è tunisino, la madre italiana), considerato uno degli esponenti della “new napoletan wave”. Tre mesi fa l’artista trentatreenne ha deciso di abortire e ci è andataOspedale San Paolo, non immaginando che avrebbe inizio un vero e proprio calvario fisico e psicologico, che qualche giorno fa ha deciso di raccontare attraverso i suoi profili social. Perché l’ha fatto? Perché ha sentito il bisogno di denunciare le ingiustizie subite, “per dare voce anche a quella di tutte le altre donne che, come me, sono state ostacolate e umiliate per aver deciso di esercitare un loro diritto”, spiega oggi a Corriere della Sera, in una lunga intervista in cui ripercorre passo passo quanto vissuto. A cominciare dall’incontro con un ginecologo che, rivela, le ha fatto credere di essere alla decima settimana di gravidanza e che ha cercato di farle cambiare idea sulla scelta di abortire.

Il ginecologo mi visita, non mi chiede nemmeno come mi chiamo, ma se avevo un compagno e che lavoro faceva. E poi il suo conto non mi è venuto bene”, rivela. “Dice che sono alla decima settimana. E aggiunge che se fossimo arrivati ​​a questo punto, lei ha parlato al plurale anche se mi ero presentata da sola, voleva dire che in realtà volevamo tenere il bambino”. Linda Feki però ribadisce di essere all’ottava settimana e lo sa per certo”perché il mio compagno vive in un’altra città”. Il ginecologo non si tira indietro, insinua che avrebbe potuto avere un altro partner, che “le macchine non sbagliano” e si rifiuta di firmare l’ecografia. A quel punto la cantante si è rivolta a un ginecologo privato, che le ha chiarito «che erano stati fissati parametri sbagliati» e che lei era la donna all’ottava settimana, come le aveva ribadito anche aOspedale Caldarelli, dove vai per l’interruzione della gravidanza. Ma anche lì, ammette, non tutto è stato facile. «Le visite nel frattempo sono possibili solo il mercoledì perché negli altri giorni ci sono solo obiettori. Il ginecologo decide per l’intervento, nonostante sussistano le condizioni per accedere all’IVG (interruzione volontaria di gravidanza, ed) con i farmaci, mi hanno messo in una stanza con altre due donne proprio di fronte alle partorienti”, sottolinea. Non è consentito l’accesso né al suo compagno né a quello degli altri, quindi le donne si ritrovano sole e non ricevono nemmeno antidolorifici tanto che, racconta, “ancora oggi mi chiedo se questa non fosse una sorta di punizioneE”.

Feki aggiunge che lei e le altre donne dovevano aiutarsi a vicenda e, come se non bastasse, “quando mi hanno portata in barella sono passata proprio davanti alla sala d’attesa dove c’era il mio compagno, mia madre e tanti altri. di altre persone”. Una scelta che senza mezzi termini definisce “una violazione della mia privacy, come se ti facessero passare attraverso il “corridoio della vergogna” a causa di come penso che l’aborto sia percepito nella nostra società. Quando ho chiesto a un’infermiera di scollegare la mia flebo, ha detto di no perché era un’obiettore. Al termine dell’intervento il personale medico ha tenuto a ribadire il messaggio che da allora la pratica è stata tanto dolorosa Avrei dovuto pensarci attentamente la prossima volta e stare attento”.

Ecco perché arriva a definire “brutale” l’esperienza vissuta. Si salvano solo” l’assistente sociale è stata molto gentile ed empatica. E l’anestesista in sala operatoria era l’unica figura che dimostrava professionalità, rispetto e sostegno, in quei momenti era di grande conforto. Per il resto niente”. Dopo la sua denuncia via social, l’artista napoletana confessa di aver ricevuto decine di messaggi da donne che hanno avuto esperienze simili alle sue ma non sono mancati anche insulti di ogni tipo: “Ho ricevuto anche tanti messaggi di odio, in cui sono stato insultato e chiamato assassino”.

 
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