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“Se si fermano le scarpe, si fermano le Marche. Ecco cosa fare” – .

“Se si fermano le scarpe, si fermano le Marche. Ecco cosa fare” – .
“Se si fermano le scarpe, si fermano le Marche. Ecco cosa fare” – .

STOP – Il primo trimestre 2024 del settore calzaturiero chiude con -8,9%, ma con 366 milioni resta il primo settore regionale, farmaceutico escluso.

Fabrizio Luciani, presidente di Confindustria Fermo, come affrontare una crisi che dura da troppi mesi?

“Serve una politica industriale ragionata, condivisa e soprattutto stabile”.

Cosa intendi?

“Abbiamo bisogno di alcune misure e regole che non cambino all’improvviso. Il caso Superbonus è emblematico, i politici devono capire che le norme retroattive per chi fa impresa sono devastanti. L’imprenditore progetta, non improvvisa”.

Preoccupato per il sistema economico?

“Queste modalità di azione penalizzano anche il settore della moda che è il motore trainante della provincia di Fermo, ma anche delle Marche visto che è la principale voce dell’export. Se la moda non riparte, le Marche si fermeranno, nonostante il buon andamento del settore automotive”.

Una priorità?

Il credito d’imposta per ricerca e sviluppo attende l’ultimo passaggio fondamentale: le linee guida che porteranno i certificatori a verificare gli investimenti di calzolai e cappellai. Ma devono essere linee guida di ampio respiro, altrimenti alla crisi dei mercati si aggiungerà quella finanziaria. E soprattutto serve da qui in poi una regola chiara e definitiva che non penalizzi la creatività”.

Ritiene che gli aiuti siano sufficienti per rimettere in moto i consumi nel settore della moda?

“Vive di emozioni, ancora di più nei momenti di crisi. Non è solo una questione di risorse. Chi decide di acquistare un vestito, un paio di scarpe o, peggio ancora, un cappello mentre il mondo è segnato da conflitti e crescenti squilibri? Ci sono guerre che si combattono per procura, con il chiaro intento di destabilizzare le economie, in primis quella europea. L’Italia non può restare a guardare in questo, spero che i nostri nuovi rappresentanti in Europa, mi congratulo con Matteo Ricci e Carlo Ciccioli, si facciano valere”.

Resta il fatto che gli stipendi sono bassi.

“Lo ha detto bene il nuovo presidente di Confindustria Emanuele Orsini: il taglio del cuneo fiscale non può restare una misura spot. Deve essere strutturato. Bonus e interventi sono in fase di revisione, questo deve diventare una certezza. Gli imprenditori vogliono continuare a garantire il lavoro e hanno bisogno, nonostante il periodo di rallentamento dei consumi, di assumere lavoratori, soprattutto giovani”.

Giovani alla ricerca di un prodotto sostenibile, almeno così sembra.

“Non è un caso che Orsini, subito a Fermo, abbia chiesto ai politici italiani di lavorare per un’Europa favorevole alle imprese. Siamo tutti favorevoli al green, alla riduzione delle emissioni e alla sostenibilità, ma non a fronte di una penalizzazione della nostra produzione, che compete in un mondo molto più ampio dei confini europei”.

Due guerre, aumento dei dazi e logistica sconvolta dal blocco del Canale di Suez. Anche questo è alla base del calo delle esportazioni?

“Scarpe e cappelli rendono grandi i marchi nel mondo. Il problema è che oggi la gente non compra. I dati degli analisti spesso si fermano al “valore”, dimenticando la quantità. Il crollo della produzione è compensato dall’aumento dei prezzi di vendita dei marchi. Ma se è così che si ferma il fatturato dei grandi residenti, è quello dei tanti imprenditori e artigiani del nostro distretto che si ferma”.

Fermo è pronto a fare la sua parte?

“Per uscire da questa situazione serve un lavoro di squadra che unisca datori di lavoro, sindacati, politica, che deve andare oltre le promesse elettorali, e banche. Insomma, torniamo a far sentire la voce del Comitato Sviluppo del Fermano o, se preferiamo, delle Marche, noi ci siamo e coinvolgeremo anche la presidente nazionale di Confindustria Moda, Annarita Pilotti dell’Elpidio”.

 
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