Contributi negati a Veneto Uno, sporta denuncia per omissione di atti d’ufficio – .

Contributi negati a Veneto Uno, sporta denuncia per omissione di atti d’ufficio – .
Contributi negati a Veneto Uno, sporta denuncia per omissione di atti d’ufficio – .

Intrappolata nel mare in tempesta della burocrazia, paralizzata da cavilli subdoli e probabilmente da gravi errori di interpretazione della legge, radio Veneto Uno, la storica emittente trevigiana che l’anno prossimo dovrebbe festeggiare i 50 anni dalla fondazione, rischia di scomparire definitivamente a causa ad un mancato contributo pubblico che le sarebbe ingiustamente negato. Il suo proprietario, fondatore e amministratore, Roberto Ghizzo, non ha ricevuto dal 2017 più di quanto gli spettava secondo la legge, nonostante l’orientamento votato all’informazione e chiaramente all’impegno culturale dell’emittente, capace negli anni di creare un’orchestra filarmonica e da camera “degna dei grandi giganti tedeschi”.

Una legge che il coordinatore del dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri avrebbe interpretato in modo errato, tanto da indurre il patron di Veneto Uno a presentarsi alla Procura di Treviso, tramite il suo difensore di fiducia, l’avvocato Alessandro Canal , una denuncia per il reato di omissione di atti d’ufficio. In particolare, l’accusa è di mancata risposta a una richiesta formale, datata giugno 2023, in cui lo stesso Ghizzo chiedeva l’accesso agli atti. Non c’è stata risposta a questa richiesta. Le precedenti risposte, via Pec, che si sono susseguite negli ultimi anni da parte dell’ufficio governativo in merito alla mancata concessione del contributo previsto dalla legge, sono state le più disparate e sempre poco convincenti (per usare un eufemismo): prima è arrivato lo stop perché si sosteneva che Radio Veneto Uno fosse ancora organo di partito (requisito che però non esiste più per legge dal 2005), poi che la richiesta era stata presentata con una legge, la 230, che riguarda però le emittenti nazionali e ancora rispondendo con un parere della commissione del Senato che di fatto ha vietato la ricezione di questo tipo di contributi. Insomma, una cortina di fumo che, agli occhi di Roberto Ghizzo, è stata creata ad arte per spegnere la radio: lui però non si arrende in nome della “difesa del principio di pluralità dell’informazione”, auspicando che il La decisione di denunciare permetterà a questa voce del Nordest di sopravvivere a questa surreale vicenda di carte bollate. «Cerchiamo di ottenere ciò che ci spetta per legge, non per opinione, perché è un dovere onorare chi ha fatto il suo dovuto ed è in difficoltà, non ho problemi ad ammetterlo»: ha sottolineato Roberto Ghizzo in conferenza stampa che si è svolto si è svolto proprio negli studi radiofonici, in via 55° Reggimento Fanteria, nel quartiere trevigiano di Santa Maria del Rovere.

 
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