il problema atavico a un convegno di architetti – .

Di stadi e stadi abbiamo parlato al convegno organizzato dall’Ordine degli Architetti di Catanzaro questo pomeriggio alla Casa delle Culture. Lo stadio è, invariabilmente, il glorioso “Ceravolo”, di stadi ce ne sono tanti, come pietre di paragone o semplicemente come proiezioni in un futuro immaginario. Gli stadi d’Oltremanica, ad esempio, da lui diligentemente illustrati nel rapporto “Stadi e quartieri: la questione inglese” Davide Minnitidirettore associato di A&MP.

Massimo Roj, l’archistar: valutare caso per caso
L’ospite d’onore della conferenza si riferiva a Wembley Massimo Roj, fondatore del Progetto CMR che è intervenuto su: Progettare lo stadio del futuro, nuovi modelli e opportunità”. Corapi, presidente degli architetti di Catanzaro, lo ha presentato senza mezzi termini come una vera “archistar”, non come “quelli che già si definiscono tali con uno studio oltre Lagonegro”. Il riferimento è anonimo e non c’è bisogno di cavillare. Ma in effetti basta scorrere il curriculum di Roj e ci si accorge che l’attributo è del tutto rilevante. Anche se preferisce essere considerato un semplice “sarto architettonico”. Solo per quanto riguarda gli impianti sportivi basti pensare che Roj con la sua società Sportium è vincitore del progetto per il nuovo stadio di Cagliari e finalista per il concept del nuovo stadio di Milano. Sulla questione stadio vecchio/nuovo stadio, che è il cuore del convegno.

L’archistar in punta di piedi aggiunge: «Bisogna approfondire il dibattito, ci sono diverse modalità di intervento nel conservare gli impianti esistenti oppure ristrutturare, demolire e costruire nuovi impianti. Bisogna entrare nel merito del tema, nel genius loci, nella memoria del luogo che andremo a progettare, cercando di realizzare un edificio, non sto parlando di un semplice impianto sportivo, che possa funzionare a 365 giorni dell’anno non solo in occasione della partita ma può diventare una fonte di guadagno per la squadra affinché possa investire meglio sulla rosa e sulla prestazione generale”.

“Certo – aggiunge Roj – La memoria vale molto, sicuramente è uno dei fattori più importanti di una città, c’è sempre la voglia di mantenere tutto ciò che si può mantenere. Poi tutto cambia, il mondo si evolve, bisogna vedere quale sia l’opzione migliore tra mantenere e costruire il nuovo sistema. La mia idea personale non c’è ancora, non l’ho ancora approfondita, devi sapere cosa vuoi fare e poi potrò darti un parere. Posso dire come abbiamo affrontato il problema sugli altri impianti su cui abbiamo lavorato, da un lato per il recupero e dall’altro per la nuova costruzione. Devi valutare attentamente. Lo stadio più iconico al mondo per la mia generazione è senza dubbio Wembley. Oggi quello che ho nella memoria, il concerto dei Queen, non esiste più, Wembley è quello dell’Arc e sono passati solo vent’anni da quando è stato rifatto, o meglio meno. L’importante è trovare la soluzione migliore per il luogo in cui si intende intervenire. Gli stadi in Italia sono nati tanti anni fa, hanno più di 70 anni e sono stati costruiti ai margini o fuori, le città sono cresciute e li hanno inglobati al loro interno. Oggi possiamo pensare ad impianti che si trovano nel centro urbano con difficoltà di evacuazione e di raggiungimento, e qui bisogna vedere come è strutturata una città ed è sicuramente più semplice pensare ad impianti più facilmente raggiungibili ed evacuati. Ma dobbiamo guardare oltre”.

Eros Corapi: qualunque cosa accada, che i cittadini ne siano consapevoli
Spunti per approfondire il convegno organizzato da Eros Corapi, con il titolo esaustivo “Lo stadio: fenomeno urbano e opera di architettura” ha voluto tenere presente le due facce della vicenda: “L’atavico problema di capire quanto la vecchia struttura sia funzionale alle esigenze del calcio e della società di oggi viene presentato nuovamente. L’elemento stadio come oggetto architettonico è l’elemento più evidente. Meno chiara è l’influenza che questo elemento ha sulla struttura urbana e in particolare su un quartiere che si identifica con lo stadio. Abbiamo un quartiere che si chiama Stadio e non è un caso unico in Italia ma sicuramente raro.

La discussione in corso sullo spostamento dello stadio all’esterno piuttosto che sul suo mantenimento in città, se ristrutturare il Ceravolo o costruirne uno nuovo, apre una serie di scenari chiari dal punto di vista dell’oggetto architettonico, meno chiari dal punto di vista vista della pianificazione urbana. Cogliamo la doppia gradita occasione dei successi in campionato e della stesura del Piano Strutturale. Ci sono una serie di elementi che devono essere considerati. Abbiamo appreso che un raccordo da Siano arriverà in via Paglia, per il quartiere Stadio si tratta di un cambiamento epocale che interesserà le funzioni esistenti, lo stadio, l’ospedale, il tribunale e il cimitero. Cosa resterà, cosa verrà spostato, cosa verrà al loro posto. Sono tutti elementi fondamentali per evitare di ripetere gli errori commessi negli ultimi anni che hanno visto il centro storico depauperarsi di molte funzioni con la migrazione della Regione e dell’Università quasi nel silenzio sociale.

Come è cambiata la città sotto gli occhi di tutti. Il motivo di questo convegno sta proprio qui: qualunque cosa accada, facciamo in modo che avvenga con la consapevolezza dei cittadini”.

Floriano Noto: Ne serve uno nuovo. È anche una questione di buoi
L’opinione di Floriano Noto, presidente dell’US Catanzaro, è noto: “Credo che un nuovo stadio sia la soluzione migliore. Non per una predilezione a priori per il nuovo. Nel corso degli anni la normativa sullo sport e sul calcio è cambiata radicalmente. Mentre prima le norme sull’omologazione erano tutte concentrate nell’impianto di gioco, nelle dimensioni, nelle vie di uscita, negli spogliatoi. Dopo i fatti di Torino l’interesse si è rivolto a tutto ciò che c’è attorno, sulle vie di accesso e di uscita, per esempio, dove ci troviamo stitici, con un numero insufficiente di tornelli. Gestendo 12/13mila persone con 6 cancelli, basta fare semplici operazioni, e le procedure di ingresso fatte richiedono seriamente ore, cosa non realizzabile per gli spettatori. Uno stadio fuori porta permette di avere una serie di accessi suddivisi per settore, riducendo i tempi di attesa. L’ipotesi – riflette il presidente – è quella di utilizzare l’attuale struttura per farne la sede del settore giovanile, creando così ogni giorno un grande movimento, che oggi non esiste se non il giorno della partita”.

Sindaco Fiorita: intanto studiamo, abbiamo un po’ di tempo
“Come Amministrazione – ha detto il sindaco Nicola Fiorita – mai prima d’ora siamo venuti ad ascoltare. Il convegno arriva al momento giusto e aggiungo che purtroppo non essendo stata ancora erogata la seconda tranche del finanziamento regionale, sappiamo che quest’estate non potremo fare i lavori, non ci sarà il tempo. I ritardi non sono imputabili all’ente regionale, i sei milioni sono contenuti nel Fsc (Fondo per lo sviluppo e la coesione) firmato a Gioia Tauro dal presidente Meloni e dal presidente Occhiuto e non ancora a disposizione della Regione Calabria. Ricordo che ai sei milioni vanno aggiunti i milioni di euro provenienti dal Pnrr per l’efficientamento energetico del tetto. Poi come sindaco dovrò concretizzare tutto il materiale, nel senso che si chiede all’Amministrazione di fare la scelta migliore viste tutte le condizioni, e in questo caso le condizioni non sono solo il futuro del quartiere Stadio e del governo del territorio ma anche delle risorse disponibili.

Intanto ascoltiamoci, cercando di capire quale sia la soluzione migliore inserendola nella nostra realtà, uno stadio che ci ha permesso di fare bene in Serie B quest’anno, che ha visto finalmente risorse pubbliche ben spese in migliorie, illuminazione e campo, e noi faremo lo stesso con le risorse a disposizione. Se le risorse – ha concluso il sindaco – potranno essere spese non interamente per Ceravolo ma messe a disposizione per un progetto più ampio, lo faremo volentieri. Faremo le scelte insieme alla società, il presidente Noto ascolterà anche le cose che verranno fuori dal congresso e insieme decideremo, facendo il bene della società e della Città con le risorse a disposizione”.

Ampio il contributo del convegno all’approfondimento completo del tema, con altre relazioni provenienti da Rosario Luca Provenzano, coordinatore del dipartimento 4 dell’Ordine su “Il quartiere Stadio: presente e futuro”; Di Francesco Zangara consigliere dell’Ordine sulla “Indagine sulla situazione degli stadi in Italia”; Di Cristiano Recalcati amministratore delegato di Sportium Edilizia Sportiva “Lo stadio, motore dello sviluppo sociale ed economico”; Di Lodovico Mazzolin direttore generale del Credito Sportivo sul tema “Soluzioni sostenibili per le infrastrutture nello sport e nella cultura”.

 
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