“Ora è nelle mani dei pro-vita” – .

Respinta la mozione di Luca Paladini (Patto Civico) che chiedeva il patrocinio per la manifestazione per i diritti. Gli è stato concesso nel 2022 e anche nel 2015 con Roberto Maroni. “Danno anche il patrocinio ai gruppi fascisti. Ma non a chi manifesta per i diritti”

La Regione Lombardia non sarà presente il 29 giugno al Milano Pride 2024, l’evento che da diversi anni è diventato uno degli eventi pride più importanti d’Europa. Con 20 voti favorevoli e 41 contrari la mozione presentata da è stata respinta Luca Paladini del Patto Civico e sottoscritto anche da alcuni consiglieri d’opposizione, volto a delegare il Presidente del Consiglio regionale o un consigliere o un consigliere regionale a partecipare al corteo indossando la fascia istituzionale, al fine di ribadire l’impegno della Regione Lombardia a superare ogni forma di discriminazione e disuguaglianza, promuovendo il pieno rispetto della dignità umana, per una società più giusta, equa e inclusiva. La mozione si impegna anche a preparare per il 29 giugno l’illuminazione simbolica di Palazzo Pirelli con i colori dell’arcobaleno, cosa già avvenuta in passato nel 2022 ma anche nel 205 quando era al governo la Lega Nord RobertoMaroni. Per il secondo anno consecutivo si conferma, nei modi e nei toni, il passo indietro della Regione sui diritti civili: «Non è un luogo inclusivo, ma una manifestazione di parte» ha commentato il consigliere di Fratelli d’Italia, Giacomo Zamperini. «Un anno fa, quando la maggioranza respinse una mozione simile a quella di oggi, ci venne detto che la vicinanza alla comunità LGBTQ+ sarebbe diventata atti concreti», racconta a L’Espresso l’assessore Paladini, fondatore di Sentinelli in Piedi. «senza bisogno di sponsorizzare iniziative di parte; a distanza di un anno ci siamo chiesti quali azioni siano state effettivamente realizzate e la risposta è sotto gli occhi di tutti: zero!”

Paladini ma perché era così importante questo mecenatismo che la destra si ostina a non voler concedere?
«Perché le istituzioni possono anche decidere di non condividere al 100% il manifesto politico di una manifestazione del Pride, ma devono avere rispetto, attenzione e vicinanza verso una comunità importante come quella lombarda. Essere presenti significa dire: siamo qui per ascoltarvi. Forse non condividiamo alcune cose, ma ci siamo”.

Non ce ne saranno, ma in fondo non è una novità
“Non esattamente. Nel 2022 l’assemblea del Pirellone, a maggioranza di centrodestra ma dominata dalla Lega, aveva approvato a scrutinio segreto una mozione simile. Il consigliere regionale bergamasco del M5s Dario Violi è sceso in piazza il 2 luglio con la fascia verde a rappresentare la Regione per la prima e unica volta, su delega del presidente Attilio Fontana. Il giorno successivo il Pirellone si è illuminato con i colori del Pride. E anche nel 2015, quando presidente della Regione era il leghista Roberto Maroni e presidente del Consiglio regionale il suo compagno di partito Fabrizio Cecchetti, il patrocinio gratuito fu concesso anche se Maroni aveva preso le distanze”

Ma è così difficile concedere il patrocinio?

«La Regione Lombardia concede le sponsorizzazioni della pioggia. La scelta è politica. L’anno scorso, pur negando il patrocinio al Pride, lo ha concesso a un’iniziativa di Bran.co, emanazione di Loyalty&Action. Organizzazione apertamente neofascista. Bran.co nello specifico si muove principalmente nel campo anti-aborto. Al Pride, però, negano il clientelismo e dicono: “La nostra attenzione alla comunità LGBT non va dal clientelismo all’orgoglio. Lo dimostreremo””

E lo hanno dimostrato?

«No, non solo non hanno fatto nulla. L’argomento non viene mai discusso. Le uniche due mozioni che hanno sancito il diritto ai diritti LGBT sono state due mozioni omotransfobiche. Uno contro il Career Alias ​​nelle scuole, ovvero uno strumento che dal 2003 offre la possibilità a uno studente di registrarsi con un nome che corrisponde alla propria identità di genere anche se diverso dal proprio nome personale. La mozione somigliava ad una lista di proscrizione delle scuole che l’avevano attivata. Inoltre, la questione dell’incoerenza di genere era collegata a un presunto “contagio sociale”. Per fortuna la votazione a scrutinio segreto è fallita. Un altro si riferiva al Centro Careggi per l’incongruenza di genere di Firenze sull’uso di bloccanti che sospendono lo sviluppo puberale negli adolescenti trans. Chiese che il modello fosse esportato in Lombardia. Ho provato a contestarlo alla Camera, il consigliere regionale leghista Davide Caparini mi ha gridato due volte “sei un pezzo di merda”. La mozione è passata e in Lombardia la politica cerca di sostituirsi alla medicina”.

Lei dice “una politica che cerca di sostituire la medicina”. Non è la prima volta

No, recentemente è stata approvata anche la mozione “Sostegno alla vita e alle donne in stato di fragilità” che punta ad aumentare le “culle della vita” fuori dalle strutture ospedaliere della Lombardia, luoghi dove mamme o genitori in difficoltà possono lasciare i neonati in forma anonima. Ciò che non viene detto in questa mozione è l’ennesimo attacco alla legge 194. IInvece di incoraggiare il sostegno alle consulenze pubbliche sempre più indebolite, si promuovono i CAV (Centri Aiuto per la Vita) per valorizzare le cosiddette “culle della vita”. Quando ho chiesto chiarimenti all’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, ha risposto: “Faremo tutto il possibile per favorire la natalità”. Un po’ inquietante, non ha detto che aumenteremo gli asili nido o il salario delle donne. No, il progetto è un altro, abbastanza chiaro e inquietante. Questa è una Regione in mano ai pro-vitamolti consiglieri sono espressione di movimenti pro-vita e di altre lobby come la Coldiretti o la caccia”.

 
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