«Benefici per la Basilicata e il Mezzogiorno» – .

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Bacini e dighe in Basilicata prosciugati dal caldo torrido e dalla siccità: un disastro per agricoltori e allevatori

Il progetto di recupero della diga di Rendina è stato inserito nel Piano nazionale per la sicurezza delle acque. L’intervento, presentato dalla Regione Basilicata, sarà finanziato con 113 milioni di euro dal Pnrr. L’ente attuatore del progetto sarà il Consorzio di bonifica.

Bardi speaks
«Un risultato che porterà enormi benefici alla Basilicata e al Sud Italia», dice il presidente della Regione Vito Bardi. «La diga della Rendina – aggiunge Bardi – è un’infrastruttura cruciale e decisiva per lo sviluppo e la crescita della Basilicata. Una volta a regime, potrà contenere circa 20 milioni di metri cubi d’acqua, contribuendo a risolvere gran parte dell’emergenza idrica e rilanciando il settore agricolo, risorsa preziosa per la nostra regione. Il completamento del bacino è sempre stato una priorità per il nostro governo. Dopo decenni di disattenzione abbiamo finalmente raggiunto un obiettivo che sarà fondamentale per il rilancio dell’economia lucana”.

La parola a Merra
Soddisfatta anche l’ex assessore regionale alle Infrastrutture Donatella Merra (FdI), che ha evidenziato gli aspetti di tutela ambientale del progetto oltre a quelli economici e sociali: «La diga già negli anni ’50 ha costituito un volano di attrazione produttiva e di crescita economica per le attività imprenditoriali di un’area vasta ma siamo convinti che le sue potenzialità siano ancora maggiori». L’ex assessore regionale ha spiegato le ricadute dell’intervento sul territorio regionale, anche con riferimento all’attuale fase di emergenza idrica: «Sarà sicuramente il tessuto socioeconomico dell’area settentrionale a beneficiarne per primo, ma le ricadute positive si faranno sentire su tutto il territorio regionale, in una fase cruciale in cui il settore agricolo, ancora colpito da tante emergenze, necessita di investimenti infrastrutturali seri e duraturi per superare vecchie logiche puramente assistenzialistiche che non hanno mai risolto i veri problemi». «Non basta avere acqua, non basta generare ricavi e opportunità, bisogna saperla conservare, tutelare e utilizzare a beneficio della società e delle sue attività», aggiunge Merra. A tal fine, a suo avviso, potrà contribuire “il continuo rafforzamento e adattamento delle infrastrutture idriche”.

 
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