I PFAS della Solvay di Alessandria sono nel sangue – .

I PFAS della Solvay di Alessandria sono nel sangue – .
I PFAS della Solvay di Alessandria sono nel sangue – .

IO comitati locali e Greenpeace hanno comunicato i risultati delle analisi effettuate su 36 cittadini che vivono nei pressi del centro chimico e hanno pagato di tasca propria i test. Tutti i campioni certificano la presenza di sostanze nocive oltre i limiti

Laura FazziniGiornalista

28 giugno 2024

Nel sangue dei cittadini che vivono nei pressi dello stabilimento chimico Solvay Alessandria sono presenti tracce di pfas e più ci si avvicina alla fabbrica più i valori aumentano. La notizia è stata comunicata giovedì 27 giugno, nel corso di una conferenza stampa organizzata davanti alla prefettura della città piemontese da Pace verde e dai comitati locali, che da anni si battono per bandire le sostanze perfluoroalchiliche, utilizzate nella realizzazione di oggetti di uso quotidiano e considerate dannose per l’uomo e l’ambiente.

In Piemonte cercano i PFAS nel sangue dei cittadini

Le analisi hanno coinvolto 36 persone residenti nella zona Spinetta Marengo: in tutti è stata riscontrata la presenza di pfas, che i medici ritengono essere degli interferenti endocrini, cioè capaci di influenzare il cambiamento degli ormoni responsabili dello sviluppo, della fertilità, del comportamento e di altre funzioni. “Chiediamo al presidente Alberto Cirio venire qui a parlarci, se le istituzioni non ci ascoltano chi ci tutela?”, hanno detto i cittadini presenti al convegno, che aspettano da quasi quattro anni le analisi finanziate dalla Regione .

“Chiediamo al presidente Alberto Cirio di venire qui a parlarci, se le istituzioni non ci ascoltano chi dovrebbe tutelarci?”

Stanco di aspettare, hanno deciso di pagare i 90 euro necessari per scoprire se i loro prodotti contenevano sostanze cancerogene. E purtroppo i risultati hanno confermato ciò che temevano. «Speravamo di rientrare nel biomonitoraggio della Regione annunciato per il 2021 – denuncia Mirella Benazzo, rappresentante del comitato cittadino Anemos – ma nessuno è mai stato contattato”.

“In poco tempo siamo riusciti ad avere più partecipanti di quelli raccolti dal campionamento regionale – aggiunge Giuseppe Ungherese, capo del dipartimento Inquinamento della ONG – a dimostrazione di quanto siano preoccupate le persone che vivono vicino all’hub chimico”. Sono stati inviati i 36 campioni di sangueUniversità di Aquisgrana grazie al coordinamento di Greenpeace Italia, che dal 2016 segue la contaminazione da PFAS in Italia, prima in Veneto e poi nelle altre regioni del Nord.

Oltre ogni limite

Gli esami hanno coinvolto otto comuni situati entro un raggio di dieci chilometri dal polo chimico, con valori che aumentano sensibilmente in prossimità dello stabilimento e sono legati all’età e al sessocon i maschi adulti maggiormente colpiti dal bioaccumulo di PFAS nel sangue. In particolare, tutti i campioni hanno mostrato tracce di PFAS in quantità superiori ai limiti stabiliti dalla Accademie nazionali delle scienze (Nas) americano, che indica in 2 nanogrammi per millilitro la soglia massima da non superare.

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In cinque casi, addirittura, il 20 nanogrammi per millilitro. A Spinetta Marengo, il sobborgo che ospita i 130 ettari di Solvay, l’obiettivo è stato raggiunto il valore massimo di 32 nanogrammi per millilitrodi cui 22,76 nanogrammi del solo agente cancerogeno PFOA, sostanza appartenente al gruppo dei PFAS.

Abbandonati al loro destino

“Attraverso un questionario abbiamo chiesto ai cittadini di spiegare quanto conoscono i PFAS e informazioni di base sui loro familiari – continua Benazzo –. È emerso che in media, in ogni nucleo familiare, si registra un caso di tumore, con un massimo di quattro casi in una singola famiglia. È anche preoccupato che nessun medico di base abbia mai parlato ai suoi pazienti dei PFAS e degli eventuali esami da effettuare per capire se le sostanze sono presenti o meno nel sangue”.

“Il questionario compilato dai cittadini ha rivelato che in media, in ogni nucleo familiare, si registra un caso di tumore, con un massimo di quattro casi in una singola famiglia”

I test effettuati ad Alessandria seguono un primo giro di analisi effettuate nel 2023 dall’ Rete televisiva belga Rtfb. Questa volta i comitati di Alessandria hanno coinvolto gli attivisti veneziani, esposti dal 2013 alla più grande contaminazione da PFAS in Europa, e hanno chiesto aiuto all’associazione Medici per l’Ambiente Isde del VenetoIl supporto del Mamma, niente pfas e altri attivisti.

La risposta della Regione

“Vivo a Lobbi, a pochi chilometri da Alessandria, e Ho perso mio padre e mio marito a causa del cancro. Ho fatto analizzare il mio pozzo, che utilizzo per irrigare il mio giardino, e sono stati riscontrati alti livelli di PFAS. Cosa devo fare per tutelare la mia salute?” ha chiesto un residente che si è sottoposto al test. Grazie al test, la donna ha scoperto che i livelli di PFAS nel sangue superano i 20 nanogrammi per millilitro.

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Le analisi condotte dall’Università di Aquisgrana, purtroppo, non sono riuscite a misurare i due PFAS prodotti e brevettati da Solvay Syensqo e dal precedente proprietario Ausimonte: I l cC6O4e il Miscela pubblicitaria. Entrambi, infatti, possono essere acquistati solo per la ricerca sulle matrici ambientali, compresa l’acqua potabile, e non per il sangue.

Per quanto riguarda la pubblicità, essa viene analizzata a livello mondiale da due soli enti: l’ Policlinico di Milano – che dal 2021 è la clinica del lavoro della Solvay e che nel sangue dei lavoratori ne rileva fino a 3 milligrammi per litro (3 milioni di volte superiore alla soglia dei 2 nanogrammi) – e la Regione Piemonte, che nell’unico biomonitoraggio finora effettuato sugli agricoltori che si alimentano con prodotti coltivati ​​nei pressi del polo chimico, ha indicato una media di 15 microgrammi per litro (mille volte superiore alla soglia).

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Secondo la Regione Piemonte I PFAS prodotti dallo stabilimento chimico di Alessandria raggiungono il sangue dei residenti attraverso gli alimenti, a loro volta contaminati dalle emissioni che fuoriescono dai camini degli impianti. Intanto Amag Reti idro – la società che gestisce la rete dell’acqua potabile degli otto comuni dell’alessandrino interessati da questi nuovi esami del sangue – alla specifica questione di lavialibera sulla presenza di PFAS nell’acqua potabile di Spinetta Marengo, ha risposto che “i valori sono tutti al di sotto dei limiti che entreranno in vigore a gennaio 2026”.

Il responsabile, che fino a novembre 2023 non aveva mai trovato tracce di PFAS, ritiene ora che effettivamente ci siano, seppur con valori inferiori ai 100 nanogrammi per litro, vale a dire la soglia imposta dal 2026 dalla nuova direttiva sull’acqua potabile.

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