anche fare la fila per dodici ore prima di essere visitati. Como e Pavia le più lente – .

anche fare la fila per dodici ore prima di essere visitati. Como e Pavia le più lente – .
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Milano – Prima di essere visitata in un Pronto soccorso lombardo Potere impiegare fino a 12 orema per essere ricoverati in ospedale si può dover aspettare fino a due giorni. Ecco cosa emerge da un’inchiesta sul servizio sanitario in Lombardia realizzata dai sindacalisti di CISL con ricercatori di Bibliolaborazioneil loro centro ricerche, intervistando quasi 12mila iscritti. In media i pazienti devono aspettare 3 ore e mezza prima di essere visitati dal medico di guardia, mentre per avere un posto letto libero nei reparti in caso di ricovero bisogna aspettare 8 ore e mezza. Nei pronto soccorso delle province di BErgamo, Brescia, Como, Lecco, Mantua, Milan and Pavia per essere esaminati può durare fino a 12 ore, mentre per il ricovero d’urgenza nelle province di Brescia, Como, Milan, Pavia and Varese possono essere necessari fino a due giorni.

Fortunatamente, questi sono i casi limite, le medie restano alte: 4 ore nei pronto soccorso della provincia di Bergamo, 3 a Brescia, 5 a Como, quasi 3 a Cremona, più di 3 a Lecco, 4 a Lodi, 3 ore e mezza a Mantova, 4 e mezza a Milano, 5 a Pavia. I più fortunati sono i pazienti dei pronto soccorso di Monza e Brianza, Sondrio e Varese, dove l’attesa media varia dalle 2 alle 2 ore e mezza. Se il giudizio di chi viene assistito nei pronto soccorso è ampiamente sufficiente sulla professionalità degli operatori sanitari, sulle loro capacità relazionali e anche sull’adeguatezza dei reparti, quello sui tempi di attesa non può che essere bocciato.

Non ovunque i tempi necessari per ricevere cure adeguate si sono allungatinon solo nei pronto soccorso, almeno con la sanità pubblica. Questo vale per visite, accertamenti diagnostici, ricoveri programmati, cure domiciliari. Chi può quindi rivolgersi a professionisti di strutture private per farlo prima. Tuttavia, non tutti possono permetterselo. In questo modo, 6 su 10 rinunciano alle cure. Quasi 4 visite specialistiche su 10 vengono fornite in studi e cliniche private, 2 su 10 in strutture convenzionate, mentre solo 4 prestazioni ambulatoriali su 10 vengono fornite in strutture pubbliche.

Sono a pagamento oltre il 65% delle visite ginecologiche, il 59% delle visite dal dermatologo, il 58% delle visite ortopediche e oftalmologiche e il 52% delle visite cardiologiche. Inoltre, i tempi massimi di attesa indicati dalle diverse tipologie di prescrizioni non vengono rispettati per la metà del tempo, nemmeno per le emergenze. «I dati raccolti evidenziano rinunce alle cure dovute a tempi di attesa eccessivamente lunghi, difficoltà di accesso a visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri nonché carenze nell’assistenza domiciliare integrata», riferisce Roberta Vaia, segretaria regionale della Cisl Lombardia.

 
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