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colpi di pistola ad altezza d’uomo e parabrezza bucherellati a La Nuova Sardegna

colpi di pistola ad altezza d’uomo e parabrezza bucherellati a La Nuova Sardegna
colpi di pistola ad altezza d’uomo e parabrezza bucherellati a La Nuova Sardegna

Sassari Banditi pronti a tutto e dal sangue freddo. Non ci sono dubbi sulla preparazione paramilitare dei commando che ieri sera, intorno alle 20, hanno attaccato la sede della Mondialpol a Caniga. Basta guardare il parabrezza della prima macchina della polizia arrivata sul posto per rendersi conto della lucidità omicida dei rapinatori: almeno cinque colpi hanno colpito il vetro dell’auto. I soldati all’interno si salvarono solo grazie alla corazzatura antiproiettile del vetro.

Il momento in cui, contattati via radio dai colleghi, sotto il fuoco dei fucili automatici, hanno descritto la situazione è stato drammatico. Poco prima del muro di cinta della sede della Mondialpol, alcuni banditi hanno mantenuto la posizione con un fuoco di copertura fitto e preciso, rivolto alla stazione di polizia e alla torre di guardia dell’agenzia di sorveglianza. I colpi sparati ad altezza d’uomo lasciano pochi dubbi sulla determinazione dei banditi, disposti anche a uccidere pur di portare a casa il bottino, che non è stato ancora quantificato. Ciò che sorprende è che anche quando vedono i lampeggianti delle forze dell’ordine, i malviventi mantengono la calma e continuano a muoversi a passo lento: se necessario sparano, altrimenti minacciano passanti e residenti e intimano loro di tornare a casa. Scene leggermente diverse rispetto all’assalto del 31 gennaio al blindato di Siligo, quando il tentativo dei vigilantes di sfondare il blocco ha portato al ferimento di uno dei banditi, dando vita a una situazione caotica che ha costretto i malviventi a darsi alla fuga in tutta fretta, perdendo per strada una borsa con dentro un milione di euro. Ma in entrambe le occasioni, su un fatto ci sono pochi dubbi: i rapinatori, almeno quelli che hanno partecipato alla parte più intensa dell’attacco, non erano dei novellini, ma degli esperti, forse veterani degli attacchi ai blindati. Spesso, in questi casi, i gruppi di fuoco vengono organizzati riunendo criminali di diversa provenienza, ma tutti accomunati da esperienza e spregiudicatezza. Completamente vestiti con tute nere o mimetiche e passamontagna, zaini e fucili automatici, è ancora difficile fornire una stima precisa del numero di persone coinvolte nell’operazione, ma potrebbero essere decine di altre. Abbastanza per garantire il funzionamento di un meccanismo preciso che, una volta arrivato il segnale dalla sede della Mondialpol, ha scatenato l’inferno sulle strade che dalla città conducono alla 131, con auto in fiamme e chiodi lanciati sull’asfalto per coprire la fuga. Sulla 131 si perdono le tracce dei banditi, anche se c’è chi segnala intense ricerche da parte degli investigatori nella zona di Giave.

Di certo in pochi minuti l’elicottero dei Carabinieri è decollato e ha volteggiato a lungo sulla zona dell’assalto e soprattutto su quella di Monserrato e via Budapest, dove i delatori hanno bloccato la strada per facilitare la fuga dei complici.

L’elicottero ha prestato grande attenzione anche alla zona dell’ospedale San Camillo a nord e a quella di Tissi, a sud. Elementi che potrebbero far pensare a una strategia di fuga che prevedeva la suddivisione del gruppo d’assalto in varie squadre, ognuna delle quali ha seguito un percorso diverso per allontanarsi. Ancora, tra gli elementi investigativi che potrebbero aiutare gli inquirenti a far luce sull’aggressione, c’è senza dubbio la provenienza dei mezzi rubati utilizzati dal commando per la rapina: il mezzo pesante utilizzato per trasportare la ruspa, quest’ultima, e le auto usate per agevolare la fuga.

 
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