dal Cotonificio all’Atalanta – .

dal Cotonificio all’Atalanta – .
dal Cotonificio all’Atalanta – .

Bergamo. Lo fa un legame indissolubile forte anche la vicinanza geografica Italia e svizzero attori di un proficuo scambio economico e culturale. Dopo il verdetto dei gruppi, gli Azzurri di Luciano Spalletti incontrerà la squadra di negli ottavi di finale del Campionato Europeo Certo: nella nuova puntata della nostra rubrica “EuroBG” in cui approfondiamo la realtà bergamasca dei nostri avversari, ci concentriamo sulla presenza svizzera nella nostra provincia.

Sono 118 gli svizzeri residenti nel bergamasco secondo il Censimento della popolazione al 1 gennaio 2023sul trattamento dei dati Stato : Di questi, 57 sono uomini e 61 donne. Bergamo è il centro in cui è concentrata la quantità più significativa, con 34 residenti. Nella provincia gli svizzeri sono poi distribuiti (in numero molto ridotto) in ogni zona, a partire dal Sant’Omobono Terme (3) a Lovere (1)

Un numero complessivo in costante diminuzione negli ultimi anni, segno forse di una perdita di attrattività del nostro territorio nei loro confronti: nel 2018 gli svizzeri erano infatti 148, 30 più di oggi. Dati in contrasto con l’enorme numero di italiani (e bergamaschi) che, a partire da secondo dopo la guerraemigrarono nei vari cantoni svizzeri in cerca di lavoro.

Quello del XX secolo Si trattò della seconda ondata emigratoria verso lo Stato svizzero (la prima avvenne nella seconda metà dell’Ottocento) e continuò fino alla metà degli anni Settanta: le stime parlano di tre milioni di persone che hanno lasciato l’Italia, la maggior parte provenienti dalle regioni del Nord. Il motivo è presto chiaro: dopo la guerra nella Confederazione il bisogno di manodopera, anche straniera a basso costo, era molto elevato. Ancora oggi molti bergamaschi, i cosiddetti frontalieri, lavorano stabilmente in Svizzera durante la settimana e rientrano in provincia solo nei fine settimana.

La prima emigrazione svizzera a Bergamo risale però a più di 500 anni fa: gli svizzeri hanno svolto un ruolo chiave nello sviluppo del commercio della seta e delle attività bancarie in città. Gli emigranti svizzeri, originari di GrigioniDi Zurigo, Berna, Glarona – divenne negli anni il cardine su cui si sviluppò la storia industriale della città.

In questo contesto emerge la storia della famiglia Legleroriginario di Diesbach (nella parte meridionale del cantone tedesco di Glarona), giunto nel bergamasco nel 1865aprire un’azienda nel settore tessile. Il nostro territorio è da secoli vocato a questo tipo di attività, grazie alle vie d’acqua, alla manodopera e alla vicinanza ai grandi centri del Nord Italia.

“La mia famiglia è arrivata in provincia di Bergamo nel 1865, a Ponte San Pietro, dove qualche anno dopo hanno creato un’industria tessile – racconta Elena Leglererede della famiglia e presidente della Scuola svizzera di Bergamo -. Il fondatore fu il mio bisnonno Matteo, che all’età di vent’anni lasciò il Canton Glarona e l’azienda di famiglia per fondare una nuova industria. Mio nonno, anch’egli di nome Matteo e nato nel 1880, si trasferì in Inghilterra da giovane per imparare l’inglese”.

Sullo sfondo il Cotonificio in una rappresentazione d’epoca dal sito MuseImpresa. Nei box Elena Legler e Matteo Legler

“Scoprì il calcio d’Oltremanica e una volta tornato fu tra i fondatori del Bergamasca Calcio, che nel 1907 si fuse con un altro club, dando vita all’Atalanta come la conosciamo oggi – prosegue -. Suo nonno Matteo è stato un pioniere del calcio italiano e a lui è intitolato lo stadio Ponte San Pietro”.

Nei primi anni di attività, quella che sarebbe poi diventata la rinomata Cotonificio Legler dispone di 200 telai, 6.000 fusi e 200 operai nei reparti di filatura e tessitura dello stabilimento di Ponte di San PietroNel Novecento l’azienda conobbe una crescita esponenziale, ampliando la produzione dalle tele grezze ai tessuti e velluti tinti, e collaborando con grandi nomi della moda internazionale: tra gli altri, Giubbotto, Pierre Cardin, Fiori, Benetton. Dopo la conversione al denim Legler acquistò Crespi d’Addapredisponendo la costruzione del primo nucleo di case operaie e incoraggiando la 1901 la nascita del Cooperativa di consumo con lo stesso nome.

“Oggi dell’industria tessile non resta più nulla”, confessa Elena Legler. “Quello che resta della nostra famiglia è la Scuola Svizzera di Bergamo, di cui sono presidente dal 2006: fondata nel 1892, è una delle 17 scuole svizzere all’estero. Conta 145 studenti dai 3 anni alla terza media e la lingua principale è il tedesco”.

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