troppi turisti… allontaneranno i turisti?» – .

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Con l’inizio di luglio entra nel vivo la stagione turistica estiva veronese. Nonostante il tempo continui a giocare brutti scherzi, la nostra città pullula di visitatori e per noi è l’occasione giusta per fare un primo bilancio della situazione con il Presidente della Cooperativa Albergatori Veronesi Alessandro Tapparini.

Presidente Tapparini, innanzitutto come sta andando la stagione turistica?

«La stagione estiva a Verona sta andando bene. È chiaro che questo è uno dei rari casi in cui potremmo adottare una spiegazione monocausale. Cioè, il 101° Festival lirico in Arena sta andando bene e basta questo per far andare bene tutta la città. Per fortuna il Festival dell’Opera è tornato al suo antico splendore. Dopo alcuni anni difficili è stato fatto un ottimo lavoro. L’attuale gestione ha riportato l’opera ad altissimi livelli, ottenendo grandi risultati e ne stiamo beneficiando tutti.

Il Presidente della Cooperativa Alberghiera Veronese Alessandro Tapparini

E con tutti non intendo solo gli albergatori, ma in generale tutta la città che trae beneficio da questo festival da un indotto importante. Devo anche dire che stiamo registrando un fenomeno interessante: poiché per la prima volta nella storia sono già in vendita i biglietti per la stagione lirica 2025, alcuni visitatori che in questi giorni vengono a Verona per assistere alle rappresentazioni del 2024 chiedono già in partenza di prenotare una stanza per l’anno prossimo. I segnali di salute dell’opera in Arena sono molto buoni e di conseguenza anche quelli di tutta l’industria turistica veronese, intesa nella sua accezione più ampia”.

Oltre a un festival lirico che funziona, quest’anno c’è un extra-festival che forse andrebbe sostenuto un po’ di più…

«Lato non operistico questo 2024 è senza dubbio un anno povero, con poche date, praticamente concentrate nel mese di maggio. A fine settembre ci sarà una lunga serie di concerti di Claudio Baglioni, che dal punto di vista turistico sono solo in parte rilevanti, visto che purtroppo alcune serate si sovrappongono ai giorni della fiera Marmomacc, che da sola occupa già tutto. Si tratta quindi di un anno di minore importanza, per il versante non operistico. I problemi con la governance avranno pesato, mentre in attesa che le controversie si risolvessero gli artisti avevano già fissato le loro date altrove, Verona ha perso molti treni. Sul futuro incombe qualche nuvola perché a breve dovrebbero iniziare i lavori di adeguamento dell’Arena in vista delle cerimonie delle Olimpiadi e Paralimpiadi invernali 2026 e questo bloccherà la fruizione dell’Arena al di fuori del periodo strettamente estivo, quando invece ci sarà nessun lavoro in corso a causa dei lavori. Può darsi, quindi, che il 2025 sarà simile anche al 2024, da questo punto di vista”.

Questo significa che nel febbraio 2026, quando si svolgeranno le cerimonie Olimpiche e Paralimpiche, avremo un picco “off-season”?

“Dal punto di vista turistico sarà una cosa piccola, perché sarà un lampo che durerà pochi giorni. Il rapporto costi-benefici sarà probabilmente negativo. Dobbiamo sperare che ci sia davvero un ritorno di altro tipo, ovvero la promozione e la visibilità di Verona a livello mondiale. Dopotutto, che ci piaccia o no, il dado è tratto”.

Foto di Unsplash di Rui Alves

Come in tutti i settori, anche (e soprattutto) nel settore turistico possiamo ragionare in periodi pre-Covid e post-Covid. Come ha cambiato il settore la pandemia?

«Ci ​​sono sicuramente dei cambiamenti che non sono scomparsi con la fine dell’emergenza pandemica. Ci sono delle abitudini che sono cambiate in modo non effimero. Ognuno di noi, chi più chi meno, è anche un turista e sa che il nostro atteggiamento, nel prenotare una vacanza e soprattutto nel farla, è un po’ cambiato. Per esempio, è diventato normale per molti di noi lavorare un po’ durante le vacanze perché abbiamo imparato a farlo anche da remoto. Quindi molti turisti ora hanno bisogno anche di poter lavorare, in spazi adeguati e con servizi adeguati. In generale, il turismo è uno dei pochi settori che non è in calo dalla fine del Covid. La produzione industriale italiana, per esempio, è in calo da un anno e mezzo, il che è una tragedia; il turismo, invece, cresce. Ma la crescita, lo sappiamo, non è mai infinita: ci sono dei cicli, la crescita prima o poi si fermerà. Ma questo non sta accadendo ora».

Infatti, passeggiando per Verona la sensazione è quella di un numero di turisti davvero enorme…

«I flussi percepiti sono sempre ibridi. C’è una sovrapposizione tra turisti veri e propri, che pernottano a Verona, e escursionisti giornalieri o escursionisti, che in realtà passano di qui a volte solo per poche ore e poi proseguono e vanno altrove. Sommate, queste due moltitudini si sommano per affollare la città. La percezione è spesso quella di avere una città sovraffollata, di trovarsi in situazioni invivibili. Questo non va bene, paradossalmente anche per noi operatori turistici, perché quando c’è sovraffollamento il turista non è entusiasta, si gode poco la città. Questo ci preoccupa, perché a lungo andare può anche deteriorare la reputazione della destinazione».

A Barcellona il sindaco ha indicato negli affitti turistici di appartamenti uno dei problemi da risolvere. Ha fissato il 2028 come scadenza dopo la quale non ci saranno più affitti turistici in città.

«Quello che dicono gli esperti – parlo di studiosi, non di noi albergatori – è che il problema dell’invivibilità dei centri storici delle città d’arte a causa del troppo turismo può essere molto difficile da curare. Una volta che il centro storico diventa invivibile e la gente comincia a fare le valigie e a vivere altrove, come sta accadendo anche a Verona negli ultimi anni, diventa molto difficile farli ritornare. Sarebbe sicuramente meglio cercare di prevenire, piuttosto che aspettare di dover curare.

Barcellona vista dall’alto. Foto da Unsplash di Logan Armstrong

Il “proclama” di Barcellona è una misura estrema ed estremista, tipico sintomo di esasperazione: quando il problema è diventato così acuto, si cerca di risolverlo con “cure da cavallo”. Quando invece si agisce cercando di impedire spazi di moderazione e compromesso. Noi a Verona non siamo ancora in una situazione estrema e abbiamo ancora tempo per operare in modo equilibrato. Siamo però su un piano inclinato: se continuiamo a non fare nulla prima o poi ci ritroveremo, se non esattamente come a Barcellona, ​​almeno come a Firenze. Con il problema che non abbiamo gli Uffizi. Se la città diventasse permanentemente sovraffollata, potrebbe anche venir meno l’interesse a visitarla.»

La città è ricca di eventi culturali, ma forse albergatori e ristoratori chiedono qualcosa in più all’amministrazione?

“Certamente la mancanza di una grande mostra d’arte di grande qualità a Verona da diversi anni è sotto gli occhi di tutti. Forse anche Verona tornerebbe a mostre di richiamo nazionale e internazionale come quelle che si tengono non solo a Roma e Milano, ma anche a Rovigo! Se poi parliamo di un miglior utilizzo dei contenitori, dal nostro punto di vista di operatori turistici ci sarebbe un gol a porta vuota da segnare ed è la gestione adeguata del Palazzo della Gran Guardia per la funzione per cui è stato restaurato più di 20 anni fa, ovvero come centro congressi. I congressi non si organizzano a fini turistici, ma producono flussi turistici particolari, meno caotici e disordinati di tanti altri. È uno dei pochissimi casi in cui il flusso non è subìto passivamente ma pianificato. C’è una componente progettuale molto forte.

Palazzo della Gran Guardia

Possono essere inseriti nei periodi dell’anno in cui ci sono meno turisti e fanno sì che causino meno stress alla città e ai suoi abitanti. So che recentemente sono state avviate iniziative mai realizzate prima e presto potrebbe esserci l’inizio di una nuova fase, più positiva da questo punto di vista. La Gran Guardia è un edificio storico affacciato sull’Arena, ma è praticamente fuori dalla zona a traffico limitato e dispone di un ampio e comodo parcheggio nelle immediate vicinanze. Si trova in una posizione particolarmente fortunata per un edificio congressuale. Continuare a lasciarlo nella sonnolenta inerzia in cui si trova da troppi anni è uno spreco che grida vendetta. Se però, come sembra, verranno attuate presto iniziative che pongano fine a questo spreco, potremo ottenere ottimi risultati senza significative esternalità negative.»

A proposito di congressi: il Piano Folin avrebbe dovuto realizzare un centro congressi nel cuore del centro storico, che avrebbe in qualche modo cambiato il volto della città…

«C’è una posizione ufficiale espressa da tempo da Federalberghi nella quale mi riconosco e cioè che un centro congressi da 1800 posti in quel luogo sarebbe stato molto problematico, perché non era dotato di parcheggio a distanza ragionevole e non era adeguatamente servito dalla viabilità cittadina. …tutti i vantaggi pratici e logistici della Gran Guardia di cui parlavamo prima non sarebbero disponibili in via Garibaldi. Senza contare che quel “piano” prevedeva un mega-centro congressi, che sarebbe stato più del doppio della Gran Guardia. Ma il fatto è che di quell’ipotesi non si parla più da anni. Si tratta senza dubbio di questioni complesse, che vanno affrontate con cautela, confrontandole sulla base di dati oggettivi e avvalendosi di studi di alto livello. In primavera in un convegno organizzato qui a Verona da Federalberghi ho avuto il grande piacere di ascoltare l’intervento del professore del Politecnico di Milano Agostino Petrillo, che è sia urbanista che sociologo.

Via Rosa e gli edifici interessati dal Piano Folin – Foto di Osvaldo Arpaia

Il professor Petrillo ha detto molte cose su come l’eccessiva proliferazione delle locazioni turistiche contribuisca allo spopolamento dei centri storici delle città d’arte, ma ha aggiunto che il problema può essere aggravato anche da quella che ha definito “riqualificazione urbana speculativa”. Mi ha colpito molto questa definizione: la rigenerazione urbana dovrebbe consistere nel riuso degli immobili per ridare qualità alla vita nelle zone degradate della città, soprattutto nelle periferie; altra cosa è il riutilizzo di immobili che non si trovano affatto in aree degradate, al solo scopo di accrescerne il valore. Aumentare il valore di un immobile spostandolo nella categoria “turistica” può avere senso dal punto di vista del mercato immobiliare, ma meno dal punto di vista del mercato turistico. È un dilemma che solo con la pianificazione urbana si può affrontare adeguatamente: è un processo lento e faticoso, ma ne vale la pena.»

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