il suo Imperfetto Remoto Presente in mostra a Modena – .

il suo Imperfetto Remoto Presente in mostra a Modena – .
il suo Imperfetto Remoto Presente in mostra a Modena – .

La mostra, curata da Francesca Baboni e Ivan Quaroni, Vuole essere una continuazione del progetto del 2012 Presente remoto, nasce dalla collaborazione tra l’artista originario di Latina e il famoso gallerista modenese Emilio Mazzoli, proponendo un mix di opere tra quelle già esposte e “opere inedite datate» realizzati nel corso di questi dodici anni.

All’interno della Galleria da lei fondata, Ersilia Serrecchia ci rende partecipi di un viaggio, anche personale, volta a indagare “l’essere donna”, come scrive la curatrice Balboni, «e propone un’idea di donna libera da costrizioni e pregiudizi». In un momento storico in cui si avverte il «ritorno di un patriarcato feroce e coercitivo» dove i diritti delle donne vengono nuovamente messi in discussione da chi, invece, dovrebbe garantirli, Serrecchia si fa «portavoce di donne vere ritratte con i loro difetti fisici, ambasciatrice di uno splendore interiore che emerge da ogni stereotipo per farsi archetipo universale di libertà e nutrimento».

Ersilia Serrecchia, Butterfly

In tutta la sua opera, tra tele, pannelli e ceramiche, sono evidenti i riferimenti alla vagina, al seno e talvolta anche ai genitali maschili. Tutto questo però non ha nulla di erotico o pornografico, bensì è un omaggio a quella che Coubert chiama anche “L’origine del mondo”. Le rappresentazioni anatomiche parlano d’amore, abbandoni e ritorni. Spesso i dipinti sono arricchiti da segni calligrafici, parole, pensieri estemporanei, a volte illeggibili e altre volte così caratterizzanti da diventare i titoli dell’opera, che rappresentano i sogni e i pensieri del mondo femminile. Le scritture diventano un tutt’uno con le pennellate rapide e decise, ma mai casuali, che sono la vera firma dell’artista che definisce questi violenti getti di vernice come un “atto di liberazione”.

Nell’arte moderna e contemporanea il nudo femminile è legato all’erotismo e al piacere esclusivo degli uomini, ma non è sempre stato così. In dialogo con Serrecchia, l’autore accusa che oggi si ha quasi “paura di esporre quadri simili per timore di creare scalpore. Ma nel Neolitico le raffigurazioni femminili, nude, erano un simbolo propiziatorio per la procreazione e la fertilità”.

Le violente pennellate, composte da segni rapidi e macchie di colore, vogliono anche ricordarci che il corpo femminile è capace di creare e nutrire nuova vita e come le donne siano madri per istinto anche quando, per citare le parole della curatrice Ivan Quaroni“la funzione organica risulta essere un meccanismo imperfetto” o in seguito alla violenza.

Ersilia Serrecchia, Mutatis

La donna non è più una vittima sottoposta alla depravazione maschile o allo stupro, ma, come ottimamente riportato Francesca Baboni in catalogo, “un’anima forte e impavida nel combattere la discriminazione e lo sfruttamento. Consapevole del suo ruolo, della sua identità soggiogata da una società che la vuole costretta e segregata”. L’arte di Ersilia Serrecchia dà voce a chi è costretto al silenzio, forza a chi è sottomesso, piacere a chi soffre. Un inno all’emancipazione femminile e alla gioia di vivere.

Nel prossimo futuro l’artista intende continuare a lavorare con il suo stile, che unisce astrazione e figurazione, e proseguire il suo lavoro di ricerca sul tema della natura, altra caratteristica ben visibile all’interno di questa mostra e delle sue mostre. precedenti. la Galleria Ranarossa sarà invece protagonista a settembre al Festival Filosofia, il principale evento culturale modenese quest’anno incentrato sul tema della Psiche, con una mostra di Gaetano Tommasi e Andrea Federici a cura di Cristina Boschinimentre a A dicembre si terrà la dodicesima edizione di Piccoloun progetto espositivo che ha come filo conduttore la pittura di piccolo formato dove gli artisti invitati, anche più di venti, potranno creare personali microcosmi all’interno degli spazi della Galleria.

Ersilia Serrecchia, Movimenti impercettibili
 
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