3.000 specie minacciano le coste italiane. Un miliardo di danni all’economia – .

3.000 specie minacciano le coste italiane. Un miliardo di danni all’economia – .
3.000 specie minacciano le coste italiane. Un miliardo di danni all’economia – .

Il più famoso è il granchio azzurro, ma non solo. Sono oltre 3.000 le specie aliene che minacciano gli ecosistemi italiani, con un costo stimato per l’economia nazionale superiore al miliardo di euro. Un dato allarmante che rende ancora più urgenti gli interventi per contrastare l’invasione di queste specie e gli effetti dei cambiamenti climatici sugli ambienti di transizione, come le lagune e le zone costiere. Sono questi i dati che emergono dal workshop nazionale organizzato oggi dall’Università di Ferrara dal titolo “Biodiversità, specie aliene e cambiamenti climatici negli ambienti di transizione”.

Obiettivo dell’evento organizzato dal Tecnopolo di Ferrara, dal Laboratorio Terra & Acqua Tech e dalla Società Scientifica LaguNet, è stato quello di riunire ricercatori e stakeholder operanti nei settori dell’ecologia, della biologia e dell’economia dei sistemi acquatici di transizione, per fare il punto sulle più recenti conoscenze scientifiche e individuare strategie di gestione efficaci per la tutela di questi fragili ambienti. “Le lagune – ha spiegato la professoressa Cristina Munari del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche e Agrarie di Unife e componente del Comitato Direttivo di LaguNet – sono sistemi complessi che forniscono importanti servizi ecosistemici, di protezione costiera, di habitat e di cibo per gli animali migratori e stanziali. Ospitano habitat prioritari ai sensi della Direttiva Europea 92/43/CEE (Habitat). Sono ambienti estremamente produttivi, ma sottoposti a forti pressioni dovute sia alle attività umane (turismo, pesca, acquacoltura, sviluppo urbano, ecc.) sia ai cambiamenti climatici. A ciò si aggiunge la crescente invasione di specie aliene, come il granchio blu, che rappresenta una delle minacce più evidenti. La diffusione di queste specie aliene è spesso favorita dai cambiamenti climatici.”

Nello specifico nelle lagune del Delta del Po la presenza di specie esotiche è molto elevata. Ad esempio, oltre il 90% della biomassa macroalgale presente è costituita da specie alloctone, che in questi ambienti risultano più competitive rispetto alle macroalghe autoctone. Le Gracilarae aliene, alghe rosse ormai predominanti nelle lagune adriatiche, con i loro pigmenti sono in grado di compiere la fotosintesi quasi al buio, e le acque generalmente torbide all’interno delle lagune costituiscono per loro un ambiente ideale che le avvantaggia rispetto alla flora autoctona . Altrettanto abbondanti sono le specie di invertebrati alieni, che costituiscono oltre il 30% della diversità lagunare. L’attività di ricerca condotta a Ferrara ha permesso recentemente anche l’identificazione di 4 specie di invertebrati alloctoni, 2 anellidi policheti e 2 crostacei, finora mai segnalati nel Mediterraneo. La minaccia rappresentata dal granchio blu, infine, non sembra essere più l’unica: nuove specie di granchi nuotatori di notevoli dimensioni hanno fatto la comparsa nelle acque dell’alto Adriatico. Sono i segni di Portunus e il granchio crocifisso Cariddi feriata: un ulteriore pericolo per contadini e pescatori, perché sono estremamente voraci, di grandi dimensioni e capaci di notevoli movimenti grazie alla loro capacità di nuotare. “Il tasso di invasione sta crescendo, anche grazie ai cambiamenti climatici, e ci aspettiamo di vedere apparire altri organismi – conclude Munari -. Comprendere i fattori che influenzano la loro invasione e studiarne l’ecologia e la biologia in nuovi habitat è essenziale per controllarne l’espansione e, ove possibile, trasformare questa minaccia in un’opportunità economica”. L’invasione di specie aliene ha un impatto significativo non solo sull’ambiente, ma anche sull’economia.

Secondo il professor Michele Mistri del Dipartimento di Scienze Chimiche, Farmaceutiche e Agrarie dell’Unife e membro del Comitato Scientifico del Tecnopolo Terra&AquaTech di Ferrara, “i costi economici causati dalle specie aliene in Italia superano il miliardo di euro, poiché vanno dalla gestione, alla perdita di produzione, fino ai danni alle infrastrutture”. “L’Italia, per la sua posizione crocevia al centro del Mediterraneo, è uno dei Paesi più invasi d’Europa con oltre 3.000 specie esotiche stimate”, aggiunge il Prof. Mistri. “Dalla cimice asiatica al batterio Xylella, dalla radice- la vespa nodosa che ha massacrato i castagni, al punteruolo rosso che ha decimato le palme, sono sempre più gli alieni che incidono notevolmente sui settori trainanti dell’economia lagunare, il tono non cambia: dal blu granchio che attualmente devasta gli allevamenti di vongole, alla noce di mare (acqua dura, come la chiamano i pescatori) che ha ridotto il reclutamento di vongole nei vivai naturali, fino alla Musculista, che fino a pochi anni fa ricopriva i fondali delle lagune con i suoi feltri, impedendo alle vongole di respirare. I tassi di invasione non stanno rallentando e si prevede quindi che gli impatti economici associati aumenteranno”.

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Il Messaggero

 
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