Notizie sulle origini del Castello Aragonese – .

I risultati, di grande interesse storico, dei lavori di restauro della parete meridionale del cortile interno della possente struttura difensiva sono stati illustrati questa mattina, 1° luglio 2024, nella Sala Celestino V del castello Aragonese. Ciò ha permesso definire meglio la componente svevo-angioinasu cui gli aragonesi costruirono. Padrone di casa l’ammiraglio della squadra Vincenzo Montanaro, comandante dell’interregionale Marittimo Sud, che ha sottolineato il record di presenze che sta registrando il castello aragonese: più di 1.300.000 dal 2005 ad oggicon una media annua dal 2016 (con l’interruzione per il periodo covid) di 115-120 mila persone. “Il dato – ha evidenziato – è suscettibile di aumentare se si considera che a metà di quest’anno siamo già arrivati ​​a 56 mila, cifra che comprende 15 mila studenti, di cui 12 mila provenienti da tutta Italia”.

“Tutto ciò conferma come il castello aragonese sia un polo di attrazione di indubbio interesse e che consente al visitatore di scoprire meglio la città e magari desiderare di tornarci – ha proseguito l’ammiraglio Montanaro – Ciò evidenzia il lavoro della Marina per proteggere gli interessi nazionalidi cui la cultura è una componente importante. Continueremo a lavorare per accrescere l’interesse verso uno dei nostri maggiori simboli da parte di tutti i tarantini, con cui il legame è indissolubile, cercando di far passare il messaggio riguardante l’importanza della marineria per un Paese come l’Italia e in particolare di città come Taranto”.

Fu poi la volta dell’ammiraglio Francesco Ricci di presentare i risultati degli interventi effettuati, consistenti nella demolizione della più moderna scala del laboratorio fotografico e nell’intonacatura della facciata, riportando alla vista gli originari conci regolarmente squadrati, per lo più realizzati in carparo con inserimenti di tufo e pietra leccese. Nel corso dei lavori emersero diversi elementi che confermarono l’origine svevo-angioina del castello, in comune con altri esempi di architettura dell’epoca, a cominciare dal doppio fregio a dente di sega e dall’arco ogivale ogivale, entrambi all’altezza degli alloggi. Inoltre, attenti studi hanno portato a ritenere che le nicchie della galleria meridionale altro non fossero che frecce di protezione dagli attacchi esterni, in uso nel periodo svevo-angioino.

È molto probabile (è stato detto) che tutto l’edificio dietro la facciata interessata dai lavori risalga a quel periodo e che in tale edificio fosse compreso anche il grande salone.la sala del principe e la loggia menzionata nello “Statutum de reparatione castro rum”, il documento emanato da Federico II intorno al 1240, ripetuto dalla cancelleria angioina negli ultimi decenni del XIII secolo, che contiene l’unica descrizione del preesistente Castello svevo-angioino di Taranto.

“I ritrovamenti nell’ala meridionale sono di grande importanza perché raccontano il passato del castello. Sapevamo benissimo che gli Aragonesi (a cui si devono le torri) avevano edificato sulla precedente costruzione svevo-angioina, ma non avevamo le idee chiare su quale fosse esattamente la parte interessata. Ora, grazie ai restauri e alle ricerche archeologiche, siamo riusciti a comprenderlo meglio, aggiungendo un ulteriore tassello alla nostra conoscenza del castello” – ha concluso l’ammiraglio Ricci.

Poi la dottoressa Francesca Romana Paolillo, sovrintendente nazionale alla cultura, ha fatto il punto della situazione riguardo al progetto di ricerca archeologica e valorizzazione del castello aragonese, gestito dalla Soprintendenza nazionale per i beni culturali subacquei. Questo è interventi di restauro e risanamento conservativo per l’attuazione di un progetto integrato di scavo stratigrafico, consolidamento strutturale e restauro dei resti antichi insieme ad interventi di valorizzazione per la fruizione dei siti archeologici portati alla luce, come la cava arcaica, i resti murari di epoca ellenistica, bizantina, normanna e prearagonese e di ipogei funerari riutilizzati come insediamenti rupestri.

“la campagna di scavo archeologico che avrà inizio in autunno – ha affermato la dottoressa Francesca Romana Paolillo – riveste una certa importanza in quanto la conoscenza delle stratigrafie della città antica e medievale deve essere sempre alla base di ogni intervento di restauro, valorizzazione e fruizione dei complessi monumentali. Inizieremo con la zona delle antiche cucine e della torre di San Cristoforo dove otterremo sicuramente risultati molto notevoli in quanto il luogo è ricco di storia millenaria. Tutto questo, insieme ai dati acquisiti dal 2003 ad oggi, ci aiuterà a stilare un progetto di valorizzazione e fruizione che porteremo avanti insieme alla Marina Militare in una condivisione di intenti e di opportunità per l’intero territorio”.

Da parte sua, il Prof. Lucio Pierri de “Gli Amici del Castello Aragonese” ha illustrato le attività svolte dall’associazione per stimolare l’interesse della città per il maniero e in particolare dei giovani attraverso borse di studio. L’incontro si è concluso con un momento di convivialità per celebrare l’ottantesimo compleanno dell’ammiraglio Ricci e il recente assegnazione di una medaglia al merito dalla Marina Militare per l’impegno profuso nella valorizzazione del castello Aragonese.

*Foto in evidenza di Federica Pompamea

 
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