l’eccezione alla regola – .

l’eccezione alla regola – .
l’eccezione alla regola – .

PERUGIA – Il caso del‘Umbria che spacca è un’eccezione alla regola in molti modi. Quello dei contenuti, innanzitutto, perché un festival come questo, con ospiti di questo calibro, e di queste dimensioni, non sarebbe nemmeno concepibile se il suo direttore artistico non fosse uno dei musicisti più importanti del rock-pop italiano. scena. Quando Aimone Romizi prende il telefono e più o meno tutti gli rispondono, e più o meno tutti, di fronte alle sue proposte, si rivelano disposti a non alzare troppo la posta. Anche per questo nei prossimi giorni potrete sentire a Perugia, ad esempio, Mahmood, Colapesce e Dimartino, Nada, Salmo, Fulminacci.

Poi c’è la dimensione istituzionale: Umbria che Spacca piace a tutti, anche perché un evento capace di attrarre migliaia di ragazzi dai trent’anni – diciamo trentacinquenni – in giù è una specie di gallina dalle uova d’oro, e quasi nessuno, tra chi fa politica dalle nostre parti, resiste alla tentazione di farsi includere nelle foto ricordo delle sempre più folte conferenze stampa di presentazione. Infine c’è la dimensione sociale, che poi, anche riallacciandosi a quanto appena detto, ha inevitabilmente una formidabile ricaduta in termini politici, perché Umbria che Spacca è un piccolo mondo che si muove tutto l’anno coinvolgendo le migliori energie giovanili della città, e che nei giorni della festa vera e propria – per questa undicesima edizione da mercoledì a domenica prossima – è sostenuto da lavoro di trecentocinquanta persone. Professionisti, operai e tanti volontari.

La folla presente alla conferenza stampa di questa mattina a Palazzo Donini era quella solita, ma con un paio di novità rispetto al recente passato. Innanzitutto, a tenere le redini non era Aimone Romizi, che era ancora seduto in prima fila, ma il nuovo presidente dell’associazione Rogher Andrea Mancini Staff. E accanto a Mancini, tra i rappresentanti delle istituzioni, c’era Vittoria Ferdinandisindaco di Perugia da meno di una settimana.

L’emozione, mentre salivo le scale, era grandissima. Sento un enorme senso di appartenenza verso L’Umbria che Spacca. I ruoli cambiano, ma le intenzioni e le storie che ci uniscono sono sempre le stesse”, ha detto. Perché Ferdinandi, praticamente coetaneo degli organizzatori, ha visto nascere e crescere il festival. E perché nel tempo, con la sua Numero zero, ha avviato una collaborazione che, al di là dei chiari risvolti etici e, ancora una volta, sociali e politici, costituisce per certi versi il paradigma del rapporto tra l’evento e il quartiere in cui esso si è radicato ormai da tempo, quello di Borgo XX Giugno. “Non siamo venuti per invaderlo, ma per lavorare insieme”, ha detto Mancini. È ovvio. Il Frontone, gli spazi della Facoltà di Agraria, il T-Trane che quest’anno dal venerdì alla domenica ospiterà il Deejay a colazioneLa maggior parte è lì.

Ferdinandi ha rubato la scena a Donatella Tesei, la padrona di casa che non ha mai fatto mancare il suo sostegno a Umbria che Spacca, e ai rappresentanti dell’Università, dell’Università per Stranieri, della Galleria Nazionale dell’Umbria e della Fondazione Perugia. Tutti partner fondamentali, per le basi economiche che contribuiscono a creare e – nel caso di Gnu e università – nello sviluppo dei contenuti. Questa volta sono otto i palchi, più di duecento gli ospiti, e numerosi i concerti sold out. Difficile trovare posto in Galleria, impossibile Mahmood in Salmo in Noiz.

I l piano è comunque sconfinato, e se volete un consiglio date un’occhiata a cosa ha in serbo Stranieri con la sua serie di dibattiti dal sapore marcatamente sociale (violenza di genere, accessibilità alla cultura, sfruttamento del lavoro e discriminazioni nel music business), oppure buttate immergiti in Colapesce e Dimartino (mercoledì sera, con Giovanni Truppi) o Fulminacci (giovedì), sul Main Stage del Frontone.

Sempre giovedì, alle 19:00 presso l’Unipg Stage nel parcheggio dell’Agraria, c’è un campione il 4 luglio come Frankie hi_nrg MC. Gratuito, in collaborazione con il Festival Ram liberoMusica ad accesso casuale, organizzato da Vivoumbria.it con il sostegno di MiC e SIAE nell’ambito del programma “Per chi crea”, che vedrà esibirsi 5 band e 3 dj under 35. Domani, alle 11, nella Sala Fiume di Palazzo Doinini, si terrà la conferenza stampa di presentazione. Un altro doloroso sold out è quello di Micah P. Hinson, sabato all’alba ai giardini botanici: i concerti del folksinger americano sono sempre una bomba.

Il modello dichiarato è quello dei grandi festival-campus europei come lo Sziget di Budapest: la gente arriva (“soprattutto da Lombardia, Lazio e Toscana”, ha detto Romizi) e trova una comunità che l’accoglie, e cinque giorni costellati di eventi quasi in giro l’orologio ventiquattr’ore su ventiquattro. Perugia in una taglia che le sta molto bene. Perugia che rifiuta di riflettere troppo su se stessa. E d’ora in poi, con l’insediamento della nuova amministrazione comunale, sarà chiamata, in virtù della piccola rivoluzione attuata da Vittoria Ferdinandi, a operare un inevitabile cambio di passo. Tra pochi giorni il Consiglio vedrà la luce, e prima e dopo il convegno era tutta una questione su chi sarà il responsabile della cultura. I ragazzi dell’Umbria di Spacca hanno le idee chiare sulle caratteristiche che dovrà avere il prossimo assessore. Aimone Romizi, come sempre molto chiaro: “Contemporaneità. Un assessore alla cultura deve sapere cosa succede nel mondo. Il mondo è sfuggente e tenersi aggiornati è un lavoro a tempo pieno. Come quello del direttore artistico. Ciò che va bene oggi potrebbe non andare bene l’anno prossimo: bisogna studiare, cercare, reinventarsi continuamente”. Discorso condiviso in pieno da Andrea Mancini: “Ma io dico che servirà anche freschezza. Avremo bisogno di una persona che abbia una visione e sappia pensare in prospettiva”. Nel frattempo, la musica.

 
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