“Lei voleva.” La verità dalle prove – .

“Lei voleva.” La verità dalle prove – .
“Lei voleva.” La verità dalle prove – .

PERUGIA – Rapporto sessuale ottenuto con la coercizione? Non è mai avvenuto. E il secondo, se mai, è stato consensuale. In ogni caso, quindi, niente violenza. Il 69enne e il 34enne finiti in carcere dopo la denuncia di una 18enne di Perugia respingono senza ombra di dubbio l’accusa di stupro di gruppo. Parlando con i loro legali, i due, entrambi di origine albanese, contestano in toto il racconto disperato della ragazza, giunta sabato mattina in ospedale in stato di choc.

Se lei, a medici e poliziotti, ha raccontato le ore di terrore dopo un’uscita con gli amici in un locale tra San Sisto e Sant’Andrea delle Fratte, iniziata con la scusa dell’anziano che le ha chiamato un taxi per convincerla a seguirlo a casa, con i due indagati che poi l’hanno chiusa in una stanza e abusata a turno di lei prima di lasciarla andare tra vergogna e umiliazione, delineano uno scenario completamente diverso. È stata lei a chiedere di entrare, è stata lei a chiedere di usare la droga, è stata lei a suggerire un momento di sesso. Sesso che con l’anziano non ci sarebbe nemmeno stato e con il giovane invece sarebbe stato assolutamente libero, voluto e senza costrizioni. Versioni affidate agli avvocati Laura Filippucci, legale della 69enne, e Daniela Paccoi, che con il collega Guido Rondoni assiste la 34enne e anche il 24enne arrestato perché trovato nell’appartamento accanto con un tesoro di droga e denaro.
Ma tornando alla violenza sessuale aggravata – contestata alle prime due dal procuratore aggiunto Gennaro Iannarone, dopo la denuncia e gli accertamenti della squadra mobile diretta da Maria Assunta Ghizzoni – il racconto che arriva dal carcere di Capanne è completamente opposto alle parole e alle lacrime a raffica della diciottenne. A partire dalla cocaina che sarebbe stata costretta ad assumere, fino a quei due rapporti per i quali i medici di Santa Maria della Misericordia hanno contato giorni per guarire, almeno fisicamente. Due versioni, certo non inaspettate, decisamente contrastanti sulle quali dovrà ora esprimersi il giudice Elisabetta Massini, per la convalida dell’arresto dei due indagati previsto per domani mattina nel carcere di Capanne. Per arrivare alla verità, saranno sicuramente utili non solo gli accertamenti effettuati dagli uomini del gabinetto provinciale della polizia scientifica, ma soprattutto la raccolta di tracce biologiche rinvenute nell’appartamento di via Pievaiola dove si sarebbero consumate le violenze denunciate. In particolare, si ipotizza, i liquidi corporei presenti sulla biancheria intima e sulle lenzuola sequestrate dopo la perquisizione avvenuta poche ore dopo la denuncia della diciottenne. A dare più concretezza al suo racconto, apparso agli inquirenti attendibile e credibile. Risposte potrebbero arrivare anche dai cellulari sequestrati, nei quali è possibile che siano presenti immagini di quelle ore.
LA DROGA
Bisognerà valutare anche la versione del 24enne, al quale l’accusa non imputa le violenze a cui ha assistito senza intervenire, bensì la detenzione a scopo di spaccio (per gli oltre duecento grammi di cocaina e i ventimila euro e spiccioli rinvenuti nell’appartamento in cui è stato trovato) e la detenzione abusiva di arma da fuoco, per la pistola Beretta verosimilmente rubata e attualmente oggetto di accertamenti. Il giovane ha intanto spiegato ai suoi legali di non essere coinvolto nei fatti, perché quella casa – accanto a quella in cui è stato denunciato lo stupro – non è la sua. Toccherà ora al gip stabilire il confine tra verità e menzogna e confermare o smentire l’impianto delle accuse e il racconto della ragazza.

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Il Messaggero

 
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