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Il Museo Archeologico Stabiano Libero D’Orsi amplia il percorso espositivo – .

Il Museo Archeologico Stabiano Libero D’Orsi amplia il percorso espositivo – .
Il Museo Archeologico Stabiano Libero D’Orsi amplia il percorso espositivo – .

Cultura e Spettacolo

Castellammare – Il Museo archeologico di Stabia Libero D’Orsi amplia il percorso espositivo

Provenienti dal MANN, una coppa in ossidiana con motivi egizi e il busto di una principessa giulio-claudia.

Dal 3 luglio il Museo Archeologico Stabiano Libero D’Orsi amplia il percorso espositivo con nuovi reperti.
Una coppa in ossidiana con motivi egizi e un busto di principessa giulio-claudia, attribuiti a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, provenienti direttamente dalle collezioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN), insieme ad affreschi esposti per la prima volta, amplieranno l’esposizione del Museo.
I reperti sono in prestito, grazie all’Accordo di valorizzazione siglato nel 2023 tra il Parco archeologico di Pompei e il MANN finalizzato alla valorizzazione del patrimonio stabiano, e attraverso il quale è stata già integrata la collezione del Museo dalla sua riapertura nel marzo scorso.
“Il museo archeologico di Stabia è sempre più protagonista di una rete territoriale di siti e luoghi della cultura di inestimabile valore – sottolinea il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – Abbiamo già programmato un incontro con il neo sindaco di Castellammare, Luigi Vicinanza, per parlare di progetti futuri. Collegamenti con i mezzi pubblici, decoro e segnaletica sono alcune delle priorità che vorrei affrontare insieme all’amministrazione comunale. Nel frattempo si sta lavorando ai servizi di accoglienza presso le ville stabiesi, dove sono in corso importanti lavori di restauro e accessibilità”.
Tra le opere in arrivo, di particolare pregio per la loro unicità e bellezza, vi è una delle tre coppe in ossidiana, decorate con pietre preziose e motivi egizi, rinvenute a Villa San Marco da Libero D’Orsi.
Il 21 e 22 maggio 1954, durante i lavori di scavo nella stanza n. 37, vennero rinvenuti numerosi frammenti di ossidiana finemente lavorata, nonché una notevole quantità di fili d’oro e minuscoli intarsi di malachite, diaspro giallo, lapislazzuli, corallo bianco e rosa, alcuni ancora inseriti in reticoli di lamine d’oro, che costituivano una ricca decorazione ad intarsio. Compresa l’eccezionalità della scoperta, i reperti vennero immediatamente

trasferito al laboratorio di restauro del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
L’intervento di restauro ha consentito la ricomposizione di due skyphoi (coppe) con decorazione di tipo egizio (Coppa A e Coppa B), uno skyphos più piccolo con elementi vegetali conservati quasi integralmente (Coppa C) e parte di una phiale (coppa) con scena nilotica. Le coppe A e B raffigurano scene di culto tradizionali egizie; la coppa C, che giungerà al Museo archeologico di Stabia, è caratterizzata da una decorazione policroma, intarsiata con oro e pietre preziose di colore rosso, verde, bianco, rosa, giallo e blu, composta da foglie, fiori e un uccello appollaiato sullo stelo centrale.
Il tipo di rappresentazione si basa su modelli “egiziani”, una moda che si diffuse a Roma dopo la conquista dell’Egitto in seguito alla battaglia di Azio del 31 a.C. La preziosità dei materiali impiegati e la tecnica, che richiede maestranze altamente specializzate, rendono questi vasi capolavori dell’artigianato alessandrino e, soprattutto, inducono a pensare a un mecenatismo esclusivo.
Un altro reperto esposto è il noto busto-ritratto di principessa giulio-claudia, attribuito a Claudia Ottavia, figlia di Claudio e prima moglie di Nerone, rinvenuto nel larario del piccolo peristilio della villa di Anteros insieme all’iscrizione di Anteros ed Eracleo, anch’essa esposta nel museo.
Si tratta di una dedica ai Lari e alla Famiglia di due personaggi, Anteros ed Eracleo, un liberto e un servitore della famiglia in cui prestavano servizio. L’assenza nel testo di un’indicazione della gens, a cui è indirizzata la dedica, farebbe pensare all’alto rango di questa famiglia al punto che il suo nome non è indicato, data la sua notorietà. Pertanto, potrebbero essere liberti e membri della famiglia imperiale, che conservavano ed esponevano un ritratto della principessa imperiale nella loro casa.
Le curatrici della nuova mostra sono Maria Rispoli, Direttrice del Museo e Teresa Argento, Restauratrice della Reggia di Quisisana.

Martedì 2 luglio 2024 – 15:46 | © RIPRODUZIONE RISERVATA

 
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