ARÐ – Incontaminato dal fuoco – .

ARÐ – Incontaminato dal fuoco – .
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votazione
8.0

  • Bande:
    ARÐ
  • Durata: 00:52:47
  • Disponibile dal: 26/04/2024
  • Etichetta:
  • Produzioni di profezie

Streaming non ancora disponibile

La Northumbria parla ancora, attraverso i secoli: con una voce arcana, remota, fatta di ricordi di vite polverose come pergamene ingiallite, polvere di battaglie, paesaggi naturali avvolti in nebbie nebbiose.
Lo fa con la voce e la sacra sorte di Arð, la creatura solitaria di Mark Deeks (ex Winterfylleth), e ancora una volta ci regala uno splendido spaccato anglosassone di musica mistica, solenne e braci ardenti di storia.
“Untouched By Fire” è il secondo capitolo, sempre firmato Prophecy Productions, di un viaggio nato in sordina e negli anni travalicato i propri confini, senza perdere un briciolo di quella solida, oscura epicità dagli echi monastici che ne aveva caratterizzato gli esordi. nel 2022.
Ma se in “Take Up My Bones” ha illustrato la storia delle spoglie di Saint Cuthbert, tra le pietre dell’abbazia di Lindsfarne e i regni di Mercia, questa volta il polistrumentista inglese tratteggia la figura di re Oswald a suon di riff rallentati e imponenti, cori monastici e sontuose architetture fatte di violini e cornamuse (suonate da Robina Hully e Beverley Palin, accanto alla batteria di Callum Cox e agli archi di Dan Capp, autore anche del suggestivo artwork dell’album), dipingono la narrazione giunzioni con pennellate di note sapienti.
Ritroviamo, come già accennato, tutte le caratteristiche che avevamo apprezzato nell’esordio: la capacità di declinare il sontuoso e introspettivo funeral doom della scuola dello Scetticismo con suggestioni di carattere assorbito à la Empyrium (“Assediato dalle Armi”), il già citato cori monastici, baritonali, fermi come volte di cattedrali e fieri come il vento sospinto dal vento – in questo senso “Name Bestowed”, uno dei migliori brani dell’album a giudizio di chi scrive, continua a farci venire la pelle d’oca anche dopo numerosi ascolti – e il gusto per riff epici e cupi (sicuramente parte integrante dell’attività di Deeks con la band madre).
Ad arricchire una proposta consapevole e compatta, troviamo maggiore confidenza in fase di scrittura (sicuramente frutto anche di apparizioni live, inizialmente inaspettate e poi sempre più frequenti) nel costruire momenti ruggenti come le risate sulle scogliere della zona e sospese tagli in cui atmosfere è impossibile non perdersi (dall’iniziale “Cursed To Nothing But Pacience” alla finale “Casket Of Dust”), nonché un gusto per suggestioni delicate e quasi prog, modulate guardando l’opera degli ultimi Enslaved o Borknagar e filtrato da un tutto dal sapore davvero deliziosamente anglosassone, come si può apprezzare nella lenta, desolata progressione di “He Saw Nine Waters”, punteggiata da note acute di chitarra e con una di quelle aperture, verso il fine della canzone, che non dimenticheremo – fortunatamente! – così facilmente.
Ciò dimostra come, in un genere che fa della lentezza e di una certa ‘staticità’ i suoi pilastri, si possa tracciare il proprio percorso in modo personale senza voler a tutti i costi innovare il proprio suono oltre chissà quali frontiere; qui, al contrario, è nello scavo, per certi versi quasi filologico, del passato che si ritrova la propria forza, lavorando di cesello (tanto nella composizione quanto nella realizzazione, capace ancora una volta di esaltare i toni ‘liturgici’ di epici o acustici) per restituirli ad ascoltatori davvero capaci di brillare.
Aspettavamo con impazienza di ascoltare ancora una volta la voce di questa regione del nord-est della Gran Bretagna nella tonalità unica che Arð ha portato al panorama musicale di oggi, e siamo davvero lieti di dire che le nostre aspettative non solo sono state soddisfatte, ma di gran lunga superate.
Per quanto ci riguarda “Untouched By Fire” si candida come uno degli album dell’anno, ed è sicuramente un album che gli amanti del genere non potranno fare a meno di apprezzare.

“Dall’isola o dal campo di battaglia
Ritorna indomito
Pochi a fronte di tanti”

 
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