CRAWL – Altare del Disgusto – .

CRAWL – Altare del Disgusto – .
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votazione
7.0

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“Altar of Disgust” è il titolo del secondo LP dei Crawl, gruppo svedese dedito al death metal vecchia scuola con uno spiccato spirito hardcore, che ci fa riscoprire le atmosfere pungenti di un gruppo ormai cult come i compianti Black Breath.
Il quartetto, il cui moniker è un chiaro omaggio ai maestri Entombed, si muove stilisticamente all’interno dei canoni più classici del genere: rimandi ai primi tre album dei suddetti leader (nonché ai capisaldi dei cugini Dismember), forte uso di suoni analogici dal sapore ruvido ed essenziale, un tappeto sonoro su cui spicca una sezione ritmica schietta e pulsante. A rendere il tutto ulteriormente simile alla suddetta band americana, un atteggiamento sfacciato guida una lunga serie di brani dalla struttura particolarmente concisa, spesso ricca di cadenze, di un groove e di un ‘stomp’ che possono facilmente richiamare anche ambienti hardcore metal.
Con canzoni come “Throne of Molten Bones”, “Knives” o “Into Sordid Rifts”, i Crawl dimostrano al meglio la loro capacità di creare musica che sia allo stesso tempo brutale e orecchiabile. L’energia cruda e primitiva che permea questa sorta di potente death’n’roll non ha difficoltà a catturare l’attenzione dell’ascoltatore, se non altro perché i riff sono quasi sempre azzeccati e ben interpretati da un gruppo che ha sicuramente in mente la dimensione e performance dal vivo di questo tipo di proposta. Ascoltando la mezz’ora di “Altars of Disgust”, insomma, si tende a vedere i Crawl più come una band hardcore prestata al death metal che viceversa, tanto che l’aggressività è lineare, compatta ed efficace.
In un periodo in cui molte realtà cercano il colpo di scena a tutti i costi, è bello imbattersi in una squadra che punta sul punto e lo fa con una verve degna di questo nome, evitando così di apparire piatti o scolastici. Certo, i riferimenti sono evidenti, ma i riff galoppano e certi breakdown si muovono con viscerale determinazione, contribuendo a comprimere e mettere per un attimo in un angolo quel senso di déjà vu che a volte può apparire evidente in certe situazioni.
Di fronte a molte uscite caratterizzate da musica spesso notevolmente complessa e strutturata, gli svedesi rappresentano quindi un piacevole diversivo nella loro posizione di faro di spontaneità ed esuberanza selvaggia. Che si tratti di gridare le proprie frustrazioni o semplicemente di lasciarsi trasportare dalla potenza del suono, Crawl offre una quantità di momenti liberatori che faranno sicuramente sorridere tutti i grandi fan di questa particolare corrente stilistica.

 
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