«Così adesso vogliono imporre una nuova visione del mondo» – .

«Così adesso vogliono imporre una nuova visione del mondo» – .
«Così adesso vogliono imporre una nuova visione del mondo» – .

Rispetto al passato, quando alla Rai non è certo mancata l’influenza della politica sia sulla redazione che sui palinsesti, secondo Corrado Augias c’è una differenza sostanziale che il governo Meloni porta con sé. Intervistata da Annalisa Cuzzocrea su La Stampa, la scrittrice da 60 anni alla tv di Stato lo spiega dopo lo sciopero dell’Usigrai, lo storico sindacato Rai, che ha registrato per la prima volta una percentuale di iscritti inferiore al 90%: «Quando arrivarono i comunisti, la RAI fu parlamentarizzata, la DC ebbe l’1, i socialisti il ​​2, i comunisti il ​​3. Anche Berlusconi, a parte qualche atto di ferocia come l’editto bulgaro, gesto di ira “divina”, fu non chiedo molto. I suoi pensieri erano rivolti alle ballerine. Non questi – spiega Augias riferendosi alla maggioranza di centrodestra in carica – sono arrivati ​​a imporre una visione del mondo”.

Secondo chi scrive, il nuovo corso che sarebbe stato imposto dal centrodestra punta a «ripartire da zero con una contro-narrativa a quella costituzionale. Ma è una narrazione cruda, infantile, approssimativa. Nati nelle conventicole del Movimento Sociale, mentre rimuginavano tra loro pieni di risentimento e frustrazione per essere stati tenuti fuori”. Augias porta l’esempio del monologo di Antonio Scurati e delle accuse di censura. Per chi scrive si è trattato di “un gesto fanatico e stupido” che “si spiega solo con lo zelo del funzionario che crede di aver capito che è giunto il momento di poter fare una cosa del genere, perché il clima lo consente” .

Lo sciopero Rai ha diviso la redazione, tra chi ha sostenuto la battaglia dell’Usigrai con il 75% di astensione e chi invece ha sostenuto la linea dell’Unirai, il sindacato ritenuto vicino alle posizioni del governo che ha boicottato l’iniziativa. L’Unirai, secondo Augias, è «un sindacato tecnicamente giallo, cioè padronale come c’era alla Fiat ai tempi dei conflitti industriali più duri, non c’era mai stato alla Rai. È incredibile quello che succede”. Il timore di Augias è che con il governo in carica si arrivi a un “modello Orban”, cioè a un “restringimento progressivo e indolore dello spazio democratico, come la storia della rana bollita”. E qualche segnale ci sarebbe stato, spiega lo scrittore, a cominciare dalle riforme in cantiere che imporrebbero «limiti alla magistratura, limiti ai poteri del presidente della Repubblica, una riforma che porta alla capocrazia. È lì che arriviamo, nella disattenzione delle masse che hanno altri problemi, altre preoccupazioni. Oppure non gli interessa.”

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