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“157mila domande di visto solo dalla Campania, trafficano con il Bangladesh”. E la Meloni va in procura – .

“157mila domande di visto solo dalla Campania, trafficano con il Bangladesh”. E la Meloni va in procura – .
“157mila domande di visto solo dalla Campania, trafficano con il Bangladesh”. E la Meloni va in procura – .

Il premier Giorgia Meloni ha presentato un esposto alla Procura nazionale antimafia per denunciare una presunta maxi-truffa volta a “gonfiare” l’ingresso dei migranti in Italia sfruttando il sistema dei decreti flussi. L’ipotesi di Palazzo Chigi è che la truffa pluriennale coinvolga reti di criminalità organizzata, nel nostro Paese per “forzare” il sistema con migliaia di richieste fittizie, nei Paesi terzi – in particolare il Bangladesh – per favorire partenze di massa verso il nostro Paese. La denuncia è stata consegnata dallo stesso presidente del Consiglio oggi 4 giugno al procuratore nazionale Giovanni Melillo. Lo ha annunciato questa mattina la Meloni in un briefing al Cdm poi diffuso alla stampa. Dal monitoraggio effettuato dagli uffici governativi sull’applicazione dei decreti flussi – quelli che stabiliscono di anno in anno le quote di ingressi regolari di migranti cui possono presentare domanda le imprese – sono emersi “dati allarmanti”, ha ricostruito il presidente del Consiglio. Il campanello d’allarme è suonato quando ci siamo accorti del numero esorbitante di richieste che arrivavano dalla Campania durante il click day prestabilito. Numeri troppo lontani dalla realtà del territorio per non destare sospetti: «Sui permessi per lavoro stagionale, cioè per lavori in ambito agricolo o turistico-alberghiero, nel 2023, su un totale di 282.000 domande, 157.000 arrivano dalla Campania, mentre Dalla Puglia ne arrivano 20mila. Solo che, ad esempio nel settore agricolo, la Puglia conta circa il 12% delle imprese agricole italiane e la Campania solo il 6%”, spiega il presidente del Consiglio. Secondo quanto emerso, inoltre, al termine del processo solo il 3% di coloro che avevano ottenuto un visto regolare aveva effettivamente firmato un contratto di lavoro. Piccoli ma significativi divari tra i due dati, secondo il monitoraggio, arriverebbero da molte altre regioni italiane.

L’assalto al sistema dalla Campania

Secondo il governo non ci sono dubbi su cosa si nasconda dietro numeri così sospetti: «Secondo noi significa che i flussi regolari di immigrati per motivi di lavoro vengono utilizzati come ulteriore canale di immigrazione irregolare. Vuol dire che, ragionevolmente, la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle istanze e i “decreti flussi” sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, attraverso un percorso formalmente legale e privo di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto accesso all’Italia. diritto, probabilmente dietro pagamento di somme di denaro (secondo alcune fonti fino a 15.000 euro per “pratica”)”. Una frode criminale che vedrebbe le organizzazioni criminali campane colludere con “partner” localizzati soprattutto in Bangladesh, il Paese da cui provengono da mesi il maggior numero di arrivi irregolari in Italia e dove sono denunciati “fenomeni di compravendita” le autorità. dei visti per motivi di lavoro”. Da qui la decisione del governo di creare un dossier ad hoc ora consegnato alla Procura antimafia per possibili profili di reato.

Verso una revisione del sistema dei flussi

Quanto al piano politico e normativo, la Meloni ora vuole risposte anche dai suoi stessi ministeri. «Siamo di fronte a un meccanismo di frode e di elusione delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante ingerenza della criminalità organizzata, che dobbiamo fermare e correggere, esattamente come abbiamo fatto, e stiamo facendo, per il super bonus casa e per reddito di cittadinanza”, dice il presidente del Consiglio, intervenendo su una serie di aspetti cruciali ma estremamente “delicati” del sistema: la verifica delle domande di permesso di lavoro, il meccanismo dei click day, la definizione di quote, il rafforzamento dei canali di ingresso speciali servizi, e più in generale di collaborazione con le associazioni di categoria, con l’obiettivo di definire i fabbisogni di manodopera. Il primo ministro annuncia una battaglia sul tema, da lanciare con un “piano ampio e dettagliato per risolvere questo problema” che sarà presentato in uno dei primi Cdm dopo il G7 di metà giugno.

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