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ecco le ciliegie della varietà “Giorgia” (come due anni fa) – Il video – .

ecco le ciliegie della varietà “Giorgia” (come due anni fa) – Il video – .
ecco le ciliegie della varietà “Giorgia” (come due anni fa) – Il video – .

Dimenticate il ruolo di primo ministro. “Giorgia” è sempre la stessa, almeno nei periodi di campagna elettorale: una politica che rappresenta solo una parte del Paese e che manda messaggi contro un’altra. Anche allargando i confini della legge che impone il silenzio elettorale. Poco prima dello scoccare della mezzanotte tra venerdì 7 e sabato 8 giugno, giorno dell’apertura delle urne, la Meloni ha diffuso sui social un video del fruttivendolo. In romanesco si rivolge al negoziante: «Oh Daniè, non dire niente che siamo in campagna elettorale». Poi afferra una ciliegia, comincia a masticarla e, sempre con la bocca piena, dice: «Buonissima, che varietà è?». Il fruttivendolo continua il gioco girando una carta piantata nel cestino, su cui si legge: «Varietà Giorgia». Una piccola scena che sembra proprio così spin off del video pubblicato a ridosso del voto del 25 settembre 2022, quando la leader di Fratelli d’Italia si mostrò ai suoi follower con in mano due meloni.

“Bellissimo!”

È la stessa Meloni a prendersi gioco del silenzio elettorale, invitando il fruttivendolo/attore a non dire nulla. Il Primo Ministro ha infatti agito secondo la legge, pubblicando pochi istanti prima della mezzanotte. Lei e il suo staff, però, non potevano fare a meno di essere consapevoli che il video sarebbe stato visto dalla maggior parte dei follower l’8 giugno: una mossa lecita, ma alquanto spregiudicata. Intanto il capogruppo di Fratelli d’Italia al Senato, Lucio Malan, ha deciso di commentare il video la mattina dell’8 giugno, in pieno silenzio elettorale: «Bellissimo! La cosa più divertente saranno le facce lunghe dei bigotti di sinistra che diranno: “Un leader politico non fa queste cose”. Ed è il tenore principale delle reazioni postate dai follower della Meloni su Instagram.

Tra quelli con di più mi piace, si legge: «Posso già immaginare la reazione isterica della sinistra», oppure, «ogni volta che fai questi video esplode il fegato della gente!». A dire il vero, il nucleo dei sostenitori della tesi dell’inquilino di Palazzo Chigi – almeno tra coloro che commentano – sembra provenire ancora una volta dall’India. Anche gli avversari ne rastrellano a centinaia Piace, scrivendo: «Istituzionalmente imbarazzante», oppure, «il bello dei commenti in appendice a questo video è che non sono dedicati alla mancanza di istituzionalità da parte di un presidente del Consiglio, ma a come le pretese dovrebbero rosicchiare. Per cosa, esattamente?

La legge sul silenzio elettorale

La Meloni non è l’unico politico che, approfittando del mancato aggiornamento della legge sul silenzio elettorale, sfrutta le gesta dei social per lanciare messaggi che però non possono essere pubblicati in tv, radio o giornali. La stessa norma vieta l’organizzazione di comizi, l’affissione di manifesti e la propaganda in prossimità dei seggi elettorali. Insomma, la campagna elettorale dovrebbe smettere di iniziare 24 ore prima dell’apertura delle urne, pena una multa da 100 euro fino alla reclusione per un anno. In queste elezioni, con votazioni che inizieranno eccezionalmente sabato, l’inizio del silenzio è stato fissato alle 23.59 di venerdì 7 giugno.

La legge 212 del 1956, tuttavia, non è mai stata aggiornata per tener conto di Internet, escludendo di fatto Internet dal divieto di propaganda. E comunque la legge ha sempre mostrato, nella sua applicazione, regole decisamente lasche: ad esempio, giornalisti e fotografi sono soliti seguire i politici alle urne e, a margine, chiedono dichiarazioni che spesso sfociano in commenti politici. Immaginiamo se in occasione di queste elezioni europee i politici desistessero dalla propaganda online, seguendo le indicazioni dell’Agcom: l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per l’occasione, ha diffuso una nota in cui precisa che il silenzio elettorale “si estende a tutta la propaganda elettorale attività, dirette e indirette, anche se veicolate su piattaforme online”.

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