«Mio figlio è un lavoratore. È estraneo a questa follia»

«Mio figlio è un lavoratore. È estraneo a questa follia»
«Mio figlio è un lavoratore. È estraneo a questa follia»

Una telefonata nel cuore della notte fu per lui l’inizio dell’incubo Ciro Bianco, padre di Alessioil 25enne napoletano ferito a colpi di arma da fuoco nella notte tra mercoledì e giovedì. Un incubo che ha trascinato nella disperazione più profonda la madre, il fratello del giovane e l’intera famiglia del ragazzo che ora è in pericolo di vita, ricoverato in ospedale.Vecchio Pellegrini hospital in Naples.

Dopo una notte trascorsa quasi in apnea, tra preghiere e lacrime, mentre Alessio veniva operato d’urgenza, Ciro non lasciò la guarnigione nemmeno per un momento pino secco facendo la spola tra i reparti dell’ospedale e il bar antistante l’ospedale dove si erano radunati decine di parenti e amici.

«Siamo venuti qui per dare forza Alessio e a suo padre, questo è un momento delicato e confidiamo nei medici che stanno facendo il massimo” hanno riferito alcuni parenti che, ieri, sono rimasti per ore davanti all’ingresso dell’ospedale, portando con sé bambini e neonati per non rinunciare ad essere presente. Tra conoscenti, amici e parenti stretti si è ripetuta più volte una voce corale condivisa da tutti.

«Alessio è sempre stato un bravissimo ragazzo fin da piccolo» ha detto uno zio, quasi coetaneo del venticinquenne, ribadendo che «è una persona perbene che non ha mai avuto problemi di nessun tipo con la giustizia, un lavoratore e un ragazzo di valori». È passato poco più di un mese da quando Alessio ha compiuto 25 anni, a fine maggio. Ora è ricoverato nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale Old Pellegriniin prognosi riservata ed in pericolo di vita dopo le cure per il grave trauma addominale causato dalle ferite da arma da fuoco riportate.

Al suo arrivo, poco dopo l’una di notte tra mercoledì e giovedì, il 25enne è stato assistito con codice rosso al pronto soccorso e subito operato dalle équipe coordinate dal responsabile della Chirurgia d’urgenza, Corrado FantiniIl giovane che necessitava di trasfusioni è stato quindi ricoverato, fin dall’inizio, nel reparto di terapia intensiva diretto da Ciro Fittipaldi che attualmente monitora costantemente l’andamento clinico del ragazzo che, ieri, in tarda mattinata, è stato trasferito nuovamente in sala operatoria.

Così, dopo una notte trascorsa nella sala d’attesa antistante la sala operatoria, Ciro, ieri mattina, si è ritrovato di nuovo davanti alle porte metalliche che lo separavano dal figlio, sottoposto a un controllo sul tavolo operatorio per valutare e monitorare le ferite causate dai proiettili. Ci sono volute più di due ore, affrontate ancora una volta con il cuore in gola, prima che il padre di Alessio è stato rincuorato dai medici per l’esito positivo degli accertamenti che però non hanno cambiato la gravità della prognosi e il pericolo di vita.

Ciro Bianco è un uomo alto e corpulento, sembra una roccia di quelle che non crollano mai. I suoi occhi, pieni di lacrime e preoccupazione, ieri, parlavano al suo posto e l’unico filo di voce che gli era rimasto era per descrivere suo figlio, una volta che Alessio, ieri pomeriggio, ha lasciato la sala operatoria per tornare al reparto di Rianimazione.

“Mio figlio è un operaio, lavora come garzone di pizza e, prima ancora, ha lavorato in una salumeria, è un ragazzo con dei valori che non ha mai avuto problemi con la legge o con la droga, è semplicemente un bravo ragazzo” ha spiegato il padre, seduto insieme agli zii del giovane che lo hanno sostenuto e accompagnato per tutta la giornata. In questo momento di profonda e dolorosa preoccupazione non c’è spazio per altre domande e nemmeno per altri pensieri. Ciro non sa esattamente cosa sia successo ma, per lui e la sua famiglia, la sera della tragedia deve essere stata una serata come tante in cui Alessio, che tornava spesso a casa dopo il lavoro, si era invece concesso un’uscita visto che non era in servizio al lavoro il giorno successivo.

“L’unica cosa che ci interessa ora è che mio figlio possa riprendersi il prima possibile e guarire, non c’è nient’altro di importante ora” ha spiegato il padre del ragazzo, sottolineando un pensiero condiviso da tutti i familiari e i parenti radunati davanti all’ospedale.

Alto, magro, con gli occhi nocciola, il pizzetto e un sorriso contagioso. Lui è così Alessio, un ragazzo solare, spensierato e con la testa sulle spalle. Chi parla di lui, racconta del suo lato generoso e responsabile, descrivendo il ritratto di una persona pulita, lontana da situazioni ambigue. “È un bravo ragazzo e non ha mai avuto problemi con nessuno, di sicuro non c’entra niente con la sparatoria.”

Questa frase è stata pronunciata più volte ieri da amici e conoscenti di Alessio, residente nel quartiere San Giuseppe, nel cuore del centro antico. Il 25enne viene descritto da chi lo conosce da sempre, nel quartiere, come “un ragazzo tranquillo, senza pensieri che ha sempre lavorato onestamente, con l’obiettivo di aiutare la famiglia” e non è un caso che il giovane, dopo aver perso il lavoro durante la pandemia, si sia rimboccato le maniche, riuscendo a ritagliarsi un impiego come aiuto pizzaiolo in un locale del centro storico.

Gli amici dicono che si stava facendo amare dai colleghi e soprattutto dal proprietario del ristorante che lo teneva in grande considerazione. L’affetto e l’amicizia che lo circonda Alessio è palpabile nel quartiere ma, non è difficile intercettarlo, anche una certa reticenza nell’esporsi come se, in qualche modo, la tragedia compiuta a colpi di arma da fuoco avesse comunque fatto cadere una nube di silenzio e di paura. In ogni caso, anche per gli amici di sempre adesso conta solo una cosa e un augurio: «Alessio torna presto a casa».

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La mattina

 
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