le ricerche non hanno ancora avuto successo – .

Ancora senza risultati, per ora, la ricerca continuare tutta la notte Giacomo Bozzoli, 39 years old, condannato definitivamente alergastolo tardo pomeriggio di lunedì in Cassazione per l’omicidio dello zio MarioNove anni dopo gli eventi.

I l Il nome di Giacomo Bozzoli è stato inserito nella banca dati delle forze dell’ordine a livello nazionale per poterlo fermare qualora venisse trovato in alberghi, aeroporti, porti e zone turistiche.

L’inserzione intitolata a Giacomo Bozzoli non è stata rinvenuta nella sua abitazione di Soiano del Garda subito dopo la sentenza della Corte di Cassazione. Al momento anche la moglie e il figlioletto risultano irreperibili.: tutti quanti – secondo quanto raccontavano i vicini – non si trovavano lì da almeno dieci giorni.

I suoi avvocati si nascondono dietro un no comment mentre il padre Adelio, presente alla Corte di Cassazione di Roma e che aveva spiegato che il figlio stava aspettando a casa l’esito del processo, non risponde più al telefono.

Verso le 20:00 di lunedì sera, Giacomo Bozzoli non si trovava nella sua casa sulla sponda bresciana del lago di Garda dove risulta residenteLo hanno confermato i carabinieri che si sono presentati a casa ma non hanno trovato nessuno a poche ore dalla sentenza della Corte Suprema.

Non si può escludere che si sia trattato di un momento di confusioneunito al desiderio di “godersi” le ultime ore di libertà. E che quindi potrebbe decidere di costituirsi presto, ma con il passare delle ore gli inquirenti stanno valutando anche altre possibilità, come quella di provare a lasciare il Paese e cercare rifugio all’estero.

La condanna finale: ergastolo per l’omicidio dello zio

Poco prima delle 18:00 di lunedì è arrivato il verdetto. Destinato a cambiargli la vita, dopo nove anni di accuse – ma anche di libertà. La prima sezione della Corte di Cassazione – presidente Giuseppe Santalucia – ha confermato, rendendola definitiva, Ergastolo per Giacomo Bozzoli: 40 anni il prossimo 19 luglio, è stato condannato al primo, secondo e ora terzo grado per omicidio aggravato e la distruzione del corpo dello zio Mario, 52 anni, scomparso la sera dell’8 ottobre 2015 dalla fonderia di famiglia a Marcheno, che gestiva insieme al fratello e ai nipoti.

A Roma, Giacomo non era in tribunale. Era presente il padre Adelio, che aveva sempre assistito alle udienze di primo e secondo grado, sostenendo l’innocenza del figlio.

Il quale a sua volta ha sempre sostenuto di non aver commesso alcun reato: per i giudici bresciani, invece, avrebbe ucciso con la collaborazione degli operai Beppe Ghirardini e Oscar Maggi.

L’accusa e il piano raccontati all’ex

Il procuratore generale aggiunto presso la Corte di Cassazione, Assunta Cocomello, aveva chiesto la conferma della condanna all’ergastolo nei confronti di Giacomo. Secondo l’accusa, in tema di legittimità, non sussiste violazione di legge nella doppia sentenza conforme di condanna nei confronti dell’imputato, così come non sussisterebbero vizi nelle motivazioni, né dal punto di vista formale né da quello logico.

Che sia lui il responsabile, secondo il pg, è confermato una serie di prove già esaminato non in modo superficiale, come le telecamere all’interno della fonderia che sarebbero state spostate ad hoc prima del delitto per non immortalarlo; il rientro in azienda del trentanovenne, la sera dell’8 ottobre 2015, a dieci minuti dalla sua uscita (vi rimase per altri dieci minuti) che lui stesso spiegò sarebbe dipeso da un cambio di produzione da impartire: insensato per l’accusa secondo cui, piuttosto, Giacomo Bozzoli sarebbe tornato in fonderia per ultimare il lavoro di occultamento del corpo o cancellare le tracce.

Infine, l’odio “ostinato e incontrollabile” verso lo zio – “colpevole a suo avviso sia di trarre profitto dall’azienda sia di ostacolare i suoi progetti imprenditoriali” scrissero i giudici di Brescia – che non avrebbe nascosto ai conoscenti e aiex fidanzata (alla quale anni prima aveva confidato un piano per ucciderlo)ascoltato in aula in primo grado.

La difesa

Undici motivi scritti nero su bianco in 145 pagine: così il ricorso proposto dalla difesa – rappresentata a Roma dallo storico avvocato di Giacomo, Luigi Frattini, e dal professor Franco Coppi – mirava ad ottenere l’annullamento della condanna:

«Sebbene sia evidente a nostro avviso l’innocenza di Giacomo Bozzoli, non possiamo non rilevare che le sentenze» pronunciate nelle corti d’assise e d’appello «si fondano sull’inosservanza delle regole processuali previste a pena di inammissibilità assoluta e che comportano pertanto la nullità delle sentenze stesse».

Il primo carica modificata durante il procedimento (Giacomo è stato accusato prima di aver ucciso da solo lo zio e di averne trasportato il cadavere fuori dall’azienda, poi di averlo fatto in collaborazione con i due operai, salvo poi distruggerne il corpo nel grande forno), tali da violare il diritto di difesa.

Nel suo intervento, il professor Coppi ha evidenziato, a differenza del procuratore generale aggiunto, come la doppia condanna nei confronti dell’imputato possa essere un errore: doppio. “L’accusa contro Giacomo è piena di ambiguità” che non sarebbero state dipanate nel corso dei processi, ha detto.

La seconda inchiesta e il suicidio di uno degli altri due imputati

Secondo la Corte d’Assise d’Appello di Brescia, “l’omicidio è stato commesso in un contesto spazio-temporale ristretto in cui, oltre all’imputato, erano presenti solo Giuseppe Ghirardini and Oscar Maggi».

Tra le 19.15 (dopo che Mario ha chiamato la moglie Irene) e le 19.18 (quando è avvenuto l’incidente) il “fumo anomalo” del grande forno, dove secondo i giudici fu gettato il suo corpo).

Il primo, Ghirardini, che lavorava al forno grande, si suicidò in Val Camonica sei giorni dopo la scomparsa del suo capo..

Chiuse le indagini sul secondo, Oscar Maggi: la Procura di Brescia chiederà l’archiviazione deferimento a giudizio per concorso in omicidio dopo il rinvio del procedimento.

Da Alex Bozzoli, fratello di Giacomo, e un altro operaio, Aboyage «Abu» Akwasi, rispondono invece alla falsa testimonianza: avrebbero mentito “per tenere Mario lontano dal forno al momento di fumare” e per favorire Giacomo.

 
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