Esplosione alla centrale di Suviana, il racconto dei soccorritori – .

Esplosione alla centrale di Suviana, il racconto dei soccorritori – .
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Partire immediatamente senza conoscere appieno la situazione, intubare persone in condizioni estreme e sostenere, non solo fisicamente, sia i feriti che i loro parenti. Sono questi alcuni degli aspetti più importanti che hanno caratterizzato l’intervento dei professionisti del 118 subito dopo l’esplosione avvenuta alla centrale idroelettrica di Bargi una settimana fa. A Bologna, alcuni tra i primi arrivati ​​sulle sponde del Lago di Suviana per i soccorsi, hanno raccontato la loro esperienza, a margine di un convegno sul tema delle maxi-emergenze

“Alcuni avevano ustioni al viso, altri avevano problemi respiratori e quindi hanno dovuto essere intubati precocemente per evitare tutte le conseguenze causate dall’ustione interna”. Diana De Maria, da oltre dieci anni infermiera del pronto soccorso del 118 di Bologna, è stata tra le primissime a intervenire lo scorso 9 aprile, poco dopo la tragica esplosione alla centrale di Bargi. Era a bordo del primo dei quattro elicotteri sanitari arrivati ​​a Suviana per le operazioni di soccorso che hanno coinvolto anche due mezzi sanitari, cinque ambulanze e altri due mezzi di supporto, oltre ad un numero sempre crescente di professionisti, che hanno tempestivamente riavvolto il nastro. Intervento, di squadra e complicato, vista la situazione, in occasione di una due giorni nella Capitale dedicata alla formazione in caso di grandi emergenze. “Gli avvenimenti delle ultime settimane dimostrano quanto sia attuale il sistema emergenza-urgenza e quanto servano professionisti formati come i nostri” commenta il direttore generale dell’Azienda USL bolognese, Paolo Bordon, mentre Daniele Celin, infermiere e coordinatore del volo medico, sottolinea importante anche la sinergia attuata sia all’interno della squadra dei soccorritori che con i vigili del fuoco, che avrebbero potuto anch’essi aver bisogno di assistenza durante le operazioni, vista la situazione. “È stato un evento estremamente complesso perché abbiamo avuto molte situazioni, tra cui crolli, allagamenti e fumo” ricorda Francesco Franchini, coordinatore della centrale operativa del 118. Intubare i pazienti in condizioni estreme, sostenere loro e le loro famiglie, nonché partire rapidamente anche senza l’esatta consapevolezza della situazione da affrontare, sono stati aspetti non secondari di un intervento che non ha certamente eguali nella storia recente dell’Emilia-Romagna. , e oltre. «Prima di essere intubati, alcuni avevano chiesto di parlare con i parenti – racconta infine Lorenzo Gamberini, il medico della rianimazione arrivato a bordo dell’eliambulanza partito da Pavullo -. Credo che dal punto di vista sanitario la parte più difficile sia stata gestire queste situazioni, perché non avevamo risposte da dare a nessuno”.




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Tag: Esplosione Suviana centrale elettrica storia soccorritori

 
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