Ad aprile sono sbarcate sulle coste italiane oltre 4.700 persone, nonostante il tempo prevalentemente avverso. Il dato segna un calo degli arrivi rispetto al mese precedente (6.857).
Nei mesi di gennaio e febbraio gli arrivi sono stati rispettivamente 2.258 e 2.301: lo riferisce in una nota l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).
Libia e Tunisia, si legge ancora, erano i paesi di partenza. Tuttavia, ad aprile, la Tunisia è diventata ancora una volta il principale paese di partenza per gli arrivi via mare in Italia a partire da settembre 2023, rappresentando il 73% di tutti gli arrivi.
Il 76% delle persone arrivate ad aprile è atterrato Lampedusa. Altri porti di sbarco sono Pantelleria, Ravenna, Reggio Calabria e Catania.
Dall’inizio dell’anno, il nazionalità di origine i più diffusi sono stati: Bangladesh (21%), Siria (15%), Tunisia (14%), Guinea (10%), Egitto (6%), Pakistan (4%), Mali (4%) e Sudan (3 %). ).
Ad aprile sono stati denunciati anche loro 10 morti e 62 dispersi nel Mediterraneo centrale in quattro diversi episodi, tutti originari della Tunisia. Ciò equivale a oltre due vittime al giorno lungo questa rotta che, nel mese di aprile, rappresentava il 95% delle vittime in tutto il Mediterraneo.
Dall’inizio dell’anno ad oggi, lo sono più di 400 morti e dispersi nel Mediterraneo centrale, circa l’85% delle vittime in tutto il Mediterraneo.
Nella nota, l’UNHCR prosegue riferendo di essere presente nei luoghi di sbarco dove continua a supportare le autorità italiane con team dedicati, in collaborazione con agenzie nazionali ed europee e altri partner, per fornire informazioni ai nuovi arrivati e per una rapida identificazione e la presa in carico tempestiva dei minori e delle persone più vulnerabili con servizi e cure specializzate.
L’UNHCR continua a sollecitare gli Stati a rafforzare le risorse e le capacità per adempiere efficacemente alle proprie responsabilità. In particolare rinnova il suo appello alla collaborazione per rafforzare i meccanismi di ricerca e salvataggio in mare e promuovere un maggiore accesso a rotte sicure e regolari verso l’Unione europea per le persone in cerca di protezione internazionale. (DIRE)