l’intera scena ripresa dalle telecamere – .

l’intera scena ripresa dalle telecamere – .
l’intera scena ripresa dalle telecamere – .

Sono state forse non una ma due bombe a far saltare il cancello in ferro battuto della villa di proprietà dell’imprenditore Sergio Lippolis, in contrada Cantagallo, vicino alla strada provinciale per Carosino, a Francavilla Fontana. Il proprietario della casa era a letto, così come sua moglie e i suoi figli. L’aggressore o meglio gli aggressori sapevano che era lì e volevano mandargli il messaggio forte e chiaro, anche se non sappiamo quale messaggio. Le domande sono, infatti, chi e perché?

L’esplosione o, a quanto pare, le esplosioni sono avvenute nel cuore della notte – intorno alle 4 di sabato scorso – e sono state sentite distintamente da chi – come era normale – in quel momento stava riposando. “Ci siamo svegliati di soprassalto”, ammette Lippolis, che non ha la minima idea di chi possano essere stati gli autori del gesto, tanto meno quale fosse il movente. Qualcosa di inaspettato da parte sua, ma che ora occupa i Carabinieri della Compagnia di Francavilla Fontana e preoccupa un po’ la comunità. La condanna unanime è arrivata dal mondo politico e dalle istituzioni, che hanno auspicato che le indagini possano procedere il più rapidamente possibile per assicurare i responsabili alla giustizia.

I militari sono concentrati sui video acquisiti dal sistema di sicurezza della villa. Hanno già visto i video, le cui immagini sono abbastanza chiare. L’intera scena dell’aggressione è immortalata: si vede chiaramente arrivare un furgone bianco – un Fiat Doblò o forse un Fiorino – che, dopo aver superato l’obiettivo, fa leggermente retromarcia. A quel punto, un uomo scende dalla porta sul retro e si dirige – con calma ma decisione – verso il lato sinistro del piazzale d’ingresso della villa Lippolis.

La telecamera lo riprende per intero e frontalmente: felpa con cappuccio calata sopra la testa e volto distorto, pantaloni di tuta (verde scuro) e scarpe da ginnastica. L’uomo raggiunge il bersaglio alla sua sinistra e per un attimo scompare dall’inquadratura, per poi riapparire pochi secondi dopo e correndo. È sempre questione di secondi ed ecco che arriva il botto o, pare, i botti: due in rapida successione. L’occhio elettronico è momentaneamente offuscato dal fumo prodotto dalle esplosioni.

Nel frattempo l’aggressore è risalito sul furgone, dove lo aspettava almeno un complice, per poi allontanarsi a tutta velocità nel buio della notte. Il sospetto è che chi ha piazzato gli ordigni – frutto di una lavorazione artigianale – li avesse nascosti sotto la felpa e li abbia tirati fuori solo una volta davanti al cancello. Il potenziale esplosivo era certamente elevato e capace di uccidere o ferire chiunque si trovasse nelle vicinanze delle esplosioni, che non a caso distrussero un cancello in ferro battuto oltre a incrinare una delle colonne portanti a cui era fissato.

Gli inquirenti sono al lavoro per dare un nome e un volto (non travisato) all’autore materiale del gesto e al suo autista, sempre partendo dal presupposto che nel furgone ci fosse una sola persona con funzione di “posta”.

 
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