Tosatto fa il punto – .

La prima grande corsa a tappe a cui ha partecipato Tudor Pro Cycling è stata il Giro d’Italia. Tra le fila degli dei A guidare il professionista svizzero sulle strade della corsa rosa è stato Matteo Tosatto. Al Giro d’Italia è di casa, ne ha vinti tre: con Froome, Geoghegan Hart e Bernal, mentre è salito due volte sul podio con Carapaz nel 2022 e con Thomas l’anno scorso.

«Sono tornato a casa lunedì – racconta Tosatto – e in questi giorni sono un po’ tranquillo. I prossimi impegni non sono ancora definiti, ma la squadra sarà divisa su tante gare, vedremo a quali andrò. Sicuramente mi presenterò ai campionati italiani al seguito di Dainese e Trentin, credo sia fondamentale onorare la corsa che assegna la maglia tricolore”.

Per Tosatto fu il primo Giro d’Italia alla guida della Tudor
Per Tosatto fu il primo Giro d’Italia alla guida della Tudor

Un nuovo debutto

Come accennato, il Giro d’Italia non è una novità per Matteo Tosatto, la differenza rispetto allo scorso anno la fa la squadra con cui lo ha seguito. Non più Ineos, già Team Sky, con cui lavorava dal 2017. Ma Tudor Pro Cycling.

«È stato un bel percorso – ci racconta – dopo tanti anni con Ineos è stato diverso, ma sempre emozionante. Il Giro è il Giro, lo affronti sempre con la stessa mentalità. La grande differenza è che con Ineos partivamo per vincere, mentre con il Tudor l’obiettivo era fare bene e magari portare a casa una tappa. Non ci siamo riusciti, di gran lunga. Quando viene chiesto il bilancio molti dicono di vedere il bicchiere mezzo pieno, io lo vedo pieno. Non abbiamo vinto, è vero, ma siamo stati protagonisti considerando che con Storer siamo riusciti a raggiungere la top 10 della classifica generale».

Storer ha ottenuto un importante decimo posto nella classifica generale
Storer ha ottenuto un importante decimo posto nella classifica generale
Com’è stato passare da una squadra in lotta per vincere la classifica finale ad una che vuole distinguersi?

La mentalità è sempre la stessa Mi avvicino sempre alle gare allo stesso modoÈ chiaro che senza l’assillo della classifica si affrontano le tappe in modo diverso.

Come ti sei preparato a questo Giro?

Con il treno per Dainese che era ben attrezzato. Nelle fasi miste o con possibilità di sprint siamo andati al massimo, negli altri abbiamo cercato di salvarci un po’ la gamba. Poi Storer è stato bravo a restare sempre lì e anche a lui abbiamo cercato di dare il giusto supporto.

La concentrazione però è sempre a 100, anche se non si punta alla classifica…

Chiaro. Il fatto di volerti concentrare sulle tappe ti rende più tranquillo anche se poi scopri che ogni giorno è importante.

Nella tappa di Fano, vinta da Alaphilippe, Trentin finì sesto
Nella tappa di Fano, vinta da Alaphilippe, Trentin finì sesto
Che differenze avete notato nella gestione?

La grande differenza è che in un’organizzazione già consolidata come Ineos molti corridori sono già campioni affermati. Qui è diverso, molti ragazzi erano alla prima esperienza in un grande giro. C’è un lavoro psicologico da fare, di sostegno nei momenti di difficoltà.

Qual è stato il tuo momento più difficile?

L’inizio della seconda settimana. Nella tappa di Napoli, estremamente impegnativa per i velocisti, siamo riusciti a lavorare per Dainese. Alberto ha portato a casa un ottimo quarto posto e siamo contenti. Solo che durante la tappa Krieger e Mayrhofer caddero e dovettero ritirarsi. Me lo ricordo durante la riunione prima della tappa da Pompei a Cusano Mutri ho lavorato molto sull’aspetto psicologico. Ho detto ai ragazzi che anche se fossimo rimasti in sei avremmo potuto comunque dire la nostra.

Il momento migliore?

Direi tutto il Giro, senza presunzione ma rapportando tutto alle nostre possibilità. Siamo stati protagonisti nelle fughe e abbiamo ottenuto ottimi piazzamenti. Storer è scappato nella tappa dell’arrivo a Prati di Tivo e anche una volta raggiunti è rimasto con i primi, concludendo la tappa nono.

La più grande occasione per Tudor a Padova, Dainese è quarta con qualche rimorso
La più grande occasione per Tudor a Padova, Dainese è quarta con qualche rimorso
Cosa hai portato a questa squadra?

La mentalità. Non siamo andati al Giro solo per apparire o per fare fughe per gli sponsor. Abbiamo deciso di attaccare quando sapevamo che avremmo potuto sfruttare le nostre possibilità. A Livigno siamo andati ancora all’attacco con Storer, poi ha perso le gambe negli ultimi otto chilometri. Siamo entrati in fuga anche a Fano con Trentin che poi ha concluso sesto.

Poi venne Padova…

Questo è l’esempio di quello che dicevo prima. Con l’abbandono di Mayrhofer e Krieger perdemmo due importanti carrozze del treno Trentin. Eppure, anche senza di loro, a tre chilometri dal traguardo eravamo davanti al gruppo che tirava. Non una squadra WorldTour, ma Tudor. Poi la Dainese è arrivata quarta nello sprint.

Bilancio positivo?

Positivo, assolutamente. Ora ci concentriamo sui prossimi obiettivi. Abbiamo il Giro di Svizzera che è la gara di casa su cui puntiamo molto.

 
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