“Da bambino mio padre mi costringeva a giocare a tennis” – .

“Da bambino mio padre mi costringeva a giocare a tennis” – .
“Da bambino mio padre mi costringeva a giocare a tennis” – .

Emma Raducanu GBR, 13.11.2002 – Foto Getty Images

Il rapporto tra genitori e figli nel mondo dello sport è un tema sempre attuale e spesso al centro delle discussioni. Molti genitori, nel tentativo di guidare i propri figli verso il successo, finiscono per assumere il ruolo di allenatori, con risultati a volte positivi, ma più spesso disastrosi. Il tennista britannico Emma Raducanu ha deciso di affrontare questo argomento in una recente intervista al “The Times”, parlando apertamente della sua infanzia e del suo rapporto con i genitori.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, l’amore di Emma per il tennis non è stato amore a prima vista. “Quando ero bambino, mio ​​padre mi obbligava a giocare a tennis. Non mi piaceva, ma col passare degli anni e crescendo, il tennis è diventato una priorità nella mia vita, quindi ho iniziato a fare pressione su me stesso per migliorare”, ha detto il 21enne. I suoi genitori, racconta, sono sempre stati molto insistenti, soprattutto quando lei era piccola. “Ora siamo in una fase diversa, in cui mi dicono cosa pensano sia meglio per me, anche se hanno capito che più mi mettono pressione, più io resisto”.

La vita di Raducanu non è stata facile nelle ultime tre stagioni, da quando è diventata la prima e unica campionessa del Grande Slam partendo dalle qualificazioni. Critiche continue per le sue prestazioni in campo e per la sua vita fuori dal campo, pressioni insopportabili per una ragazza appena arrivata sul circuito, nonostante i numerosi contratti di sponsorizzazione. Da qui i dubbi, gli infortuni, i cambi di allenatore e la mancanza di risultati. E se la stampa inglese non l’ha certo aiutata, sono stati i suoi genitori, molto tempo fa, a rappresentare il suo primo ostacolo psicologico.

“Ho visto persone fantastiche con cui ho giocato nelle serie inferiori che avevano genitori molto più indulgenti, che spesso mi dicevano: ‘Non importa se perdi’. La maggior parte di quei giocatori ormai non gioca più a tennis, quindi da questo punto di vista non biasimo i miei genitori”, rivela Emma, ​​in qualche modo “salvando” i suoi genitori per le richieste che hanno sempre posto sulla sua educazione, una ricetta che l’ha portata a fare la storia. “Anche i miei genitori erano molto contrari ai miei fidanzati, credevano che andasse contro la mia formazione. Infatti, quando ero più giovane, non mi lasciavano nemmeno uscire con i miei amici», aggiunge il nativo di Toronto, ricordando tutti quei momenti diventati col tempo dolorosi.

Queste interessanti confessioni di un campione dello Slam mettono in luce quel lato dello sport d’élite che spesso non vediamo: cosa si nasconde dietro il campione, la sua vita personale, i fantasmi del passato, perfino qualche trauma impossibile da nascondere nonostante il successo. “Ci sono stati molti momenti in cui ho provato risentimento per la situazione e le persone intorno a me, ma quei momenti mi hanno anche fatto sentire sicura e a mio agio con la mia personalità, cosa che alla fine si è rivelata un punto di forza”, racconta la donna britannica, che nonostante tutto ha sempre ha cercato di cogliere il lato positivo di ogni esperienza vissuta.

Francesco Paolo Villarico

 
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