Il mistero degli errori di Luciano Spalletti – .

Il mistero degli errori di Luciano Spalletti – .
Il mistero degli errori di Luciano Spalletti – .


“Ho sbagliato”, l’ammissione di Spalletti Luciano dovrebbe assegnargli la medaglia al merito alla fedeltà.

Ma la frase non è completa, che tipo di errore o errori? Nella lista delle chiamate? Nella preparazione fisica? Nelle formazioni scelte? Nella gestione dei cambi? Il mistero non sarà mai risolto, le responsabilità vanno sempre distribuite, i limiti tecnici dei giocatori erano noti, si presumeva la loro precaria condizione atletica, nessuno poteva prevedere la totale assenza di agonismo, l’apatia e lo smarrimento dimostrati nei quattro prestazioni ma la domanda sorge spontanea: Spalletti è il commissario tecnico ideale della Nazionale? Ha le caratteristiche necessarie per gestire il gruppo nel breve spazio di un torneo e non nell’arco di una stagione come ha potuto fare nelle squadre di club da lui allenate? I suoi comandamenti, la sua enfasi, il suo racconto contorto, il suo racconto delle partite, non rappresentano il massimo per una comunicazione già complicata per la stampa, figuriamoci per i suoi Azzurri. Non è certo questo il motivo per cui l’Italia è stata eliminata dalla Svizzera ma la sensazione immediata è che la squadra non abbia un’identità definita, non perché l’allenatore non avesse il giusto tempo a disposizione ma perché il piano di gioco non è chiaro, lucido, definito. Osvaldo Bagnoli diceva, il calcio è semplice ma gli allenatori lo rendono complicato quindi lasciamo che il terzino sia un terzino, il centrocampista sia un centrocampista e gli attaccanti pensino a fare gol. Elementare, vero? Invece Spalletti, come certi nuovi maestri di calcio, si blocca su pensieri e parole vuote di sostanza, spume gonfiate come nella frase che lo stesso toscano ha pronunciato subito dopo la fine della partita: «Il secondo gol ci ha dato la chance la moralità”.

Forse intendeva morale, la tensione si presta a errori in italiano, un po’ come il sostantivo che circola in qualunque suo discorso e in quello del presidente federale: “progetto”. Di chi? Riguardo a cosa? Serve alla propaganda, significa tutto e niente. Oggi non è niente. Purtroppo si ripete.

 
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