“Berrettini-Sinner a Wimbledon: ragione contro sentimento” – .

“Berrettini-Sinner a Wimbledon: ragione contro sentimento” – .
“Berrettini-Sinner a Wimbledon: ragione contro sentimento” – .

A Wimbledon si prevede un mercoledì da leone, per cuori puri e forti: Jannik Sinner contro Matteo Berrettini. «Il mio polso correrà»».

Vincenzo Santopadre: Come ex allenatore di Matteo, sarai uno spettatore eccezionale e neutrale. Ma lo sarai davvero?

“Beh, avrà un certo effetto su di me. Voglio davvero vedere questa partita. Mi solletica così tanto che dovrò chiedere a qualcuno un biglietto…”.

Non era male.

“A parte gli scherzi, ho visto un po’ la partita di Matteo, ma sapere che giocherà contro Jannik, che mi piace molto, e non solo come tennista, mi rattrista…”.

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Vogliamo tecnicamente lanciarci nella partita?

“Nooo, no, sei pazzo? Abbiamo di fronte due squadre serie, oneste, composte da brave persone. Non entro nel merito neanche sotto tortura. Non ho consigli e non ne do. E poi: cosa c’è da spiegare, che non sappiamo del gioco di Sinner e Berrettini?”.

Quindi vuole solo godersi la partita.

“Esattamente”.

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30 giugno 2024

In ogni caso non è disoccupato.

“Quello che sto facendo ora è seguire Luca. Cioè Van Assche, il francese di Bergamo. Tifoso pazzo dell’Atalanta. Lo sapevi?”

Per sua madre…

“Esatto. Sono il tipo di genitori che mi piacciono, quindi ho deciso di seguirlo.”

Ma ora vede sicuramente il tennis da un punto di vista diverso.

“Nel frattempo mi godo Wimbledon: il suono delicato della palla sull’erba, un suono che non si può replicare. E poi ci sono i ricordi che tornano forti: io che non posso scherzare prima della finale del 2021, il periodo degli allenamenti con il mio amico Pelouche, quando mancava il quarto per il doppio…”.

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Sembra un mondo diverso da quello odierno.

“Lo so. Oggi ho il lusso di momenti di riflessione, ogni tanto posso permettermi di fumare un sigaro ‘riflessivo’. Quando giocavo ci salutavamo con affetto, con emozione, con un sorriso sulle labbra, con un abbraccio. Vivevamo molto di più, ci conoscevamo molto di più. Ora che le squadre si sono allargate, ci sono giocatori che si salutano e basta. C’è meno storia vissuta, meno aneddoti e meno conoscenza personale”.

Verissimo. Ma torniamo a te: quali possono essere i sentimenti di un allenatore che ha cresciuto un ragazzo portandolo in finale a Wimbledon e ora non c’è più?

“Sto bene con me stessa. Abbiamo vissuto così tante cose insieme, viaggiato così tanto. Tutte esperienze che ci hanno fatto crescere. Capisco che viviamo per i risultati e la realizzazione, ma per me la realizzazione è fare qualcosa che mi piace. Sto bene con me stessa.”

Questa filosofia di vita è in sana minoranza, nel tennis e nel mondo. Lo sapete?

“Ne sono consapevole. Eppure è proprio per questo che qualcuno in Francia ha suggerito il mio nome alla famiglia Van Assche. C’è ancora chi ha valori simili ai miei.”

C’è qualcosa che vorresti dire a chi si avvicina al tennis, un messaggio preliminare?

“Che il mondo dei giovani, ahimè, stia cominciando a essere inquinato, cosa che prima non accadeva. Perché c’è il denaro. E quindi c’è la corruzione morale, con persone che purtroppo non lavorano per piacere e passione, ma solo ed esclusivamente per guadagno economico, questo è il punto.”

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Si percepisce un po’ di disincanto…

“Beh, ho vissuto anni a ritmo serrato, con ritmi soffocanti e con difficoltà, ma non mi sono mai tirato indietro perché fondamentalmente faccio un lavoro che mi piace. Non so quante volte è successo che, passando per Roma, qualche amico mi chiedesse una lezione all’Aniene e io non gli ho mai detto di no, mentre avrei potuto impiegare quel tempo diversamente. E allora, allora, mi sono chiesto: ‘perché l’ho fatto?’, ma la risposta la sapevo già: perché mi piace, non è un lavoro”.

 
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