la sparatoria sulla folla e la morte di un insegnante di 30 anni e di un tipografo di 19 anni – .

la sparatoria sulla folla e la morte di un insegnante di 30 anni e di un tipografo di 19 anni – .
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Sono passati 55 anni, ma i tragici eventi accaduti a Battipaglia il 9 aprile 1969 fanno ormai parte della memoria collettiva. Quel giorno centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la chiusura delle fabbriche di zucchero e tabacco, che direttamente o attraverso l’indotto davano lavoro a gran parte della popolazione. La decisione è stata presa dalla Saim (società agricola industriale del Mezzogiorno). Si cercò una soluzione diplomatica al problema e il sindaco, Domenico Vicinanza, partì per Roma nella speranza di evitare la chiusura delle fabbriche. Ma a Battipaglia la situazione degenerò e la giornata si concluse tragicamentecon due morti e 200 feriti.

Sono passati 55 anni e in Campania il lavoro è ancora un’emergenza. Tanti i contenziosi aperti in tutta la regione, anche a Battipaglia dove la Fos – che produce fibra ottica – sta per chiudere i battenti perché realizza prodotti di qualità troppo alta per il mercato: così Oggi come ieri molte famiglie vivono nell’angoscia. In quell’aprile del 1969, all’inizio del “anni di piombo”, l’annunciata chiusura degli zuccherifici e dei tabacchi di Battipaglia gettò nel panico la popolazione. La mattina del 9 la gente si è riversata nelle strade, ha occupato la stazione ferroviaria, thanno tentato di attaccare la stazione di polizia: le testimonianze raccolte all’epoca fanno capire quanto la disperazione animasse la protesta.

Molto violenta la reazione delle forze dell’ordine: gli agenti hanno sparato sulla folla all’altezza degli occhi, con sgomento generale. L’insegnante della scuola media Teresa Ricciardi, 30 anni, che si affacciava al balcone, è stata uccisa da un proiettile che l’ha colpita al petto. È morto anche un tipografo di 19 anni Carmine Citro, che non è stato direttamente interessato dalla chiusura degli stabilimenti. La sorella Liliana ne parlò qualche tempo dopo dopo avergli chiesto di tornare a casa, perché era molto preoccupata. Lui ha risposto: “Resto perché devo lottare, devo scioperare”. Non lo avrebbe mai più rivisto. Due mesi prima, racconta ancora Liliana, suo fratello era rimasto colpito dal suo gesto Jan Palach, che si diede fuoco a Praga per protestare contro l’occupazione sovietica della Cecoslovacchia.

I fatti di Battipaglia ebbero un’enorme eco in tutta la nazione e molto risalto sui giornali, anche se con versioni e opinioni diverse a seconda del titolo. In molte città, tra cui Milano e Roma, furono organizzati manifestazioni di protesta contro la polizia e a favore dei lavoratori. I partiti di sinistra avevano chiesto che la polizia partecipasse disarmata ai servizi di ordine pubblico, ma era evidentemente una richiesta impossibile da accogliere. Almeno Saim ha deciso di non chiudere più lo zuccherificio e la fabbrica di tabacco.

 
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