Dalle colonne di Corriere della Sera, Beppe Severgnini ha parlato delInter a partire dal recente successo per 1-2 ottenuto in rimonta a Udine: “La vittoria – e i successivi festeggiamenti in campo, quasi esagerati – segnano una svolta nella stagione. Questo è finito, stiamo pensando al prossimo. Nello scorso campionato, allo stadio Friuli, l’Inter era passata in vantaggio, poi aveva perso malamente (3-1). Questa volta sono andati in svantaggio e hanno vinto (1-2). Dopo aver subito un gol “audace”, la squadra ha reagito ferocemente. Sul tiro finale dell’indomabile Lautaro, il portiere dell’Udinese spinge il palo: sulla ribattuta si avventano tre in maglie arancioni. Uno di loro, Frattesi, segna un gol. È da questi dettagli che si giudicano i giocatori”.
E continua: “Gran parte del merito va ai giocatori. È chiaro che nella squadra si è creata un’armonia formidabile. Barella ha smesso di protestare, Lautaro gioca con calma, Bastoni e Dimarco crescono a vista d’occhio. Frattesi accetta di entrare in campo quando, appunto, è titolare della Nazionale. Certo, vincere aiuta a vincere, ma ogni tanto avviene una magia che trasforma le addizioni in moltiplicazioni. Il Napoli, l’anno scorso, è un buon esempio”.
Su Inzaghi e Marotta: “Anche Simone Inzaghi sorprende tutti (anche se stesso, probabilmente). La gestione nervosa di una squadra di alto livello, in qualunque sport, è complicata. Nel caso del calcio diventa molto difficile. Inzaghi, il giocatore senza voce più vocale del calcio italiano, è diventato davvero bravo e sembra avere le idee chiare. L’Inter, in campo, dà l’impressione di sapere sempre cosa fare. Sullo stesso gradino del podio c’è Beppe Marotta. È nota la sua competenza, la sua tranquillità contagiosa, la sua parsimonia ammirevole: in carriera ha visto di tutto, è chiaro, ma parlando con lui si ha l’impressione che sia ancora stupito e divertito”.
Chiusura sul presidente nerazzurro: “Una menzione speciale va al giovane Zhang Kangyang – Steven Zhang, chez nous – qualunque cosa accada a maggio, quando scadrà il suo prestito dall’Oaktree. Quando arrivò all’Inter (2016), non sapeva nulla di calcio: non guardava nemmeno le partite. Ma ha imparato ascoltando chi ne sapeva più di lui (Marotta, Ausilio, Zanetti, Antonello)”.