A Gorizia una mostra racconta 70 anni di vita e di arte di Tullio Crali, il futurista che amava volare – Gorizia – .


Tullio Crali. Una vita per il futurismo | Foto: © Vibia Crali

Gorizia – “Era come un bambino di 80 anni innamorato del volo, di cui non perdeva mai occasione di menzionarlo in nessuna conversazione. Il suo dipinto più famoso, Immergersi in cittàè uscito in una settimana, come dipinto a colpi di adrenalina, in seguito ad una specie di esercizio clandestino che svolgeva insieme ai suoi compagni di volo sfrecciando sui tetti delle case di Gorizia”.
Ricordando le serate attorno al tavolino, in famiglia, quando la suocera tentava invano di sparecchiare mentre il genio dell’aeropittura, con un bicchiere di vino rosso in mano, parlava di tutto, Anna Bartolozzi Crali, parla della grande mostra che il Santa Chiara, a Gorizia, dedica a Tullio Crali, suo suocero. Un viaggio antologico “di vita e d’arte”, come lo definisce Anna, che, attraverso oltre 200 opere, tra dipinti, sculture, disegni, progetti architettonici, scenografie, manifesti pubblicitari, sassintesi e altre creazioni sperimentali, ripercorre fino a 29 Settembre una carriera durata 70 anni, ricca di cambiamenti, mai di fallimenti, durante i quali il pittore nato a Igalo e fortemente legato a Gorizia, rimase sempre fedele ai principi del Futurismo, anche quando il movimento fu storicamente dichiarato chiuso.
L’artista non accettò la fine e continuò a lavorare e vivere in modo futurista.

Tullio Crali. Una vita per il futurismo | Foto: © Vibia Crali

“Ho conosciuto Tullio mentre stavo completando la tesi in Archeologia – racconta Anna Bartolozzi Crali -. Sapendo che era futurista, temevo il primo incontro con lui, pensavo che mi disprezzasse. D’altronde i futuristi erano più affascinati da un’auto in movimento che dalla Nike di Samotracia. Non era così, lui era sempre molto cortese, insegnava disegno e storia dell’arte. Mi ha subito invitato a chiamarlo per nome, mettendomi a mio agio. Ho cominciato a comprendere meglio il suo mondo dopo la sua morte, avvenuta nel 2000, dovendomi tuffare in questo universo, tra le sue opere.”

Dalla prima opera – un disegno intitolato La tempesta (uno solo firmato Balzo Fiamma) – a Ballerini spagnoli Passare attraverso Dedizionela mostra curata da Marino De Grassi comprende oli, disegni e nature morte. “Tullio Crali. Una vita per il futurismo” si concentra sulle radici profondamente goriziane dell’artista, ma anche sulle opere degli anni tra il 1919 e il 1929, quando nasce e si sviluppa il Futurismo giuliano di artisti come Čargo, Carmelich, Černigoj, Claris, Cossar, Demanins, Dolfi, Farfa, Fattorello, Mix, Pilon, Pocarini, Sanzin, Spazzapan, Stepancic, Vucetich, Wulz.

Tullio Crali. Una vita per il futurismo | Foto: © Vibia Crali

La sezione “Le prime opere di Crali e l’esplosione dell’aeropittura” ospita 35 dipinti, oltre ai due dipinti più noti dell’artista: Le forze della curva (1930) e Immergersi in città (1939). Gli altri dipinti seguono un ordine cronologico fino al 1937 compreso; dal 1938, anno in cui Crali iniziò a dedicarsi con grande intensità all’aeropittura, si aprì l’ampia sezione di aeropittura che abbraccia anche i cinque grandi dipinti dedicati alle Frecce Tricolori, che segnò per Crali una vera rinascita artistica a partire dal 1986. Se Crali aeropittore si fa spazio attraverso 45 aerodipinti, la sezione “Crali futuristi” ospita 19 opere futuriste di carattere generale, non aeropittorico, mentre manifesti pubblicitari, pannelli a parole libere, bozzetti di moda, scenografie teatrali, sassintesi, composizioni enigmatiche di rocce scolpite dalla forza del mare, cataloghi di mostre d’epoca e libri futuristi arricchiscono il percorso.

“Aeropainting non significa rappresentare il paesaggio dall’alto, ma è la sensazione che prova il pilota quando esegue manovre molto ardite” continua Anna Bartolozzi Crali. L’aeropittura del primo periodo e quella degli ultimi anni sono due modi diversi di concepire il volo. Lo spirito con cui l’artista si avvicina al rapporto con il cielo cambia nel corso degli anni. Una pittura inizialmente adrenalinica viene sostituita da una pittura aerodinamica più spiritualizzata.
“Tutto lassù era meraviglioso… l’onda del decollo, il rumore prepotente dei motori, la sorpresa della sospensione a cento, cinquecento, mille metri sul livello del mare… quando mi ritrovai a terra fu come se fossi stato derubato”. Così scriveva Tullio Crali di quell’esperienza che tanto lo affascinò. L’ultimo dei futuristi, ma forse il più ostinatamente autentico, aveva sperimentato l’ebbrezza del viaggio tra cielo e terra nel 1928, appena diciottenne, e da allora non aveva mai rinunciato ad altre imprese elettrizzanti. E poi Crali aveva una venerazione per il Futurismo e per Marinetti.
“Non ho mai più provato un’emozione simile fino al giorno del mio matrimonio” ha detto l’artista, ricordando la risposta di Marinetti a una sua lettera, in cui il padre del Futurismo lo invitava ad aderire al movimento. Era il 1929 e da allora, fino alla morte, il movimento rappresentò per Crali anima, energia, idea e azione, un metodo e una missione da compiere senza limiti di tempo.


Tullio Crali. Una vita per il futurismo | Foto: © Vibia Crali

“Marinetti lo ha incoraggiato – commenta Anna Bartolozzi Crali -. Il rapporto tra i due non ha mai vacillato, per Tullio è stato come un padre. L’ho sempre sentito parlare di Marinetti con parole di grande stima e amore. Erano due cuori e un’anima sola. Forse perché Tullio venne accolto giovanissimo e Marinetti vide in questo discepolo la persona che avrebbe potuto portare avanti, grazie alla sua determinazione, gli ideali del Futurismo. Da non confondere con il fascismo. Tullio era una persona in cui la politica non attaccava. Tutti gli davano fastidio, per lui contava solo l’arte”.

In mostra non mancano dipinti, disegni, nature morte e foto di altri autori, colleghi di questo maestro che, oltre che sulla tela, amava mettere le mani tra i mattoni e la calce.
Un altro aneddoto. “Aveva le mani d’oro. Faceva anche il muratore, l’artigiano… Ricordo quando si rimboccava le maniche per fare una serie di piccoli lavori di muratura in una casetta di sua proprietà, anche se non era un granché come elettricista”.

Oltre al dipinto del 1942, Battaglia danzante di paracadutisti, attualmente esposta a Venezia nell’ufficio del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, e presente in mostra, è un’opera in particolare che affascina Anna. “Quando guardo Squadrone in volo del ’29 ho come una stretta allo stomaco, forse perché intravedo Piero della Francesca” confessa. E poi i disegni in cui, con un tratto di pennarello, Crali è riuscito a trasmettere l’idea di qualcosa in modo completo.


Tullio Crali. Una vita per il futurismo | Foto: © Vibia Crali

“Il disegno era un campo in cui si sentiva a suo agio. A Parigi per otto anni andò in giro con il suo taccuino riproducendo scorci e personaggi umili. Con il disegno riuscì a penetrare lo spirito della città. A Tullio interessavano le persone. Ad un certo punto a Parigi scoprì di essere compagno di stanza di Prévert. Terminato l’incarico parigino, ritornò in Italia e dopo qualche anno fu chiamato al Cairo per dirigere la scuola italiana di disegno con ragazzi provenienti da tutto il Medio Oriente e tirarne fuori il meglio con lavori fantastici”. L’Egitto lo aveva sempre affascinato. “Quando è riuscito ad arrivare lì era come se toccasse il cielo con un dito. Di notte guardava le stelle, raccoglieva pietre, assaporando finalmente il fascino e il mistero di quel luogo.”

A 80 anni, Crali è riuscito a indossare di nuovo un casco, a mettere piede su un aereo da caccia e a rullare su una pista. “Sembrava un bambino davanti a una torta” ricorda Anna.
Uno degli ultimi lavori, Forme silenziose di aeropittura, realizzato poco prima della sua morte, ricorda un addio. Tra i tenui colori pastello, il piccolo aeroplano di Crali taglia orizzontalmente la tela. Verrebbe da pensare all’addio dell’artista che lentamente si allontana dalla vita, salutando l’esperienza umana, assunta in cielo, insieme alla sua appassionata arte, nell’abbraccio delle nuvole.

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