in estate prepariamoci all’anno zero della Lazio – .

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Conduttore e commentatore radiofonico su Radio Sportiva, è in RAI con i programmi 90° Minuto e Calcio Totale. Opinionista e uomo mercato per Tuttomercatoweb

Una stagione piena di malinconia. Di alcuni picchi, come il passaggio del girone in Champions League, come il gol di Ivan Provedel contro l’Atletico Madrid, ma le dita di una mano avanzano per raccontare le gioie di questo Lazio. L’esonero di Maurizio Sarri, la consapevolezza di essere arrivato tardi alla fine di un ciclo. I senatori tristi, con le loro valigie annacquate, l’allenatore che cambia ma che ancora non incide. Tante parole, a volte troppe, di Claudio Lotito, e poi un mercato che non ha lasciato traccia. Il che non ha dato una nuova dimensione alla Lazio. Il derby perso, con il gol di Gianluca Mancini, come l’ultima goccia in un vaso colmo di lacrime di malinconia e tristezza. La misura è piena. La Lazio si prepara alla più grande rivoluzione dell’era Lotito.

Igor Tudor è solo il primo tassello: ora un forte inserimento nella dirigenza
Dire addio a Maurizio Sarri era inevitabile, l’errore di Claudio Lotito e l’allenatore non se ne rendeva conto un’estate fa. Chiudi prima che tutto svanisca, svanisca, si spenga. I biancocelesti erano già alla fine di un ciclo anche in panchina, l’addio di Igli Tare era un altro passo inevitabile ma come la storia ha dimostrato, non sufficiente per ripartire. La scelta di Tudor è stata dirompente, intelligente, tempestiva. I risultati per ora non danno ragione al presidente biancoceleste ma dovrà continuare a dare fiducia alle sue idee, alla sua nuova strada. Dovrà cercare di trarre il meglio da questo finale di stagione, riconquistare un posto in Europa League, e poi rilanciarsi. Ma non è abbastanza. Angelo Fabiani, attuale direttore sportivo della Lazio, è un guru quando si parla di giovani, di talento, di rapporto con il futuro, con il territorio. I biancocelesti però avrebbero bisogno di una figura al suo fianco, un manager di respiro internazionale, che per Lotito, con Lotito, con Fabiani, coordini mercato e scouting. E questo è anche un monito al presidente della Lazio, l’esempio della scorsa stagione di Aurelio De Laurentiis (non questo!) e del Napoli sono una pietra miliare per il nuovo ciclo. Un passo indietro da parte del titolare, la fiducia negli uomini giusti, è uno dei segreti del successo. Delega le responsabilità, il mercato, lo scouting, il rapporto con la squadra. Tudor è un pezzo importante, Fabiani ha sicuramente qualità da non perdere oltre alla fiducia della proprietà. Ma con loro ha bisogno anche di altro.

Via i senatori. Il progetto deve ripartire
E poi c’è la squadra. Senza troppi giri di parole: siamo di fronte all’estate che segnerà l’anno zero della Lazio. Claudio Lotito e chi potrebbe essere il suo nuovo manager nella dirigenza, insieme a Fabiani e Tudor, farebbe bene a non lasciarsi influenzare dalle parole riconoscenza e passato. Chiudere con quello che è successo per ricominciare. E questo non significherebbe certo andare contro tutto ciò di meraviglioso che ha fatto Ciro Immobile per la Lazio, uno dei più grandi attaccanti della storia biancoceleste. E questo non significherebbe non riconoscere quello che hanno fatto Felipe Anderson (andrà al Palmeiras), Luis Alberto (le parole sulla rescissione sono un punto di non ritorno) e tanti altri. Ma tagliare i ponti significa ricominciare. Rimettiti in gioco. Chiudere con un progetto e ripartire, senza legami con ciò che è stato, per gettare nuove basi. È l’unico modo per evitare di vivere un’altra stagione a metà.

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