“C’era una volta una casetta sul fiume.” Correzione: “c’era una volta in una casetta un fiume”. Infatti circa un anno fa il fiume è entrato prepotentemente in quella casa e si è portato via molto in poco tempo. Sì, perché una piccola casa è un immenso contenitore di oggetti e storie. In esso si depositano strati della vita di chi lo abita, tracce del passaggio di chi ne varca la soglia. È scontato che quegli spazi, quei muri siano inviolabili, che possano incorniciare la nostra vita imperfetta con l’illusoria perfezione del quotidiano: anche quando perdiamo l’equilibrio, riconosciamo la nostra casa come un porto sicuro. Poi succede qualcosa che viola questa nostra fiducia e ci lascia sgomenti a spazzare via collezioni di ricordi, anni di passione. Ho 68 anni, abito in via Roversano 68 e quella che ho appena ricamato è la mia storia. Se ripenso al 16 maggio 2023 mi si gonfiano gli occhi di immagini diverse, istantanee di un evento che ha cambiato le caratteristiche delle case ma anche di chi le abita. È vero che quando si perdono molti dei propri beni si impara a riconoscere meglio gli affetti e i legami. Una catena di mani ha aiutato me e i miei cari a riportare in vita le stanze: parenti, amici, anonimi benefattori. Prima usavo l’espressione “ricamare una storia” e non è un caso, per me che ho sempre lavorato a maglia e all’uncinetto: tutta la mia attrezzatura, persa nel fango, è rinata grazie ad alcune signore che in una staffetta tessuti e colori hanno ripopolato il cestini da cucito. Adesso la mia casa – sì, voglio continuare a chiamarla “mia” anche se una parte di me non ne è più così convinta – sembra quasi una merceria! Mi chiamo Donatella, ho 68 anni e continuo ad abitare in via Roversano 68. Nonostante la paura”.
Donatella Senni
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