Morì schiacciato dai macchinari. Ha chiesto una pena di 2 anni e una multa. Il compagno: “Giustizia per Laila”

Morì schiacciato dai macchinari. Ha chiesto una pena di 2 anni e una multa. Il compagno: “Giustizia per Laila”
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di Valentina Reggiani

«Non mi interessa sapere a quanti anni verrà eventualmente condannato l’imputato: quello che mi interessa è che venga riconosciuta la responsabilità della società per la morte di mia moglie. Com’è la mia vita oggi? Triste. Laila non tornerà mai più”. Sono le parole soffocate dal dolore di Manuele Altiero, compagno di Laila e padre della sua bambina che, tre anni fa, quando la giovane mamma morì schiacciata dalla macchina, lei aveva solo cinque anni.

Cosa ne pensi dell’udienza sulla morte di Laila?

«Credo che in aula il nipote abbia attribuito ogni responsabilità al nonno che non c’è più. Essere un imprenditore è bello ma ci sono delle responsabilità e credo che una persona debba assumersele. Il pubblico ministero ha chiesto due anni di carcere? Va bene se è quello che prevede la legge, non contano ‘i numeri’ perché per me se c’è una condanna è fatta giustizia”.

Cosa ti aspetti dalla giustizia?

“Solo il riconoscimento delle responsabilità. Siamo stati risarciti, è vero, ma il risarcimento per noi non ha alcun valore: non ci restituisce Laila. Da quel giorno la vita è diventata più difficile e lo è ancora oggi: il denaro non cambia le cose perché ogni giorno dobbiamo fare i conti con la sua assenza”. Come sta tua figlia?

“La piccola è stata subito seguita da uno psicologo per superare il trauma. Era piccola quando Laila morì, a poco a poco la sua vita andò avanti. Gli adulti fanno più fatica ad andare avanti: anch’io dovevo essere seguito e trovare un sostegno. Oggi però mancano gli ‘stimoli’, la voglia di fare, insomma tutto è più difficile.

La cosa più difficile, però, è pensare di andare avanti senza di lei. Le vacanze, il Natale, i compleanni per noi sono tutti giorni tristi: non c’è più voglia di festeggiare”.

Ti hanno mai contattato per scusarsi?

“Nessuno ci ha mai chiesto scusa. Mi hanno chiamato in quei giorni, quelli della morte di Laila, dicendomi che erano disponibili per qualsiasi cosa. Nessuno però si è assunto la responsabilità e per questo la rabbia non è mai passata”.

Laila le ha detto che aveva paura di dover lavorare con quella macchina?

“È così. C’era un processo da eseguire all’interno della macchina; era necessario entrare per inserire i joggers di gomma. Lo abbiamo spiegato agli inquirenti subito dopo la tragedia. Quella “manovra” ha reso il cartone più lavorabile per la macchina successiva ed è quello che le hanno insegnato. Il punto è che la macchina non produceva se dentro non ci entrava qualcuno e questo non succede in nessun’altra azienda: nessuno aggiunge fantini di gomma.

La prima cosa che mi ha detto è che aveva dei dubbi: se ne era lamentata anche con i suoi datori di lavoro. Jacopo però non è mai stato nei reparti produttivi: Fiano era spesso lì”.

Cosa ti aspetti da questo processo?

“Solo giustizia”.

Tag: Morto schiacciato macchinari chiesto #2 anni di condanna multa compagno Giustizia Laila

 
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