Ondina Valla, la prima medaglia d’oro per l’Italia – .

Ondina Valla, la prima medaglia d’oro per l’Italia – .
Ondina Valla, la prima medaglia d’oro per l’Italia – .

Cognome Valla e nome Trebisonda – come la città turca sul Mar Nero – prima figlia dopo quattro figli, definitivamente e per tutti Ondina. È stata la prima donna nell’albo d’onore olimpico italiano. Succede ai Giochi di Berlino del 1936. Disciplina: atletica leggera. Specialità: 80 metri ostacoli.

Quando parte per Berlino con il gruppo azzurro nessuno le presta attenzione, nessuno pensa che possa portare a casa una medaglia, nessuna. I giornali la snobbano, a volte non viene nemmeno menzionata tra gli atleti che prenderanno parte ai Giochi. Ma Ondina è tenace, consapevole della sua forza. Il giorno che vale una vita è il 6 agosto, un giovedì. Ondina Valla ha vent’anni. Prima della partenza l’atleta si lamenta, le fanno male le gambe, non riesce a sciogliere i muscoli. Il massaggiatore Giarella le porge due zollette di zucchero imbevute di cognac: buttale giù, Ondina, ti fanno bene.

In corsia 4 c’è Ondina, con il pettorale 343. In corsia 2 c’è un’altra italiana, bolognese come Valla, si chiama Claudia Testoni. I due sono amici, ma rivali. E non si concedono nulla. La corsa è un lampo, Ondina lo cavalca. Per decretare il vincitore è necessario il fotofinish. Medaglia d’oro: Ondina Valla. Il tempo è straordinario: 11”6. E vale il record del mondo.

La prima ad avvicinarla è l’amica/rivale Claudia Testoni. È furiosa, anche lei è arrivata a rischiare il tutto per tutto. E pretende attenzione. Prende da parte Ondina e le dice: «Hai vinto solo perché hai più seno». Ondina non risponde, si limita a dare un bacio fugace alla collana che porta al collo, la Madonnina di Bologna. Sale sul podio e festeggia la vittoria con il saluto fascista: quelli sono i tempi, il Duce, Benito Mussolini, è al potere.

In un attimo – grazie alla vittoria ai Giochi, ma anche al suo sorriso radioso e ai riccioli biondi – diventa il simbolo della giovinezza sana e robusta fascista. Si presta, non disdegna la sua notorietà, diventa strumento di propaganda. Ma è anche lei la donna che cambia per sempre la storia dello sport femminile italiano.

Nella carriera vince 15 titoli nazionali, nonostante i ripetuti infortuni e dolori alla schiena e alle ginocchia la costringessero a fermarsi continuamente. Gareggia anche in altre discipline, tra cui il lancio del giavellotto e il penthatlon. Detiene il record nel salto in alto femminile: era il 1937 quando saltò 1,56 metri, record che durerà per 18 anni, fino al 1955. Partecipò solo alle Olimpiadi di Berlino del 1936, poi la Seconda Guerra Mondiale sconvolse il mondo.

Sarebbe dovuta andare anche ai Giochi di Los Angeles del 1932, ma le dissi che – in una nave di soli atleti maschi – avrebbe creato problemi. In realtà fu il Vaticano ad opporsi, con il veto di Papa Pio XI, che non voleva atlete. A fine carriera sposò il chirurgo dell’ospedale Rizzoli di Bologna, Guglielmo De Lucchi. Quando lui muore, lei, madre di un figlio, si risposa. Ondina Valla muore all’Aquila nel 2006, all’età di novant’anni.

 
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