Prima dell’alba i partigiani della Brigata San Faustino entrano a Montone per disarmare il presidio dei miliziani fascisti. Per l’occasione si riunirono quasi tutte le bande della brigata, con i Tifernati, Pietralunga e Montonesi. Sono ancora euforici per i rifornimenti appena paracadutati dagli Alleati e per il Primo Maggio festeggiato liberamente a Pietralunga. I soldati fascisti non oppongono resistenza. I partigiani requisirono armi e indumenti e si avviarono verso casa.
È ancora buio quando accade l’imprevisto. Fuori città passano i tedeschi sui camion diretti a nord. Hanno preso la strada sbagliata. I partigiani li trovano per strada e aprono il fuoco, cogliendoli impreparati. Ma l’unità tedesca reagisce con forza e riesce a fuggire. Tra i partigiani rimase gravemente ferito Aldo Bologni. Muore poco dopo. È Don Mario Vannocchi a soccorrerlo e a portarlo in paese.
Mentre i partigiani ritornano frettolosamente ai loro rifugi, il sacerdote diventa protagonista degli avvenimenti successivi. Su Montone, infatti, incombe la minaccia di ritorsioni tedesche. Ma Vannocchi, che conosce un po’ la loro lingua, riesce a convincerli che la popolazione non ha nulla a che fare con lo scontro a fuoco avvenuto fuori dal paese. La crescente attività partigiana porta i tedeschi a scatenare una violenta incursione tra Città di Castello, Apecchio e Pietralunga. Le bande partigiane, anche grazie all’aiuto dei contadini, riescono a sfuggire all’accerchiamento. La popolazione civile subisce le conseguenze del rastrellamento. Solo nei primi giorni furono uccise 21 persone, tra cui giovani resistenti, partigiani e contadini.
Per saperne di più: Storia di Tifernate. La battaglia di Montone e la morte di Aldo Bologni.
