così la Coop distrugge l’immagine di un settore – .

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così la Coop distrugge l’immagine di un settore – .

Scivolare sull’olio, soprattutto quello d’oliva, è sempre stato molto molto semplice.

Lo fanno gli operatori, con miscele di oli molto al limite, lo fanno i giornalisti, diffondendo falsi miti, ma lo fa anche la grande distribuzione, creando sculture di prodotto sotto la maschera della presunta convenienza.

La costruzione dello scaffale e il posizionamento del prodotto seguono logiche precise, prettamente commerciali (attività promozionali, premi di fine anno, contributi promozionali e volantini…), che influenzano le vendite e la rotazione del prodotto ma anche la percezione che il consumatore ha ha del prodotto.

L’olio d’oliva e l’olio extravergine di oliva non fanno eccezione. Anzi, per loro vale ancora di più, dato che ha sempre dominato la logica mercantile del prezzo e del prodotto-esca.

Abbiamo visto promozioni e oli di tutti i colori sugli scaffali negli ultimi anni ma quello che vi mostriamo nelle foto seguenti, francamente non lo avevamo mai immaginato.

Un condimento a base di olio extravergine di oliva (come viene dichiarato) a 4,99 euro al litro, contro i 15 euro degli oli di oliva (olio raffinato e olio vergine). Un olio d’oliva raffinato costa tre volte di più di un presunto condimento a larga maggioranza di olio extravergine d’oliva.

È una truffa? Probabilmente no, non in senso giuridico.

È uno scherzo? Certamente sì, e ora vi spiegheremo perché.

Negli ultimi mesi sono arrivati ​​in Italia lotti di olio extravergine di oliva molto al limite (anche olio deodorato spacciato per extravergine), a prezzi intorno ai 7,5 euro/kg. Ciò significa che in quella bottiglia sono finiti circa 4,6-4,8 euro di questo presunto olio extravergine di oliva. Poi oli di semi a 20 centesimi. Guadagno zero su operazioni simili, ovviamente se l’operatore (e non se dubitiamo) è stato onesto. Se anche solo la percentuale non è quella dichiarata ma inferiore del 20-30% allora diventa un’attività molto redditizia.

Nessuna analisi ufficiale è in grado, oggi, di certificare la percentuale di oli di diversa origine presenti nella miscela. Tutto si basa sulla paper traceability, cioè sulla tracciabilità. Metodo per definizione fallibile ed aggirabile.

Anche se ci fosse stata la massima onestà e trasparenza, l’operazione resta comunque una presa in giro per i consumatori.

Infatti, il contributo maggioritario dell’olio extravergine di oliva è ben evidenziato e quindi, legittimamente, il consumatore pensa di trovarsi di fronte ad un’offerta conveniente. Guardando sullo scaffale, infatti, l’olio d’oliva costa tre volte di più ma se si guarda oltre raramente si trova olio extravergine di oliva sotto i 10-11 euro al litro. Questo condimento costa la metà e contiene ancora il 65% di olio extravergine di oliva…

Ciò che il consumatore non sa, ma gli operatori e la grande distribuzione sanno bene, è che un condimento non rispetta alcune regole di qualità, oltre a quelle generiche sulla sicurezza alimentare. Cioè, non dovrebbe essere dannoso per la salute. Per il resto…

L’olio extravergine di oliva contenuto in quella miscela era davvero tale? Nessuno può dirlo, una volta creato il condimento. Naturalmente, in base all’esperienza personale, i condimenti a scaffale contengono elevate quantità di aromi, tali da coprire eventuali difetti organolettici dell’olio di partenza. Nemmeno l’ombra delle caratteristiche dell’olio extravergine di oliva (fruttato, amaro, piccante).

Insomma, in tali miscele è possibile mettere il peggio del peggio, quindi nessuno potrà mai contestarlo.

In questi condimenti potete mettere le miscele di oli che volete, nelle percentuali che volete, quindi contestarle diventerà difficile, se non impossibile.

I condimenti sono quindi lo stratagemma perfetto per vendere oli di bassa o bassissima qualità a prezzi sproporzionati rispetto al loro reale valore, spacciandoli addirittura per convenienti.

Questo è il crimine perfetto!

Poiché non posso credere che acquirenti e direttori commerciali della grande distribuzione siano poveri, inconsapevoli ingenui, è lecito pensare che si prendano consapevolmente in giro i loro consumatori.

Non esistono garanzie, tutele o protocolli di qualità su prodotti simili. Esistono solo gli affari, i soldi facili.

Dico quindi ai consumatori che, se vogliono davvero risparmiare, è meglio un olio di girasole alto oleico onesto.

Per quanto riguarda il cartello in questione… beh… “sei tu la Coop”? Non io, non sono io, almeno finché la Coop darà spazio a operazioni simili.

 
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